Ecco ciò che ha detto Meloni al Senato in vista del Consiglio europeo del 23 e 24 marzo: sono in pieno marasma!
Ricordate il Fantozzi di Paolo Villaggio quando diceva "sono in pieno marasma"? Quelle parole calzano a pennello per descrivere l'attuale condizione della premier Giorgia Meloni che oggi si è presentata al Senato per informare l'Aula su quanto verrà discusso nel Consiglio europeo del 23 e 24 marzo e su come il Governo affronterà i vari temi.
Quali sono i punti principali in discussione a Bruxelles giovedì e venerdì di questa settimana? Ucraina, competitività e mercato unico, energia e... "altri" punti.
Di cosa ha parlato la Meloni nel suo intervento al Senato? Per buona parte di migranti, come se questo fosse l'argomento principale di ciò di cui si discuterà a Bruxelles. Che cosa ha detto? Le solite cose. Si è entusiasmata perché Frontex metterà solo qualche areo in più invece che delle navi per recuperare chi rischia di annegare, perché le procedure di respingimento saranno più rapide e perché tutti adesso si sarebbero convinti di dare la caccia agli scafisti in tutto il globo terracqueo.
Anche nell'intervento di replica, ampio spazio al problema migranti...
"Senatrice Rojc, lei chiede come facciamo a presentarci in Europa avendo sulla coscienza quello che è accaduto a Cutro e quello che è accaduto al largo delle coste della Libia. Le dirò che la mia coscienza è perfettamente a posto. Spero che sia a posto anche la coscienza di chi usa le morti di povera gente per fare propaganda. Lei aggiunge una cosa che per me è ancora più grave, collega Rojc. ... Per rendere più profonda la sua accusa dice, citando Pasolini, che tutti sappiamo ma non abbiamo le prove. Questa è l'idea di giustizia che in questa Nazione hanno alcuni, perché nello Stato di diritto sono le prove che fanno un colpevole, non sono i colpevoli che definiscono le prove. Lei dunque mi conferma che avete stabilito un colpevole senza avere le prove. Non esistono prove che il Governo italiano potesse fare di più, lo avrebbe fatto come lo fa ogni giorno, salvando una media di 2.000-3.000 persone. Io sono una madre, collega, per cui vi prego, cerchiamo di contenere - come dicevo in apertura - i toni del dibattito. Quando ci presentiamo al cospetto dell'Europa con mezzo Parlamento che dice che l'Italia non ha voluto salvare quelle persone - quando l'Italia viene lasciata da sola ad affrontare un problema che da sola non può affrontare, sfuggirà sempre qualcosa, ci sarà sempre qualcosa che andrà storto - vi rendete conto di come vanifichiamo, anche ai fini delle risposte che ci servono, gli sforzi che stiamo facendo? Questo è il tema che io voglio porre, ma ribadisco che la mia coscienza è perfettamente in ordine".
Ovviamente, essendo in pieno marasma, la coscienza della Meloni e la stessa Meloni non sono ancora consapevoli di non aver tuttora fatto chiarezza su quanto accaduto a Cutro e non sono ancora consapevoli di mettere in pericolo la vita di ulteriori persone con l'assurdo decreto flussi.
Come se già questo non fosse stato sufficiente a farle fare brutta figura, la premier ha voluto pure aggiungere:
"Ancora la collega parlava di Visegrad, che vuole alzare i muri, che non vuole partecipare alla redistribuzione dei profughi. Credo che vada un po' aggiornato il manuale degli slogan, perché i Paesi di Visegrad oggi (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia) stanno accogliendo milioni di profughi ucraini e lo stanno facendo da soli. E, se alcuni che sento qui partecipassero alle riunioni del Consiglio europeo, scoprirebbero che, per esempio, tra quelli che chiedono muri per fermare l'immigrazione illegale c'è il Governo austriaco, la cui maggioranza è formata da esponenti del Partito popolare europeo e dei Verdi. Temo, quindi, che la situazione non sia semplice come invece la fanno alcuni e che si debba capire che è un problema che impatta su tutta l'Europa, che ogni Nazione cerca di risolvere nel migliore dei modi, ma sul quale ovviamente noi dobbiamo lavorare per raggiungere le soluzioni migliori possibili anche per i confini marittimi - come dicevamo - che sono molto particolari e che rendono la questione più complessa".
Ma allora è vero! Se sono bianchi e cristiani, come gli ucraini, i profughi sono profughi. Invece se sono scuri di pelle e musulmani come siriani e afghani allora i profughi vanno respinti! È questo che la Meloni, senza rendersene conto, ha detto. E ha pensato pure di dire una cosa intelligente facendo l'esempio dell'Austria, come se le decisioni di un governo dovessero essere applaudite in funzione dell'appartenenza di bandiera ad un determinato schieramento politico, ritenendo che il cameratismo dell'estrema destra debba esser comune a tutti.
Il marasma della Meloni è risultato poi ben evidente in relazione alla fornitura di armi all'Ucraina:
"L'aiuto militare all'Ucraina è necessario per garantire la legittima difesa di una Nazione aggredita, in linea con la Carta delle Nazioni Unite. Abbiamo formalizzato un sesto pacchetto di aiuti con misure che rafforzano soprattutto le difese aeree. Che significa, signori? Proteggere la vita dei civili. Significa fornire uno scudo di fronte ai bombardamenti indiscriminati che attaccano infrastrutture vitali per la popolazione, sperando che il popolo ucraino si pieghi dopo essere stato privato di acqua, di luce o di riscaldamento.In questo quadro voglio dire con franchezza che considero puerile la propaganda di chi racconta che l'Italia starebbe spendendo soldi per mandare armamenti in Ucraina sottraendoli di fatto alle tante necessità dei nostri concittadini. Questo è falso, e in quest'Aula lo sappiamo tutti. L'Italia sta inviando all'Ucraina materiali e componenti già in suo possesso, che, per fortuna, noi non abbiamo necessità di utilizzare e che inviamo agli ucraini anche per prevenire la possibilità di doverli un giorno utilizzare noi. Infatti noi inviamo armi all'Ucraina anche per poter tenere la guerra lontana dal resto d'Europa e da casa nostra. Dunque, raccontare agli italiani che se non fornissimo le armi all'Ucraina si potrebbero aumentare le pensioni o si potrebbero tagliare le tasse è una menzogna che intendo chiamare con il suo nome."
Non contenta della castroneria sopra riportata, la Meloni in pieno marasma ha poi aggiunto:
"Dico di più. Questo Governo, che, come sapete, è abituato a fare tutto ciò che considera giusto per difendere l'interesse nazionale dell'Italia, non ha mai fatto mistero - neanche quando eravamo all'opposizione, per quello che riguarda Fratelli d'Italia - di voler aumentare i propri stanziamenti in spese militari, come del resto hanno fatto i Governi precedenti un po' di soppiatto, senza, cioè, avere il coraggio di metterci la faccia.Noi crediamo, invece, che su queste cose si debba mettere la faccia e non abbiamo paura di dire che rispettare gli impegni assunti è vitale per la nostra credibilità internazionale e per la nostra stessa sovranità nazionale, perché banalmente la libertà ha un prezzo e, se non sei in grado di difenderti, qualcun altro lo farà per te, ma non lo farà gratuitamente. Imporrà i suoi interessi anche a discapito dei tuoi, e non mi pare sia mai stato un grande affare per nessuno".
Prima considerazione. Nel caso in cui qualcuno volesse invadere i confini nazionali che stanno tanto a cuore alla Meloni, la premier ha appena comunicato ufficialmente che in questo momento sono indifesi, perché le armi in precedenza a disposizione sono state spedite (o stanno per esserlo) a Kiev. Un'enormità, di cui la Meloni non si è resa conto.
Se però così non fosse - e lo speriamo - allora vuol dire che la Meloni è bugiarda e che i soldi per finanziare la fornitura di armi a Kiev da qualche parte li deve prendere... come dimostra ad esempio la pagliacciata del Reddito di Cittadinanza diventato Mia per risparmiare due o tre miliardi di euro.
E a proposito di Ucraina, il Marasma della Meloni deve essere decuplicato nel sentire le dichiarazioni di voto dei suoi alleati. Questo è ciò che ha detto la capogruppo Ronzulli per Forza Italia:
"Non abbiamo avuto e non abbiamo oggi alcun dubbio, alcuna esitazione nel condannare l'aggressione russa ad uno Stato sovrano. La risposta compatta dell'Occidente non può che essere dunque la risposta dell'Italia. Al tempo stesso sappiamo che la strada per difendere la libertà e la sovranità del popolo ucraino non è in contraddizione con la ricerca di una soluzione politica che ponga fine alla perdita di vite umane e alla sofferenza delle popolazioni. L'Europa, come il presidente Berlusconi chiede da tempo, deve diventare soggetto politico e svolgere un ruolo importante per la pace e la sicurezza di tutti, e prima di tutto del popolo ucraino che va messo in condizione di potersi difendere sempre."
E soprattutto questo è ciò che ha detto il capogruppo Romeo per la Lega:
"Le iniziative di mediazione di alcuni Paesi vengono subito accantonate e giudicate non credibili ancora prima di essere attentamente analizzate. L'obiettivo della cessazione delle ostilità sembra più una dichiarazione di principio. Anzi, si sente parlare costantemente di offensiva: la Polonia è pronta a inviare addirittura i caccia.Il problema non è il sostegno militare all'Ucraina; il problema è una corsa ad armamenti sempre più potenti, con il rischio di un incidente da cui non si possa più tornare indietro.Siamo certi che una escalation del conflitto riuscirà a tenere lontana la guerra dall'Europa e dal nostro Paese?Non esiste una soluzione militare per questo conflitto: né Kiev, né Mosca possono vincere. Queste sono affermazioni del Capo di stato maggiore della Difesa italiana, esattamente identiche a quelle fatte dal Capo di stato maggiore degli Stati Uniti, così come ci sono esperti analisti americani vicini al dipartimento della Difesa degli Stati Uniti che invitano alla cautela perché credono molto possibile un'escalation e che questa possibilità aumenti esponenzialmente ogni giorno che passa se non si arriva ad una soluzione diplomatica. Sono saggi consigli - verrebbe da dire - davanti ai quali la politica sembra restare sorda. Davvero qualcuno pensa di sconfiggere militarmente la Russia? La storia dovrebbe insegnare qualcosa e chi dimentica la storia è condannato a ripeterla".
Si potrebbero sottolineare altre delle considerazioni farsesche rilasciate oggi da Meloni, che dopo il CdM di Cutro sembra non essere più in grado di riprendersi, ma è sufficiente riportare la chiusa del suo intervento di replica, dove stizza e propaganda gareggiano tra loro, facendole dimenticare che stava parlando come presidente del Consiglio nell'Aula del Senato e non come capo di un partito durante un comizio elettorale:
"Concludo dicendo quanto segue: ho sentito dire che io andrei in Europa a prendere ordini. Guardi, questo lo vedranno i fatti, ma una cosa gliela dico: non mi vedrà mai - preferisco piuttosto dimettermi - presentarmi al cospetto di un mio omologo europeo con i toni con i quali Giuseppe Conte andò al cospetto di Angela Merkel a dirle che il MoVimento 5 Stelle erano ragazzi che avevano paura di scendere nei consensi, ma alla fine avrebbero fatto quello che loro chiedevano. Preferisco dimettermi che rappresentare una Nazione del genere".
Così, le ha replicato la 5 Stelle Alessandro Maiorino:
"A proposito di recovery fund: «l'Italia esce in piedi; (...) riconosco a Conte di essersi battuto»; 21 luglio 2020. Chi l'ha detto, presidente Meloni? L'ha detto lei il 21 luglio 2020 e adesso ci ha appena regalato l'ennesima delle sue piroette, un cambio di posizione rispetto a quanto detto poco tempo fa, soltanto per insultare un suo avversario politico. Ci vuole del fegato, presidente Meloni, per capovolgere completamente la realtà.Ora è lei la Presidente del Consiglio, è a lei che tocca tenere la schiena dritta, come ha fatto il presidente Conte, e andare in Europa per sfidare i Paesi frugali e la sua Ungheria e tornare con 209 miliardi.Ci vuole del fegato per stravolgere la realtà, come ha appena fatto lei, di fronte invece a un Presidente del Consiglio che ha avuto il coraggio di dire no al MES quando tutti lo propagandavano come la panacea di tutti i mali. Invece lei, la sua forza politica, con i suoi europarlamentari, è quella che per ben cinque volte si è astenuta dal voto sul recovery fund, che oggi immeritatamente viene qui a gestire".
In ogni caso, a soccorrere la Meloni in pieno marasma si è subito precipitato Carlo Calenda, la fotocopia di Matteo Renzi ma con i calzoni con la piega stirata, che le ha assicurato il sostegno del suo gruppo su Ucraina, tutela del mercato unico, energia e rimodulazione della transizione ambientale. Ci mancherebbe!