Perché Tremonti parla adesso?
Il nome di Tremonti era spuntato come possibile candidato al Colle quando Fraccaro (M5S) aveva offerto alla Lega un contributo di 60 voti per la sua elezione. Le cose come tutti sanno sono andate diversamente, come mai solo adesso l’ex ministro dell’Economia si lascia andare a delle dichiarazioni piuttosto forti in merito alle scelte del governo dei migliori soprattutto per l’utilizzo dei fondi europei?
Esordisce dicendo degli enormi problemi che attualmente stanno investendo le famiglie, persone e imprese che sono, a suo dire (e non solo), sottovalutati. Riferendosi poi alle riforme per ottenere i finanziamenti europei la vede molto critica perché i decreti devono passare al vaglio del Parlamento insieme a tutto il Pnrr.
Che la situazione sia critica non c’è ombra di dubbi, lo sanno i cittadini che vivono sulla propria pelle le scelte del governo Draghi & C. che hanno privilegiato le classi più abbienti a discapito delle fasce più deboli.
Un aspetto che dovrebbe preoccupare gli italiani è il cambio dei vertici dei principali enti europei sovranazionali compresa la BCE: nel periodo della pandemia alla guida vi erano anche dei tecnici che hanno impostato l’operazione di scudare le varie economie usando una potente iniezione di capitali liquidi in deficit con la ripartizione dei rischi tra i vari membri della Comunità, attualmente la nuova dirigenza che è in preminenza politica ha già deciso di invertire quanto precedentemente deliberato, si parla di rientrare in pareggio di bilancio nel prossimo anno, tradotto in termini concreti: per l’Italia sarebbe un autentico suicidio economico.
Si sta presentando il fenomeno inflativo che sta facendo salire i prezzi di beni e servizi falcidiando il potere di acquisto dei salari e delle pensioni che sono già bassi. Un altro elemento che sta turbando la tranquillità dei cittadini è il costo dell’energia, se poi aggiungiamo quanto sta accadendo ai confini con la Russia e l’Ucraina c’è poco da stare allegri visto che noi dipendiamo dal gas russo e l’America ha intenzione di investire in una bella guerra in Europa orientale.
Per sua stessa natura il Pnrr è causa di inflazione inoltre in Italia realizzare in pochi anni progetti obsoleti, inutili e dispendiosi che vanno in giro da 30/50 anni è pura illusione, se poi dipendono da riforme che darebbero una ulteriore mazzata a milioni di cittadini che già se la passano male lascio a voi le conclusioni.
Personalmente, quello che mi disturba di Tremonti è il fatto che esprima le sue critiche dopo la corsa al Colle quando invece potevano essere utili alcuni mesi fa inoltre parla di riforme - inevitabili e dolorose – che graveranno sempre sulle solite deboli spalle di coloro che non hanno voce ne possono difendersi da tale ingiustizia: personaggi come questi non dovrebbero occuparsi di politica, non hanno la mentalità adatta, non sono in grado di rivolvere i problemi del Paese ma di aggravarli. Le riforme a cui allude investono: casa, pensioni, giustizia, concorrenza. Non parla di riforme che colpiscono i grandi evasori, per tassare le grandi proprietà e i superprofitti, per tagliare le pensioni più alte, per mettere le manette ai colletti bianchi, per inasprire le pene e le multe per i disastri ambientali; per bloccare la prescrizione e quant’altro. Questa tipologia di “amministratori pubblici di alto livello” si sono allineati alle esigenze degli interessi economici della casta nazionale e di altre entità economiche sovranazionali trascurando di curare gli interessi dei propri cittadini.
Aggiunge che a complicare la situazione vi sono le varie elezioni locali, referendum, crisi interne dei partiti. Mette in dubbio che l’asse Macron-Draghi suggellato dal recente patto sottoscritto a Roma possa reggere visto che il primo non è detto che vinca le elezioni mentre il secondo ha perso la corsa la Colle. A Natale per il premier era tutto a posto-niente a posto. E i segnali ci sono: inflazione intorno al 6% e lo spread è a 150 ed è in crescita ciò porterà sicuramente dei cambiamenti in Europa.
Ma non finisce qui, continua affermando che l’ultima legge finanziaria è marcatamente elettorale che concluderà definitivamente la stagione delle misure espansive. Questa è un'affermazione estremamente grave, significa che sono stati utilizzati tutti i finanziamenti disponibili. Spero di aver frainteso! Però in merito a questa dichiarazione il ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner alla fine della scorsa settimana è venuto a Roma per ribadire che il debito pubblico va ridotto, non ci sarà alcuna condivisione dei rischi al massimo qualche eccezione per gli investimenti green o digitali, e che non è il momento di fare spesa corrente in cose come “pensioni” (su cui è aperto un tavolo coi sindacati) o “redistribuzione”. L’Italia, è il parere di Berlino, ha avuto il Next Generation Eu: lo usi bene perché non avrà altro. Riassumendo, questo signore ci è venuto a dire che la nostra Costituzione se la mette sotto i piedi in quanto non ne riconosce l’essenza cioè uno Stato democratico ad elezione sociale: ci sta imponendo condizioni che ci riportano allo stato totalitario a guida del potere economico. L'aspetto sconcertante è che un ministro di uno stato straniero viene a dettare condizioni al nostro governo. Questo è un segnale inequivocabile che il nostro Paese è andato a finire in mano alle persone sbagliate. Altro che migliori!
Il quadro non è dei più incoraggianti: l’inflazione e la pandemia hanno gelato la crescita, Berlino vuole il ritorno dei vincoli di bilancio, la Bce pensa a misure restrittive, la maggioranza è a pezzi e, soprattutto, il nuovo direttivo politico dei vertici della UE sta riprendendo il sopravvento e vuole imporre regole che questa volta manderanno in de fault l’Italia.
Le riforme che ci chiedono sono sostanzialmente anticostituzionali, ledono il patto sociale contenuto nella nostra Costituzione. Ci stanno imponendo di smantellare lo stato sociale dopo averci obbligato a privatizzare il patrimonio costruito negli anni ‘60/’70 che è già costato la fame a circa 6 milioni di cittadini italiani e molte difficoltà per altri milioni.
Germania, Francia, Inghilterra e i Paesi del nord Europa curano e soprattutto difendono da qualsivoglia interesse italiano i loro sistemi economici nell’abito della Comunità, lo fanno talmente bene che la classe media di questi paesi gode di buona salute mentre in Italia sta gradualmente scomparendo grazie alle loro ingiustificate interferenze.
Sono riusciti facilmente a penetrare nel nostro sistema economico-industriale e a piratarlo attraverso partecipazioni azionarie; hanno ottenuto finanziamenti pubblici, attualmente stanno chiudendo gli impianti e delocalizzando le produzioni all’estero vedi Stellantis, Gnk, Pfizer e tante altre, cosa che non accade nei loro paesi. Nel 2022 si verificherà la crisi dell’industria dell’auto e dell’ex Ilva – quest’ultima sta costando ai contribuenti italiani fior di miliardi sprecati da una gestione indegna della cosa pubblica – che inciderà pesantemente sulla competitività del manifatturiero italiano.
Riporto testualmente un periodo che sintetizza efficacemente tali ricorrenti atteggiamenti nei nostri confronti: “La dilettantesca conferenza stampa in cui Christine Lagarde, venerdì, ha dato l’idea (salvo poi smentire) che era in vista un rialzo dei tassi di interesse ha già avviato pressioni sui rendimenti dei titoli di Stato: il Btp decennale pagava un teorico 1,7% alla chiusura di venerdì contro lo 0,6% di un anno prima. Questo si tradurrà in un (per ora piccolo) aumento del costo del debito: un altro fattore che ingesserà il bilancio dello Stato, riducendo la libertà d’azione dell’esecutivo”. Personalmente sono convinta che la signora suddetta non stesse affatto scherzando.
Per completare il quadro basta tornare alla metà del 2018 quando il presidente Mattarella impediva il primo governo Conte prendendo a pretesto l’incarico ministeriale di Savona e incaricava Cottarelli a formarne uno alternativo che nessuno avrebbe votato ledendo la volontà popolare. Successivamente liquidava il Conte2, che non era stato sfiduciato, per affidare l’incarico a Draghi: tutto ciò dimostra una pericolosa metamorfosi delle funzioni attribuite alla Presidenza della Repubblica che travalicando le sue competenze ha influito sugli indirizzi politici, governativi e leso ancora una volta la volontà popolare. Non sono questi i sistemi né le persone adatte a risolvere i problemi di un Paese alla deriva.
Dopo questi fatti il Presidente della Repubblica non rappresenta più una figura di garanzia costituzionale, tutto questo evoca in me il programma della Loggia P2.