"La traballante politica dell'Italia: Torna la paura." Così titola lo Spiegel. Non c'è niente da fare con l'Italia: la disoccupazione rimane alta, c'è un livello di corruzione da far drizzare i capelli e ora una nuova crisi delle banche incide negativamente sull'andamento della Borsa. Si potrà mai fermare questo declino, si chiede il corrispondente da Roma, Hans-Jürgen Schlamp. L'articolo fa notare come l'ottimismo di Matteo Renzi, in occasione della conferenza stampa di fine anno, in cui il capo del governo sosteneva che gli anni della tristezza erano finiti e che il paese era finalmente uscito dalla palude, non aveva fatto i conti con le banche. In particolare, si riportano i casi di Carige e Monte dei Paschi, che a inizio anno hanno visto i loro titoli perdere, rispettivamente, il 30 ed il 25 per cento. A nulla sono serviti gli interventi della Consob. Non si trattava di speculazione. Si citano, poi, i casi di Banca Etruria e degli altri istituti, salvati a spese di azionisti, titolari di obbligazioni e correntisti con più di 100 mila euro sul conto, a seguito del passaggio dal "Bail out" al "Bail In". Questo, si fa notare, ha generato una profonda sfiducia nelle banche in tutto il paese. Quanto è stabile l'economia italiana, si domanda l'articolista? Le riforme di Renzi sembrano aver inciso poco. La crescita è molto più bassa rispetto agli altri paesi EU. Due terzi dei nuovi posti di lavoro sono a tempo determinato. Si riportano i dati della disoccupazione del terzo trimestre del 2015, con l'11,5% di senza lavoro, con un 15% fra i giovani al di sotto dei 24 anni. Da non dimenticare l'alto livello di corruzione (Mafia Capitale), la burocrazia ipertrofica, la lunga durata dei processi civili (in media 8 anni). Tutti fattori che tengono lontani gli investitori. L'unica cosa che cresce stabilmente è il debito pubblico che ha superato il 132% del PIL. L'articolo termina ricordando che, secondo l'ultimo rapporto del "Center for Economics and Business Research", entro il 2030 l'Italia non sarà più un membro del G8 e scenderà al 13mo posto nella classifica delle maggiori potenze economiche mondiali.