Oggi, la Commissione Europea ha pubblicato i suoi giudizi sui bilanci preliminari presentati dai vari Stati che compongono l'area euro. Come già anticipato ieri, il giudizio sul bilancio dell'Italia non poteva essere positivo, ma, sempre come anticipato ieri, quello finale è sospeso al prossimo anno.

Per Renzi, quindi si tratta di un via libera condizionato per continuare la sua campagna esasperata di promesse con cui sta inondando l'Italia, in special modo le aree del paese i cui abitanti, in base ai sondaggi effettuati, dimostrino di essere poco o per nulla propensi a votare Sì al referendum costituzionale.

Quello del 4 dicembre, ormai, più che un appuntamento elettorale è stato trasformato da Renzi in un giudizio sul suo Governo e su se stesso, rappresentato come argine ultimo alla deriva populista mondiale in un'insalata politica che comprende, Grillo, Salvini, Le Pen, Farage, Trump e chi più ne ha più ne metta.

Così, adesso, i contenuti della riforma costituzionale trattati nei dibattiti televisivi riguardano il futuro dell'Italia nel caso Renzi perda. E per questo, adesso Renzi ha di nuovo prospettato un addio al governo se il Sì non dovesse farcela. È evidente che pure lui si è arreso nel poter convincere gli italiani che il nuovo testo costituzionale sia votabile in base ai contenuti, puntando tutto solo sul ricatto della stabilità del paese, facendo credere che dopo le sue dimissioni ci potrebbe essere solo la catastrofe!

Per questo, la Commissione Europea ha chiuso entrambi gli occhi, si è turata il naso e ha pronunciato a fatica, sulla legge di bilancio, un giudizio che in un altro contesto sarebbe stato molto più netto e inappellabile.

Invece di ringraziare, Renzi continua la sua apparente prova di forza con l'Europa facendo credere che ne impedirà l'approvazione del bilancio 2014-2020 che deve essere votato all'unanimità. Mossa, anche questa, da giudicare in chiave elettorale, come tutto il resto. Nella sua disperazione per aumentare il consenso al Sì, Renzi crede che questo teatro possa convioncere gli anti europeisti leghisti e grillni, che sono per lo più schierati per il No, a cambiare idea.

Oggi, il presidente del Consiglio era ancora in Sicilia a promettere infrastrutture e posti di lavoro annunciando la decontrinbuzione del primo anno del Jobs Act a partire dal 2017, fino ad 8.000 euro in meno, alle aziende che decideranno di investire al Sud.

E mentre Renzi prometteva queste cose con la solita foga istrionica che caratterizza i suoi concioni elettorali, Save the Children illustrava i dati allarmanti sulla povertà presente in Italia e l'INPS comunicava che le assunzioni stabili nel nostro paese sono calate di 443.000 unità, in diminuzione del 32,3% rispetto ai primi nove mesi del 2015, indicando però che il saldo da inizio anno è positivo per - addirittura - 47.000 unità che però, paragonate alle 500.000 del 2015, appaiono piuttosto misere come risultato da sventolare per promuovere la bontà del Jobs Act.

Ma questi sono particolari di poca importanza che a Matteo Renzi non interessano.