Ad oggi Covis-19 apparecchia molti numeri al tavolo. Numeri apparentemente senza senso.
A chi chiede molto, a chi meno. Vi sono paesi come l’Italia e il Regno Unito nei quali chi si ammala sembra avere quasi 10 volte la probabilità di morire rispetto a chi si ammali in Germania o in Austria.
Giacchè si tratta dell’unico virus che nel mondo si è sparso un centinaio di giorni fa, presumibilmente dallo stesso punto, da Whuan, è bene allontanare il dubbio che questi numeri ballerini siano dovuti a mutazioni improvvise che avrebbero avuto luogo a macchia di leopardo, secondo regole impazzite ed ignote ad oggi. Questo non è, come assicurato dai biologi, che hanno rilevato mutazioni insignificanti nei diversi paesi.
Molti altri elementi sono sotto indagine, paese per paese, e saranno approfonditi nel dopo: l’età media, l’inquinamento, le tipologie familiari, i comportamenti sociali, l’autodisciplina, il rispetto del sistema delle regole, la capacità di ricerca scientifica, la ricchezza, l’organizzazione dei sistemi sanitari, l’efficienza nel controllo del territorio, la modernità degli ospedali, l’entità della spesa pubblica sulla sanità, la rapidità di reazione agli imprevisti, la qualità della classe dirigente, la solidità del sistema democratico e produttivo, la capacità di elaborare strategie di sistema. Forse la Risposta sta nel baricentro di tutte queste risposte, che troveremo ad ognuna di queste indagini, paese per paese.
Di contro, secondo molti altri, a bocce ferme, quando avremo per tutti i paesi gli aumenti dei decessi e l’esito di esami sierologici a campione sulla totalità degli abitanti, i numeri differiranno di poche decine di punto percentuale, come è logico che dovrebbe essere.
Questo però nell’ipotesi che qui si stia parlando solo di un virus. Ma se così non fosse?
Se fosse invece un virus speciale, venuto a testare non solo il sistema immunitario degli individui, ma anche quello delle società. Se fosse una sorta di cartina tornasole che può acquisire diversi colori al tampone, dal più leggero al più scuro, per certificare quanto un paese sia in salute o meno, quanto funzioni o meno, quanto sia organizzato o meno, quanto sia fortunato o meno. Il virus starebbe fornendo in questo caso dunque altre misure, non solo quella della sua letalità, ma anche quelle della letalità delle società dei diversi paesi, scosse da un evento così eccezionale. Un gigantesco stress test, che racconterebbe ora al mondo, impietoso, di ogni paese, vizi e virtù. Un virus magico. Come uno specchio, magico appunto, al quale ogni paese oggi si trova davanti, e al quale rivolge, timoroso, la domanda della strega: virus virus, chi è il più bello del reame?
Ed egli impietoso risponde a tutti, glaciale come un giudice implacabile. E indica i migliori e i peggiori.
Alla fine tutti avranno il loro voto, promossi e bocciati, come ad un gigantesco universale e storico esame di maturità.
Anche l’Uomo avrà il suo voto, per sé e per il modo che ha scelto fin qui di stare al mondo.
E dopo l’esame di maturità, siamo tutti diventati grandi.