Politica

Energia verde, accordo Italia-Albania-Emirati Arabi: un’opportunità o una nuova dipendenza per l’Italia?

L’accordo firmato da Giorgia Meloni con il presidente degli Emirati Arabi Uniti, Mohammed bin Zayed, e il primo ministro albanese, Edi Rama, segna un nuovo capitolo nella politica energetica italiana. Il progetto prevede la realizzazione di impianti di produzione di energia verde in Albania, finanziati da capitali emiratini, con l’obiettivo di trasportare questa energia in Italia. Tuttavia, nonostante le intenzioni positive, l’accordo solleva diverse criticità e questioni di lungo periodo.

Uno dei principali punti deboli di questo accordo è la decisione dell’Italia di affidarsi ad infrastrutture estere per soddisfare il fabbisogno energetico nazionale. Questa scelta rievoca il paradigma già visto con il nucleare: l’Italia, dopo aver rinunciato alla produzione interna attraverso il referendum del 1987, si è trovata a importare energia nucleare dai Paesi vicini, senza risolvere le problematiche legate alla sostenibilità e alla sicurezza energetica.

L’accordo con l’Albania pone lo stesso problema: invece di investire massicciamente sul territorio nazionale per sviluppare impianti di produzione di energia rinnovabile, l’Italia sceglie di acquistare energia verde prodotta all’estero.

Questo approccio comporta rischi economici, geopolitici e ambientali, che meritano di essere analizzati con attenzione.

L’esternalizzazione della produzione energetica rende l’Italia sempre più dipendente da fattori esterni. Sebbene l’Albania e gli Emirati Arabi Uniti siano considerati partner affidabili, questa dipendenza espone il nostro Paese a potenziali instabilità geopolitiche. Cambiamenti nei governi, tensioni regionali o dispute commerciali potrebbero compromettere la continuità delle forniture energetiche.

Inoltre, delegare la produzione di energia significa rinunciare ad una parte del controllo strategico su un settore cruciale per la sicurezza nazionale. In un contesto globale caratterizzato da crisi energetiche ricorrenti, il controllo diretto delle risorse e delle infrastrutture diventa un elemento fondamentale per garantire stabilità economica e politica.

Investire nella produzione di energia verde all’interno dei confini italiani potrebbe generare benefici significativi in termini di occupazione, innovazione tecnologica e sostenibilità ambientale. La scelta di rivolgersi all’Albania rappresenta una rinuncia a sfruttare appieno il potenziale del nostro Paese, che dispone di risorse naturali (sole, vento, acqua) e competenze tecniche adeguate per sviluppare un’infrastruttura energetica moderna ed efficiente.

Anche il sistema industriale italiano rischia di perdere un’occasione per consolidarsi nel settore delle energie rinnovabili. L’importazione di energia prodotta all’estero limita le opportunità di crescita per aziende locali e start-up innovative, che potrebbero invece diventare protagoniste del cambiamento energetico.

Un’altra criticità riguarda le implicazioni ambientali del progetto. Trasportare energia dall’Albania all’Italia richiede la costruzione di infrastrutture come cavi sottomarini o reti di trasmissione ad alta tensione, che possono avere un impatto ambientale significativo. Questi interventi potrebbero compromettere ecosistemi marini e terrestri, sollevando dubbi sulla reale sostenibilità dell’operazione.

Inoltre, affidare la produzione energetica ad un Paese estero potrebbe significare una minore attenzione ai criteri ambientali e sociali nella gestione degli impianti. È essenziale che l’Albania adotti standard elevati nella realizzazione dei progetti per garantire che l’energia prodotta sia davvero “verde”.

L’accordo sembra rispondere ad una precisa strategia politica, volta a rafforzare i rapporti con l’Albania e gli Emirati Arabi Uniti. Tuttavia, questa scelta solleva interrogativi sulla visione strategica complessiva dell’Italia in ambito energetico. Puntare su partnership estere può apparire come una scorciatoia per soddisfare esigenze immediate, ma rischia di compromettere l’autonomia e la sostenibilità del sistema energetico italiano nel lungo termine.

L’accordo per la produzione di energia verde in Albania e il trasporto in Italia, pur rappresentando un passo avanti nella transizione energetica, evidenzia le fragilità di una politica energetica che preferisce esternalizzare piuttosto che investire sul territorio nazionale. L’Italia ha le risorse e le capacità per diventare un leader nella produzione di energie rinnovabili, ma per farlo deve adottare una strategia coraggiosa e lungimirante.

In un mondo in cui l’autonomia energetica è sempre più cruciale, continuare a dipendere da Paesi esteri potrebbe rivelarsi un errore strategico. È tempo che l’Italia scommetta su se stessa, puntando su un modello di sviluppo sostenibile che valorizzi le risorse interne e garantisca un futuro energetico più stabile e sicuro.

Autore Gregorio Scribano
Categoria Politica
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