La Sicilia brucia e gli aeroporti chiudono? E allora perché non mandiamo i Leopard a Palermo e Catania?
Dopo una settimana dalla sua chiusura a causa di un incendio, il produttivo e veloce ministro delle infrastrutture rigorosamente in maniche di camicia, Matteo Salvini, ha comunicato di aver organizzato un tavolo al Mit sulla situazione dell'aeroporto di Catania,
"dopo una lunga serie di approfondimenti e contatti con tutte le istituzioni coinvolte a partire dalla Regione Siciliana".
Che cosa ha partorito dopo tale riunione?
"Abbiamo fatto il punto sulla situazione, confermando la piena disponibilità del mio ministero ad offrire supporto".
Fantastico! Poteva andar peggio. Magari, avrebbe potuto dire ce ne freghiamo o cose simili, invece...
"Al momento l'aeroporto catanese consente la movimentazione di 20mila passeggeri (oltre a circa 6mila dirottati su Comiso) rispetto ai 40mila in condizioni normali: l'obiettivo è di ripristinare il 90% del traffico passeggeri entro la prima settimana di agosto".
Ma quale sia il supporto offerto, però, Salvini non è stato in grado di comunicarlo.
E che le cose a Catania non vadano tanto bene lo ha pure confermato il presidente della regione Sicilia, Renato Schifani:
"Da questa mattina sono all'aeroporto Fontanarossa, a Catania, per verificare personalmente i danni provocati dal rogo del 16 luglio e lo stato di avanzamento dei lavori di ripristino. Ho voluto riunire i soggetti coinvolti nella gestione dell'emergenza per il coordinamento delle attività, dalla Protezione civile regionale, ai vertici di Sac, Enac, Gesap, Airgest e Ast. È mia intenzione definire oggi con tutti i soggetti preposti alla gestione dello scalo, un cronoprogramma certo e definitivo sulla sua riapertura e sugli interventi necessari a ridurre i disagi ai tanti passeggeri in transito su Catania".
Mamma mia quanto attivismo. Evidentemente le strutture turistiche della zona, una volta appreso che solo dopo un mese gli arrivi a Catania - forse - riprenderanno normalmente, devono aver iniziato ad alzare la voce, immaginando che i politici profeti del conservatorismo devono aver frainteso la loro missione, ritenendo che, una volta bruciato, l'aeroporto di Catania dovesse rimanere tale. Adesso che gli è stato spiegato che invece doveva continuare a funzionare. ecco che all'istante i Salvini e gli Schifani hanno preso a darsi da fare... riunendosi!
Ma quando piove sul bagnato, c'è poco da fare!
Il problema si è ingigantito anche per il clima... non tanto perché piovoso, quanto perché asciutto. Il vento di scirocco e l'ondata di calore degli ultimi due giorni hanno alimentato incendi in più parti della Sicilia, mettendo a rischio centri abitati e distruggendo ettari di macchia mediterranea, soprattutto fra Palermo e Catania.
Per questo, stamattina, anche l'aeroporto di Palermo era stato chiuso, rendendo ancor più problematico l'arrivo dei turisti che, anche quando ci sarà il ponte di Salvini, per andare in Sicilia continueranno ad utilizzare l'aereo e non certo l'auto o il treno per percorrere centinaia, se non migliaia di chilometri, nel caso provengano dall'estero.
Secondo i vigili del fuoco, 30 squadre sono state al lavoro la notte scorsa per fronteggiare i numerosi incendi nel palermitano. A Mondello, Sferracavallo, Barcarello, Capo Gallo, Monreale, San Martino delle Scale ci sono state evacuazioni preventive dalle case vicine ai fronti di fiamma, alcune di queste sono state coinvolte parzialmente dal fuoco, mentre è sotto controllo la situazione nei pressi dell'ospedale Cervello, minacciato dalle fiamme che hanno interessando contrada Inserra. Nella notte squadre sono state schierate anche a protezione di alcune strutture dell'aeroporto di Punta Raisi.
Nel pomeriggio, i vigili del fuoco hanno reso noto che col protrarsi delle attuali condizioni ambientali, la situazione degli incendi continua ad essere particolarmente critica in gran parte della Sicilia: nelle ultime 24 ore oltre 400 gli interventi di soccorso, circa 150 sono in atto e poco meno di 300 sono in coda. Complessivamente, sul campo, stanno lavorando 118 squadre di vigili.
A Palermo sono stati coinvolti dalle fiamme capannoni commerciali, con auto ed elettrodomestici, e interessata anche la centrale elettrica di Terna.
A Catania, ci sono oltre 100 interventi in coda, con 18 squadre impegnate sul campo. Coinvolte le zone pedemontane di Valverde, Zafferana Etnea e Nicolosi. Nella zona di Riposto/Acireale è stato evacuato un resort e due vivai sono stati interessati dalle fiamme. Nel quartiere di San Giovanni Galermo, la parte nord di Catania, diverse abitazioni sono state direttamente minacciate dalle fiamme.
A Messina, la zona attualmente più colpita è la parte Nord tirrenica, in particolare S. Stefano di Camastra, Patti, Villa Franca, fino a Taormina. Da ieri è stato convocato il Centro di Coordinamento Soccorsi (C.C.S.) in Prefettura.
A Trapani, l'area più interessata rimane quella di Segesta e San Vito lo Capo, con Calampiso evacuato e 9 squadre impegnate sul campo. Oltre 70 interventi effettuati da ieri sera. Da ieri è stato convocato il Centro di Coordinamento Soccorsi (C.C.S.) in Prefettura.
Situazione critica a Pantelleria, dove si sono verificate delle avarie ai mezzi impiegati per il supporto aereo e si sta provvedendo a chiudere temporaneamente l'aeroporto per poter impiegare i mezzi aeroportuali VVF per lo spegnimento degli incendi.
A Caltanissetta, tutte le squadre in servizio sono impegnate e un vasto incendio che si sta sviluppando nella zona del gelese.
A Siracusa, molteplici criticità su più fronti con difficoltà di intervento del supporto aereo per il forte vento. Ci sono 14 interventi in atto e 11 in coda, con 11 squadre di vigili del fuoco sul campo.
A Ragusa, 12 interventi effettuati e 8 incorso, con 9 squadre sul campo.
A Enna, 9 squadre impegnate sul campo e, in particolare, in una vetreria/falegnameria a Villarosa. Infine, ad Agrigento, 10 interventi in atto e 5 in coda.
In tale situazione, non poteva non dichiarare anche il ministro preposto alla Protezione civile, Nello Musumeci:
"Stiamo vivendo in Italia una delle giornate più complicate degli ultimi decenni: nubifragi, tornadi, grandine-gigante al Nord; caldo torrido e incendi devastanti nel Centro-Sud", ha detto questa mattina. "Mentre piangiamo le tre vittime di queste ventiquattr'ore, sento di dovere ringraziare i Vigili del fuoco, i dirigenti e volontari di Protezione civile, le Forze dell'ordine, gli operai forestali e tutti coloro che sono mobilitati nelle trincee più difficili. Lo sconvolgimento climatico che ha colpito la nostra Nazione impone a tutti noi, a qualsiasi livello, un cambio di passo, senza alibi per alcuno. Ma oggi occupiamoci di contenere i danni. E sono tanti!"
Dopo aver cercato di contenere i danni ricorrendo a quante più dichiarazioni possibili, Musumeci deve aver riflettuto che forse c'era bisogno di qualcosa di più concreto. Ed ecco allora che cosa ha... dichiarato:
"Dobbiamo fare i conti con lo sconvolgimento del clima. Serve un approccio culturale assai diverso. Ormai la tutela del territorio e la sua messa in sicurezza non è più uno dei punti programmatici, ma è la priorità dell'agenda politica e di governo a qualunque livello, dai Comuni al Governo nazionale ed europeo. Se l'Unione europea non si dota di una forza di velivoli per lo spegnimento di incendi assisteremo ogni anno ad una situazione catastrofica".
Ma come, prima questo governo applaude l'Europa perché manda i carri armati in Ucraina, mentre adesso sostiene che c'è bisogno di più canadair... ma perché tirare in ballo solo l'Europa?
"Palermo e provincia avvolte nelle fiamme", dice Nicola Fratoianni di Alleanza Verdi Sinistra. "Oltre a mancare la prevenzione, non ci sono Canadair. Spendiamo 4 miliardi per comprare i carri armati Leopard (proprio la scorsa settimana ho interrogato Crosetto al riguardo), ma con la stessa cifra potremmo comprare circa 120 aerei per spegnere gli incendi. Mandiamo i carri armati in Sicilia? Un abbraccio ai palermitani".