È iniziata martedì, al centro congressi Mico di Milano, la Youth4Climate, evento introduttivo voluto dal Governo italiano in preparazione della Pre-Cop26, che si svolgerà sempre a Milano dal 30 settembre al 2 ottobre. 

400 i giovani presenti provenienti da 186 nazioni che discuteranno i temi da portare all'attenzione dei politici che parteciperanno alla Pre-COP che  riunirà i ministri del clima e dell'energia di un gruppo selezionato di Paesi per discutere alcuni aspetti politici chiave dei negoziati che saranno affrontati invece alla COP26, che si terrà a Glasgow dal 1 al 12 novembre.

Martedì, ad aprire i lavori della Pre-COP, vi era il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani. Di seguito, alcuni passaggi del suo discorso:

"Le proteste dei giovani contro il cambiamento climatico sono utili, ma occorre lavorare insieme per trovare una soluzione. ...Il cambiamento climatico e le disuguaglianze sociali globali devono essere trattati insieme ha aggiunto il ministro – non esiste un’unica soluzione e spero che oltre a protestare, cosa che è estremamente utile, ci aiuterete a identificare nuove soluzioni e visioni d’insieme, è questo quello che ci aspettiamo da voi.Siamo qui in 400 partecipanti di 186 Paesi e il compito della giornata odierna è ascoltare le vostre priorità, Vogliamo ascoltare le vostre idee, proposte e raccomandazioni, abbiamo bisogno della vostra visione e motivazione e del vostro coinvolgimento.Uniamo le forze, non dobbiamo rinunciare al nostro futuro e al futuro del nostro Pianeta, siete intervenuti per questo, lo dico come scienziato, l’ho fatto per 35 anni, come ministro temporaneo e come padre di tre bambini".

Questo il punto stampa in cui il ministro Cingolani, martedì, ha riassunto la sua partecipazione alla prima giornata di lavori:

Il ministro, inoltre ha poi voluto far vedere di aver incontrato Greta Thunberg...

La ragazzina svedese, in qualità di attivista climatica e ambientale, ha condiviso la ribalta dell'evento con l'ugandese Vanessa Nakate, che ha ricordato che l'Africa è responsabile solo del 3% delle emissioni inquinanti globali, ma gli africani subiscono gli impatti maggiori del cambiamento climatico.

"Vengo da Kampala, in Uganda, uno dei Paesi dove più velocemente si stanno avvertendo gli effetti dei mutamenti del clima, ed è ironico visto che l’Africa è una delle aree con le emissioni più basse. Storicamente l’Africa è responsabile solo del 3% emissioni ma gli africani stanno già soffrendo i più duri impatti dei mutamenti climatici, con“alluvioni e siccità a causa delle quali molti africani stanno perdendo le loro vite. Chi pagherà per questo?  [...]In Africa a causa dell’emergenza climatica la siccità non ha lasciato nulla per la gente salvo agonia, fame e morte, che colpiscono fino a 86 milioni di persone solo nell’Africa subsahariana, poi ci sono l’aumento del livello dei mari, la desertificazione, la scarsità dell’acqua, gli incendi in Algeria e le alluvioni in Uganda e Nigeria, mentre 'l Madagascar è sull’orlo della più veloce carestia a causa del clima. [...] E non c’è non solo l’Africa ma anche i Caraibi e il Bangladesh... ci saranno milioni di rifugiati climatici. Chi pagherà per le comunità che devono fuggire dalle linee costiere del Bangladesh, per le migliaia di specie che scompariranno, per quanto tempo dovremo piangere la terra e i campi e per quanto dovranno morire piante e animali, per quanto tempo dovranno subire i campi le conseguenze delle condizioni meteo estreme?"

Sulla stessa linea anche l'intervento della Thunberg:

"Le azioni dei nostri leader sono un tradimento delle promesse e delle speranze dei giovani, infatti si continuano a concedere licenze petrolifere, a svolgere esplorazioni petrolifere, vergognosamente congratulandosi tra loro quando non raggiungono nemmeno il minimo livello dei fondi promessi  per aiutare i Paesi in difficoltà. Se questa è la vostra azione climatica allora non la vogliamo, perché portate giovani a eventi come questo facendo finta di ascoltarci e invece non lo fate. Guardate le statistiche, le emissioni aumentano, la scienza non mente: stiamo accelerando nella direzione sbagliata. Solo il 2% dei fondi messi a disposizione dai governi per il recovery sono destinati alle energie pulite. La speranza non sono parole, speranza è agire, e noi, il popolo, vogliamo un futuro più sicuro, vogliamo azione per il clima e giustizia climatica, e la vogliamo adesso.  [...]I provvedimenti per il clima non sono solo una sfida, ma l’occasione di avere un pianeta più verde. Servono lavori verdi, taglio delle emissioni al 2030 e neutralità climatica al 2050, non c’è un piano B… bla blah blah. Solo parole che suonano belle ma non portano azioni. Portate i nostri sogni su promesse vuote, con anni e anni di parole vuote, su quello che i leader dicono di voler fare e non su quello che fanno".

E chissà che al ministro della Transizione ecologica, Roberto "trivella" Cingolani, non abbiano iniziato a fischiare le orecchie. Perché? Perché lo scorso aprile il suo ministero, quello per l'appunto della Transizione ecologica (!), ha dato il via libera a 11 nuove trivellazioni per idrocarburi, in Abruzzo, Emilia Romagna, Veneto e Sicilia... alla faccia della decarbonizzazione  dell’economia! Le trivelle sono state autorizzate nel mare Adriatico (tra Veneto e Abruzzo), nel canale di Sicilia e, a terra, in Emilia Romagna, nelle province di Modena e di Bologna. Lo stesso ministro, qualche giorno fa aveva anche parlato della necessità, per l'Italia, di un ritorno al nucleare!

Nonostante ciò, ecco che cosa ha avuto anche il coraggio di dire ieri Cingolani ai partecipanti della Youth4Climate:

"[...] Non dobbiamo rinunciare al futuro del nostro pianeta. Lo dico come scienziato e padre di tre bambini. Vogliamo ascoltare le vostre idee, proposte e raccomandazioni. [...] La questione dell’emergenza climatica va presa in considerazione dal punto di vista etico, politico e della termodinamica, perché di fronte alle emissioni e all’aumento delle temperature questa non è politica, è termodinamica. Per questo servono educazione, finanza, scienza e molta etica".

Lasciando da parte la termodinamica, chissà dove, secondo lui, sta l'etica nell'essere ministro della Transizione ecologica e, allo stesso tempo, promuovere nucleare e sviluppo di fonti fossili. Il ministro trivella questo si è dimenticato di spiegarlo ai giovani a cui si rivolgeva!