Per completare il discorso di Sopoćko sulla Chiesa, è necessario prendere  in considerazione anche il tema della misericordia in Maria. Il titolo “Madre di misericordia” è intimamente connesso al ruolo della maternità divina, tanto caro ed importante per il teologo polacco. In esso troviamo un profondo significato teologico, poiché «esprime la particolare preparazione dell’anima di Maria e di tutta la sua personalità. Ella sa vedere, attraverso i complessi avvenimenti di Israele prima, di ogni uomo e dell’umanità intera poi, quella misericordia di cui di generazione in generazione si diviene partecipi dell’eterno disegno della SS. ma Trinità» (DM 9).

Il concetto di misericordia, precedentemente esaminato, è densamente biblico, perciò si riferisce ai “sentimenti” di Dio nella sua realtà di Padre. È la modulazione dell’amore divino nelle sue espressioni di bontà, di compassione, di benevolenza e di clemenza, intesa principalmente come testimonianza della sua fedeltà all’alleanza, il patto perenne di amore con l’uomo, dal Sinai alla parusia. Secondo la Bibbia, Dio coniuga l’amore, non con le manifestazioni emotive di tipo antropomorfico, ma con gesti concreti e circostanziali, con interventi salvifici[1]. 

L’intervento salvifico di Dio, possiamo affermare, ebbe inizio proprio in Maria di Nazaret, la quale diventa il singolare oggetto e testimone della misericordia. Infatti, «nel cantico del Magnificat, lei offre la vera chiave di lettura del significato storico-salvifico della benevolenza di Dio e indica, nel contempo, quale sia l’atteggiamento di risposta da parte della creatura»[2].

Secondo Sopoćko, Dio fin da principio, sempre per sua scelta libera, ricolma pienamente Maria di Nazaret e la costituisce «piena di grazia» (Lc 1,28). Tanto è vero che la pietà cristiana la chiama “Madre di misericordia”. Il Nostro, invocando Maria con questo titolo, scrive: 

«Madre di misericordia ottienimi la grazia, affinché io, seguendo Gesù e te, non ceda su quella spinosa via del calvario che la misericordia divina ha assegnato anche a me»[3].

 Secondo il brano appena menzionato, possiamo dire che in “Maria come Madre”, troviamo e contempliamo «un’immagine concreta, anzi un’immagine speculare della misericordia divina e il modello della misericordia umana e cristiana. Maria è il prototipo della Chiesa e quindi anche il tipo della misericordia cristiana»[4]. 

Notiamo che Sopoćko trova nel Nuovo Testamento soprattutto due testi su cui costruire un fondamento solido per la spiritualità mariana: la scena dell’annunciazione per l’inizio (cf. Lc 1,26-38) e quella in cui Maria sta sotto la croce (cf. Gv 19,26). Per questa ragione il Nostro continua a scrivere:

 «Soltanto Maria Immacolata, che sin dall’annunciazione ebbe fiducia illimitata, poté cantare l’inno di gioia: il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore, come cantò non solo quando incontrò la cugina Elisabetta, ma probabilmente anche sotto la croce, quando la spada del dolore le trafisse il cuore, perché ella sempre lodava la misericordia di Dio in cui confidava: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia (Lc 1,50-54)»[5].

 Nelle parole del Magnificat, infatti, Maria riesce a «sintetizzare tutta la storia della salvezza, descrivendola come storia della misericordia. Dio ha esercitato sempre di generazione in generazione la sua misericordia (Lc 1,50). Maria, quando diventa la Madre di Dio è il momento in cui la storia entra nella sua fase decisiva e definitiva. In quel momento decisivo, Dio nella sua infinita misericordia opera l’ultimo tentativo di salvare il suo popolo e l’umanità»[6].

Maria, da buona e misericordiosa Madre, ha dunque una particolare propensione verso i peccatori, che sono i più indigenti e perciò i più bisognosi, per questo motivo il Nostro continua a scrivere:

 «Nessuno accompagnava quell’atto sacrificale con sentimenti e pensieri talmente meravigliosi e adeguati quanto la Madre di misericordia. Come nel concepimento e nascita rappresentava tutta l’umanità, adorando e amando ardentemente il Signore degli Eserciti, così anche nella morte di suo Figlio adora il corpo senza vita appeso sulla croce: è piena di dolore per Lui, ma nello stesso tempo si ricorda dei suoi figli adottivi. Essi sono rappresentati dall’Apostolo Giovanni e dal ladrone morente, un peccatore appena convertito, per il quale Lei intercedeva presso suo Figlio. Madre intercedi anche per me e ricordati di me, quando nella mia agonia raccomanderò al Padre la mia anima»[7]. 

Questa riflessione di Sopoćko pone l’accento sul ruolo della Madre di Dio, la quale accompagna il suo Figlio sempre e non si dimentica dei figli adottivi, rappresentati da un apostolo e addirittura da un peccatore appena convertito. In questo ricordarsi di Maria, Ella diventa Madre di misericordia che intercede incessantemente per i tutti figli. E quasi escogitando un’impossibile somiglianza tra la vergine Maria e i peccatori, il Nostro dirà che la somiglianza sta nella pienezza. Da qui la preghiera toccante e assidua, coinvolgendo se stesso: 

 «Poiché a Maria, tempio vivo, Dio diede il privilegio di essere l’Immacolata Concezione, pensate quanto voi, quali spose del Salvatore, dovete cercare di rimanere intatte nei pensieri, nelle parole e nelle azioni. Bisogna rigorosamente evitare le occasioni del peccato e le tentazioni, combatterle con tranquillità, però con decisione, fin dall’inizio, dicendo subito: Gesù, confido in Te!, nella condizione in cui vi trovate al momento»[8].

 La domanda spontanea che ci si pone potrebbe essere: ma da dove arriva e quale è la fonte di tanta misericordia in Maria? Dalla lettera appena citata indirizzata alle religiose si desume che la fonte è solo Dio, dives in misericordia (cf. Gv 14.9). Per Sopoćko, in Maria di Nazaret tutto si rapporta al primo istante della sua concezione immacolata. 

Maria è eletta per collaborare alle grandi opere della misericordia di Dio. Ella «ha trovato grazia presso Dio» (Lc 1,38). Questo sta a significare che Maria è “ripiena” per pura grazia. Ella è semplicemente l’umile «serva del Signore» (Lc 1.38) e un modesto strumento della misericordia di Dio.

Maria di Nazaret è «la solista del cantico di esultanza, che è un meraviglioso inno rivolto al Padre della misericordia per le grandi cose che ha fatto in lei. Nel Magnificat la “figlia di Sion”, la nuova splendida dimora del Dio vivente, raccoglie tutte le speranze e le aspirazioni del suo popolo e le innalza verso il Padre. Rendendosi responsabile del destino del suo popolo, Maria si fa interprete della sua speranza e della sua lode. Nel Magnificat, precisamente, si vive uno dei vertici più ispirati della tradizione orante dell’umanità»[9]. Uno di questi vertici è l’incarnazione del Verbo. In questo mistero Dio ha voluto manifestare la misericordia entrata nel grembo immacolato di Maria. Infatti, grazie all’umile consenso di Maria, il Verbo ha preso la natura umana. Dio, tramite l’angelo Gabriele, ha rivelato a Maria la decisione di ricostituire il suo Regno, il quale sarà capace di restituire la dignità persa a tutti miseri e ai poveri[10].

Per Sopoćko Maria è il modello della “grazia piena”, perché ne possiede così tante grazie che di più non ne può ricevere. Quando l’angelo Gabriele le disse: «Non temere Maria, hai trovato grazia presso Dio, ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù» (Lc 1, 31,32), in quella occasione ella si definì la serva del Signore (δούλη). In questo modo Maria fa spazio a Dio, affinché Egli possa operare il suo miracolo, mentre lei diventa Madre di Dio e nello stesso tempo “Madre di misericordia”[11]. 

Infatti, Maria viene chiama con il titolo di “Madre della misericordia”, perché ha saputo accogliere nella mente e nel cuore puro il mistero insondabile della misericordia. Lei è “Madre di misericordia”, perché ha riconosciuto il valore del dono della misericordia per la sua miseria, e per questo cantò: «ha guardato all’umiltà della sua serva» (Lc 1,48 ). Maria diventa “Madre di misericordia”, perché attraverso il vissuto e l’esperienza concreta della misericordia, ha saputo comprendere che la misericordia è “il vero cuore di Dio”. 

Con l’obbediente “si”, Maria diventa la serva della misericordia di Dio[12]. Potremo dire che Dio l’ha scelta nella semplice qualità di creatura umana e umile giovane donna, come “il primo canale della misericordia”. Dio con la grazia l’ha resa capace di essere l’opera della misericordia a lui solo dovuta e a lui solo possibile. In tal caso, Maria  è ancora una volta “espressione della misericordia di Dio”, che supera qualsiasi aspettativa e tutte le possibili pretese umane.  

Con il «fiat pieno di fede, Maria diventa strumento della misericordia di Dio»[13] apre la via alla venuta di Dio e diventa la genitrice di Cristo, “l’arca della nuova alleanza”,  “il tempio dello Spirito Santo”, “il modello reale della Chiesa”. Perciò «Cristo rimase nove mesi nel seno di Maria per rimanere nel tabernacolo della fede della Chiesa fino alla consumazione dei secoli, nella conoscenza e nell’amore dell’anima fedele, per i secoli» (EG 285). 

Non possiamo dimenticare che Maria sopportò accanto al suo Figlio anche “la notte più oscura della croce”. Precisamente, diremo che Lei ha vissuto nella propria persona il mistero della redenzione, e di conseguenza la rivelazione dell’amore misericordioso del Padre. Maria «soffrendo profondamente col suo unigenito e associandosi con animo materno al sacrificio di lui, fu amorosamente consenziente all’immolazione della vittima da lei generata» (LG 58).

Infine Sopoćko contempla in Maria il modello perfetto e privilegiato della Chiesa che “vede tutto, sente tutto e a tutto assiste”. Maria sarà sempre “Madre di misericordia”, perché possiede la capacità di immedesimarsi e di compatire con tutto il cuore le miserie  umane: 

 «In questo terribile mistero della croce era presente Maria Santissima che vedeva tutto, udiva tutto e a tutto assisteva. É possibile immaginare le sofferenze interiori che viveva vedendo suo Figlio profondamente umiliato, nella nudità insanguinata, che assaporava la bevanda amara, alla quale anch’io aggiungevo amarezze col peccato di smoderatezza nel mangiare e nel bere. Desidero ormai e mi propongo, con l’aiuto della grazia di Dio di praticare una ragionevole ascesi in questa materia, affinché la nudità della mia anima non offenda né lo sguardo del Signore Gesù, né quello di Sua Madre Immacolata»[14].

 Il Nostro confida profondamente nell’intercessione di Maria come Madre, che può ottenere le grazie di Dio. L’intercessione di Maria si fonda sulla maternità di Dio, capace di perseverare nella fede. Lei è sensibile particolarmente e idonea a raggiungere tutti gli uomini pronti ad accettare il dono della misericordia di Dio di una Madre.

Al termine del terzo capitolo, nel quale abbiamo approfondito la riflessione sul tema della misericordia nell’ecclesiologica di Sopoćko, abbiamo compreso che è impossibile arrivare al Cristo misericordioso se non attraverso la Chiesa. Essa è la comunione visibile e straordinaria. La Chiesa in Sopoćko è il Cristo mistico, la quale viene definita santa in quanto istituzione divina. Per il Nostro la santità della Chiesa consiste nell’essere voluta da Dio misericordioso in Cristo per la salvezza dell’umanità, nel configurarsi come popolo di Dio radunato nell’unità dall’amore del Padre che procede verso il Regno definitivo degli ultimi tempi; al momento presente essa arranca fra le vicissitudini di questo mondo, promuovendo il bene nella continua lotta contro il male. Il concetto di Chiesa “santa ma peccatrice” comporta anche che la comunità ecclesiale per intero tenda alla perfezione e aspiri costantemente alla santità: essere santi, cioè perfetti come il Padre che è nei cieli, è obiettivo irrinunciabile di ogni cristiano e per tale finalità esistono anche i mezzi di grazia, primi fra tutti i Sacramenti. Abbiamo potuto costatare che la Chiesa è di conseguenza una comunità di persone che nel vincolo della comunione con il Cristo Capo e fra di loro tendono alla conversione per il guadagno della comunione con Dio. Perciò tutti i battezzati sono chiamati a convertirsi e a fuggire il peccato proprio per la comune vocazione alla santità. Trovando in Essa la fragilità umana, non si può associare alla natura divina della Chiesa, ma alla natura umana. La Chiesa è senza macchia nell’aspetto sacramentale, nel Credo, nella Legge, nei doni celesti e nei carismi. L’unione dei credenti in Cristo è stretta, attraverso l’ispirazione interiore e l’azione dello Spirito Santo. L’immagine della Chiesa in Sopoćko è come una “Madre di misericordia”, nella quale trova visione l’unico strumento efficace della salvezza per tutta l’umanità. Ecco perché a un certo punto scrive: 

 «Il tesoro perpetuo dei meriti di Cristo, al quale partecipiamo, come ad una fonte inesauribile di grazie, deriva dalla Chiesa - Madre di misericordia. Se si pecca abbiamo un avvocato presso il Padre celeste che intercede per noi, non per nuove preghiere e nuovi meriti, ma  per i meriti che Cristo ha acquisito nella sua vita mortale. Essi hanno davanti al Padre Celeste un infinito valore e un tesoro inesauribile di ricchezze spirituali, che sono la fonte di soddisfazione e propiziazione per i peccati (cf. Zach 13,1 Rm 8,34). La facilità di fare memoria e attingere grazie dal tesoro dei meriti di Cristo consiste nel godere della Misericordia di Dio nella Chiesa»[15]. 

don Gregorio Stanislao Lydek - ks. prof. Grzegorz Lydek


[1] Cf. H. Esser, Misericordia, p. 7.
[2] V. Battaglia - L. Lehmann - P. Messa, La Scuola Francescana e l’Immacolata Concezione, p. 516.
[3] M. Sopoćko, Zaufałem Twojemu Miłosierdziu. Myśli na każdy dzień, p. 39.
[4] W. Kasper, Misericordia, p. 304.
[5] M. Sopoćko, Tutto è compiuto, p. 4.
[6] W. Kasper, Misericordia, p. 306
[7] M. Sopoćko, Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. II, pp. 218-219.
[8] M. Sopoćko, Tutto è compiuto, p. 5.
[9] A. Amato, Maria e la Trinità, San Paolo, Milano 2000, pp. 56-57.
[10] Cf. ibidem, p. 58.
[11] Cf. M. Sopoćko, Dar Miłosierdzia, p. 79.
[12] Cf. M. Sopoćko, Dar Miłosierdzia, pp. 80-81. 
[13]  W. Kasper, Misericordia, p. 307.
[14] M. Sopoćko, Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. II, pp. 247-248.
[15] Ibidem.
[16] Cf. M. Sopoćko, Serce Jezusa a Miłosierdzie Boże, in “Wiadomości Duszpasterskie” 4(1948), p. 163