La vita cambia, anzi muta, trasforma, elabora, è sempre un passo avanti ai viventi, almeno a quelli umani.
Così sembra essere stato anche in campo sessuale, benché trovi spazio il dubbio che in realtà vizi e viziacci siano nati insieme a noi, dal brodo primordiale in avanti.
Io, speriamo che me la cavo… a trattar del fuoco, ci si scotta, ma la curiosità è più forte di tutto.
Siamo nel 2011, a Roma, nel garage a disposizione dell’Agenzia delle Entrate, un sabato notte. Il quarantenne ingegner Soter Mulé va a cena con due ragazze, un’amica di fresca data e una sconosciuta arrivata, dopo contatto web, apposta dalla Puglia; tutti e tre allegrotti per l’alcol e rilassati dall’erba, decidono di organizzare un gioco erotico estremo.
F. è romana, Paola la “forestiera”. Si fidano di Soter, che pare si chiami proprio così, è un veterano di tali pratiche nella capitale e si appresta a intorcinare le partner con la tecnica dello shibari.
E meno male che era esperto. Il professionista, informatico e appassionato di psicologia, è così accorto che non ha nemmeno valutato il rischio delle modalità di legatura, visto che una delle due socie è quasi obesa; e, quando la sventurata si accascia ormai agli ultimi respiri, Mulé non ha nemmeno in dotazione un coltello per allentare le corde, il cellulare non prende, insomma i soccorsi tardano e la signorina spira. L’altra si fa male, ma non è grave e rinuncia alla querela.
Dopo una lieve condanna, proteste di buona fede, richieste di perdono alla famiglia, Soter però si fa beccare, nel 2017, con una bella scorta di stupefacenti e si becca un altro guaio giudiziario (fonte Dagospia).
Siamo ad Alessandria, nel 2016, e c’è di nuovo a mezzo un ingegnere, Riccardo Sansebastiano, amante di vecchia data di Gianna Damonte, architetto. E’ luglio, fa un gran caldo tipico da pianura Padana, ma l'uomo non vuole rinunciare alla sua passione, nota anche alla ex moglie: truccarsi, indossare calze a rete, farsi legare e ammanettare, nella casa che lui e la compagna utilizzano all’uopo. Tutto l’ambaradan trova l’acme nell’abandoning, ovvero nella solitudine in cui il “sottomesso” vuole essere lasciato.
Gianna però, almeno così dichiara al processo, quel giorno lavora, non risponde ai messaggi e, quando torna, trova il tipo morto soffocato. Ne nasce un processo cui partecipa, in veste di consulente, colui che sembra essere il massimo esperto nazionale in materia, Davide La Greca: egli stigmatizza la circostanza di aver lasciato completamente solo Riccardo, perché l’abbandono dovrebbe essere controllato.
La Damonte ribatte che, personalmente refrattaria a quei giochi, accontentava il compagno nei suoi desideri; e se la calura e un po’ d’alcol hanno tirato uno scherzo tragico, è pur vero che il professionista conosceva a perfezione un’ abitudine ormai annosa. Si sentenzia una condanna per omicidio colposo.
Forse ora si guarda sotto una luce diversa la locuzione “legame”. Liberi di fare tutto, anche di farsi uccidere? La questione è aperta.