L'ipocrisia nauseabonda che caratterizza le forze politiche ne è la principale caratteristica, si può dire il vero motore. Presidenti, segretari, funzionari di partito, fino anche agli iscritti, oggi sono pronti a sostenere a spada tratta un tema che fino a ieri avevano osteggiato... e viceversa. E questo accade in tutto il mondo anche se in Italia, forse, si arrivano a toccare vette altrove impensabili.

Perché parlare di ipocrisia della politica?

Perché oggi i partiti, in campagna elettorale, hanno ricordato che quaranta anni fa, il 3 settembre 1982, in un attentato la mafia assassinava il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, sua moglie Emanuela Setti Carraro e l'agente di scorta Domenico Russo.

Oggi i vari partiti e i loro rappresentanti parlano di dedizione, coraggio, eroismo, esempio, ispirazione... in relazione alla strage di via Carini e delle sue vittime, decedute per aver cercato di liberare l'Italia dalla mafia.

Dalla Chiesa, prima, e Falcone e Borsellino, poi, dicevano cose molto semplici in relazione alla lotta alla mafia, indicando come uno dei principali problemi la permeabilità dei partiti a rappresentanti della criminalità organizzata.

Non è possibile per un segretario o presidente di partito conoscere i candidati alle amministrative di comuni di poche migliaia di abitanti... è vero. Ma i partiti dovrebbero essere delle organizzazioni strutturate con referenti che dovrebbero verificare che chi li rappresenta abbia i requisiti minimi necessari per farlo. 

Se una persona è "chiacchierata", se le sue frequentazioni sono dubbie, se il suo passato non è cristallino, perché candidarla ad una carica pubblica? Questo non vuol dire che quella persona abbia commesso dei reati o stia per farlo! Ma è dovere di un partito che dice di combattere le mafie di essere il più trasparente possibile ed il più inattaccabile possibile... in relazione a possibili collusioni con la criminalità organizzata.

E questo avviene? No. Avviene piuttosto l'esatto contrario.

Così i partiti corrono a cercare di accaparrarsi i collettori di voti in questo o quel collegio, nonostante sappiano che quelli sono voti di scambio. Così i partiti proteggono questo o quel parlamentare cercando di impedire in un'inchiesta l'acquisizione di prove a suo carico o il rinvio a giudizio. Così i partiti licenziano leggi che permettono all'opinione pubblica di non conoscere perché una persona sia indagata, fino persino ad arrivare a cancellare reati penali se i processi in secondo grado o in Cassazione non saranno celebrati, rispettivamente, entro 24 o dodici mesi.

E secondo i rappresentanti dei partiti che oggi onorano anche la memoria di Dalla Chiesa, quello che loro hanno fatto e stanno facendo per combattere le mafie sarebbe ciò che Dalla Chiesa avrebbe voluto dalla politica?

Ma ormai, in Italia, non dobbiamo più stupirci di nulla!

Quindi, nessuna meraviglia se Forza Italia dichiara:

"La memoria dell'impegno del generale Dalla Chiesa è un esempio per tutti noi e un invito a continuare la lotta senza quartiere contro ogni genere di mafia".

La stessa Forza Italia di Silvio Berlusconi che ospitava un mafioso nella sua casa e faceva dirigere Publitalia da una persona le cui relazioni con la mafia siciliana erano note a tutti, tanto da finire condannata per concorso esterno. La stessa persona, Marcello Dell'Utri, è tra i fondatori, per molti il principale artefice delle fortune (passate) di Forza Italia. 

E che dire delle inchieste giudiziarie sul voto di scambio in Lombardia con protagonisti rappresentanti di partiti del centrodestra e  cosche della 'ndrangheta calabrese. Un bel modo per essere contro le mafie e onorare coloro che le mafie hanno cercato di combatter, dando persino la vita! 

E si arriva persino ad assistere a dichiarazioni simili da parte della figlia dello stesso Dalla Chiesa, candidata per Forza Italia alle prossime politiche...

In Italia, non dobbiamo più stupirci di nulla... ma a questo punto, forse, non rimane che arrendersi.