Dopo aver conosciuto i nomi della segreteria del Partito Democratico di Elly Schlein, i capi corrente hanno iniziato a riprendere a fare il loro lavoro... quello di rimarcare le proprie differenze, in modo da far credere di poter continuare a contare qualcosa all'interno del partito, per poi  poter rivendere (politicamente) all'esterno la propria posizione di potere in chiave elettorale sui territori di riferimento, in do ut des che molto hanno a che fare con l'affarismo e poco o nulla con la rappresentanza politica.

Conoscendo già i suoi polli, la Schlein ha nominato "i ministri del suo governo" scegliendoli anche tra i non tesserati, tanto che, ironicamente, alcuni hanno commentato le scelte della neo segretaria congratulandosi per aver avuto il coraggio di nominare alla segreteria "anche" alcuni iscritti al Pd. 

Il presidente dei dem, Stefano Bonaccini, ha rimarcato le sue preoccupazioni sulla linea "rigorista" che sta imboccando il Pd, auspicando, guardando ai futuri appuntamenti elettorali, un maggiore spazio alla componente interna cattolico-riformista e un maggior spazio al problema delle alleanze per trovare accordi con il numero più ampio possibile delle altre forze politiche.

Quello che Bonaccini e altri ex renziani (che con Renzi non sono andati, sapendo con chi avevano a che fare) pretendono è che il Pd continui a fare anche oggi il disastro che ha fatto in passato che, in termini pratici, si traduce così: definirsi un partito di sinistra per poi fare tutto quello che un partito di centro e pure di centrodestra avrebbe potuto fare una volta chiamato a governare.

Nel momento in cui gli elettori che hanno smesso di votarlo hanno potuto far notare l'anomalia scegliendo la Schlein alle primarie come nuovo segretario, visto che più di altri proponeva di voler organizzare un partito di sinistra (una sinistra minima, non certo massimalista), l'hanno premiata. 

Adesso, le zavorre del Pd cercano di normalizzarla. Lei adesso dovrà resistere, ricordandosi che i voti persi finora sono stati persi proprio perché il Pd non aveva un'identità.

Se la Schlein riuscirà a superare e a fregarsene delle trappole dei vari Bonaccini, Letta, De Micheli, Guerini... e gente simile, anche solo rabberciando delle proposte di governo pur vagamente sostenibili dal punto di vista dei dati e della logica, la sinistra potrà finalmente avere un partito di riferimento.

In caso contrario, i post-fascisti potranno governare per anni senza farsi troppi problemi dei disastri che hanno già iniziato a combinare con il supporto del sempre sorridente Mattarella, uno dei migliori candidati a poter ambire al ruolo di Ponzio Pilato dei giorni nostri.