Esami e test di screening prenatale non invasivi da fare nel primo trimestre di gravidanza
Aspettare un figlio è una delle emozioni più intense per una donna. Il periodo della gravidanza comporta anche dei doveri da parte della futura mamma, che deve prendersi maggiormente cura di sé e del bimbo che ha in grembo. Si raccomanda di farsi visitare regolarmente dal proprio medico e di farsi consigliare anche uno fra i tanti test di screening prenatale non invasivi, come il test del DNA fetale.
Nell'arco delle prime dieci settimane di gravidanza è necessario consultare e farsi visitare da un'ostetrica o un ginecologo, poiché occorre organizzare l'assistenza durante gravidanza [1].
I primi tre mesi di gravidanza sono quelli più delicati. Tra le prime cose da fare c'è la programmazione di tutti gli esami e i controlli da fare, per monitorare lo stato di salute sia della mamma sia del bimbo.
La prima visita di controllo è molto importante, poiché oltre alla misurazione del peso e della pressione, permette alla futura mamma di avere tutte le informazioni necessarie. Il medico, inoltre, prescrive normalmente dei controlli di routine come:
· analisi del sangue, per conoscere il fattore Rh, il gruppo sanguigno, ed eventuali malattie come anemia, HIV, toxoplasmosi, rosolia, sifilide;
· pap test, se non è stato fatto da almeno tre anni;
· ecografia, per stimare a quale settimana di gravidanza si trova la gestante;
· esame delle urine, per controllare la funzionalità dei reni;
· coltura delle urine (urinocultura), per individuare la presenza di eventuali infezioni delle vie urinarie [1].
L'esame ecografico ha una molteplicità di scopi: serve a capire quante settimane sono trascorse dal concepimento, a verificare dove è avvenuto l'impianto della camera gestazionale, e a rilevare la presenza del feto [2]. Inoltre, ha lo scopo di verificare se le misure dell'embrione corrispondono alle settimane di gestazione, se c'è più di un embrione, e anche ad auscultare il battito cardiaco fetale [2].
La prima visita dal ginecologo è molto importante, perché il medico indirizza la futura mamma verso un percorso di screening adatto alle sue condizioni. Per rilevare eventuali anomalie cromosomiche fetali ci sono esami di screening prenatale ed esami diagnostici prenatali. I primi calcolano le probabilità che il feto sviluppi un'anomalia ai cromosomi, come la sindrome di Down, o di Patau, o di Edwards. I secondi, invece, offrono un risultato certo. Esempi di test di diagnosi prenatale sono l'amniocentesi e la villocentesi. Sono test invasivi e hanno una minima percentuale di rischio di aborto. Nel caso della villocentesi, questo rischio è pari all'1% [3].
Il test del DNA fetale è un esame di screening prenatale non invasivo. Si esegue un'analisi su un campione ematico materno per rilevare e analizzare i frammenti di DNA fetale che vi sono in circolo sin dall'inizio della gravidanza. Viene eseguito con macchinari di ultima generazione e ha un'affidabilità di circa il 99,9% nella rilevazione delle più diffuse anomalie cromosomiche.
A cura di: Ufficio Stampa Sorgente Genetica
Fonti:
1. L'Agenda della Gravidanza – Ministero della Salute
2. La responsabilità professionale del ginecologo e ostetrico – S. Agosti, M. Cucci, M. Rodolfi e A. Steffano
3. Medicina dell'età prenatale: Prevenzione, diagnosi e terapia dei difetti congeniti e delle principali patologie gravidiche - Di Antonio L. Borrelli,Domenico Arduini,Antonio Cardone,Valerio Ventrut