Le ultime dichiarazioni sulla telenovela manovra. Queste quelle del vicepremier Salvini, rilasciate in una intervista alla trasmissione tv Uno Mattina su Rai 1...
«Noi passi indietro non ne facciamo. Non faremo passi indietro perchè i soldi che abbiamo messo nella manovra economica riguardano la sanità, e il diritto alla salute non si tocca.
C'è un'idea di Italia che cresce. Se poi con Bruxelles vogliamo ragionare di investimenti, c'è stata l'alluvione in Veneto, in Friuli, in Trentino, in Sicilia, in Sardegna, se vogliamo mettere più soldi sulla tutela del territorio, per carità di Dio. Ma siccome sono soldi degli italiani, non dell'Europa, chiederemo di poter spendere questi soldi per gli italiani.
Il risparmio privato non si tocca, semmai si può vendere qualche immobile pubblico. Quello che l'Europa non può chiedermi - ha sottolineato in un altro passaggio - è non cambiare la legge Fornero: io quella legge voglio smontarla.»
Invece, il commissario agli Affari economici Moscovici la pensa diversamente...
«Non mi sono messo il vestito rosso o la barba bianca e non sono Babbo Natale: sono il commissario agli Affari economici e penso si debbano trattare queste questioni con rispetto reciproco, serietà e dignità. Non con disinvoltura e un'ironia che stride. Diamoci da fare perché c'è tanto lavoro, in questa situazione che nessuno ha voluto. Certo non noi. Il dialogo non è un'opzione, è un imperativo.
Abbiamo lanciato un processo, ma il seguito non è già scritto: né il ritmo, né la traiettoria di riduzione del deficit e del debito. Per questo la disinvoltura non è la risposta adatta: troppo facile sparare sul pianista. Noi siamo un elemento, ma gli Stati decidono e l'Italia è sotto lo sguardo di tutti i governi, unanimi nel pensare che il Paese non sia sulla strada giusta. Tutti sono preoccupati per la rotta che allontana la riduzione del debito e rischia di non creare crescita. Semmai, l'opposto.
Ogni giorno. E' la ragione per cui l'atteggiamento della Commissione è prudente. Il nostro compito non è picchiare più forte o più in fretta per far muovere i mercati. Né prendere posizione nel dibattito italiano: non ho commenti sull'opportunità di fare un programma sulla povertà o sulle infrastrutture.
Non è il termometro che provoca la febbre, è la febbre che fa salire il termometro. A far reagire i mercati non sono i commenti della Commissione, sempre prudenti. A maggior ragione dato che abbiamo a che fare con un governo che sappiamo essere particolare e con certi leader politici a volte aggressivi. Non sono sicuro che sarei altrettanto cauto con un altro governo.
Da cittadino non condivido in niente le idee del capo partito Matteo Salvini. Lui è amico di Marine Le Pen, io in Francia la combatto. E' un mio diritto, anche se mi hanno attribuito dichiarazioni che non erano mie. Per esempio quando ho parlato di "piccoli Mussolini", mi stavo riferendo a una procedura lanciata dall'europarlamento su un altro Paese.
Ma stranamente in Italia c'è chi ha creduto di riconoscersi, non so perché. Invece nella mia funzione di commissario rispetto il ruolo istituzionale di Salvini e Di Maio e sono amichevole verso l'Italia, sostenitore della flessibilità, nemico delle sanzioni e fra i più moderati. Così fu con i precedenti governi italiani, così è con questo.
Continuerò a confrontarmi con i miei interlocutori e se a un certo punto ci fosse occasione di incontrare Salvini o Di Maio in conversazioni più informali, non sono contro.»
Più pratici i 5 Stelle che alla Camera hanno presentato degli emendamenti "anti-spread" per mettere al riparo i conti di banche e assicurazioni, sfruttando quello che, pare, banche tedesche e francesi avrebbero già messo in pratica da tempo per ripararsi dai deprezzamenti dei titoli di Stato in portafoglio.
I deputati M5S della commissione Finanze vogliono rendere facoltativa l'applicazione dei criteri contabili internazionali, compreso l'Ifrs9, a banche e assicurazioni non quotate in modo da consentir loro di decidere come valutare i titoli di Stato contenuti nei loro bilanci, se al prezzo di acquisto o a quello di mercato, esonerandole così da possibili ricapitalizzazioni che si renderebbero necessarie in caso di forti oscillazioni sul valore dei titoli pubblici.
Ma questo non si applicherebbe a banche e assicurazioni quotate, che rimarrebbero comunque alla mercé dei mercati.
Infine c'è chi avrebbe iniziato a farsi venire dei dubbi sull'affidabilità del governo, come il ministro degli Affari europei Paolo Savona: «Non si può più andare avanti così, non ha senso. E la manovra com'è non va più bene: è da riscrivere», secondo quanto riporta il Corriere come indiscrezione.