NAPOLI - (AISNEWS - Ernesto Genoni)
- “Andare in disparte e riposare un po’ ”. Questo il senso della accorata lettera di Mimmo Battaglia, Arcivescovo di Napoli, “don Mimmo” per i suoi fedeli. Una lettera di suo pugno, rivolta ai suoi presbiteri e alla sua Chiesa. Il senso è quello biblico, un invito ad “andare in disparte e riposare un po’ ” -  Gesù allora suggerì: «Venite con me in un luogo tranquillo, soltanto così potrete riposarvi» (Mc 6, 31).  Un invito quello di Battaglia,  al riposo, al silenzio con il Signore, alla pace spirituale e anche alla condivisione del tempo estivo per trovare le energie necessarie per affrontare il nuovo anno pastorale, che si augura tutto in salita, dopo le difficoltà legate alle numerose crisi di questo tempo. Un riposo, capace di ristoro vero, per continuare a camminare insieme senza lasciare indietro nessuno avendo come unica bussola il Vangelo e come unica guida lo Spirito. -  Domenico Battaglia, è nato a Satriano, in provincia di Catanzaro il 20 gennaio 1963, durante la sua attività pastorale nell'arcidiocesi di Catanzaro-Squillace si è interessato ai più deboli e agli emarginati tanto da essere chiamato dai suoi beniamini il "prete di strada". 

“Carissimi fratelli presbiteri, - così nella sua lettera di ieri rivolta alla sua Chiesa - nel pieno di questa rovente estate vi raggiungo per esprimervi la mia gratitudine per l’anno pastorale vissuto insieme e al contempo per invitare ciascuno di voi ad “ andare in disparte e riposare un po’ ” (Mc 6, 31). So che qualcuno sta già vivendo il suo periodo di riposo, qualcun altro si appresta a farlo e qualcun altro ancora si è trovato impossibilitato a causa degli impegni pastorali o per motivi di salute. A questi ultimi chiedo di rimandare il riposo e non di annullarlo: è importante prendere del tempo per stare con sé stessi, con il Signore, con la bellezza del creato, godendo di ritmi diversi, più lenti, che rendono possibile un incontro più sereno con il proprio cuore, spesso preso dalla frenesia del servizio e del lavoro pastorale.

Vi chiedo di riposare proprio perché conosco bene l’impegno di ciascuno di voi, le fatiche interiori e quelle fisiche a cui spesso vi sottoponete, lo stress che è il grande nemico di questo nostro tempo efficientista, in cui le corse di tutti i giorni ci impediscono di soffermarci a contemplare i volti, gli sguardi, ad ascoltare il cuore, il nostro cuore e quello della nostra gente!

Io stesso, avverto spesso la fatica dell’impegno pastorale e la necessità di fermarmi nella preghiera e nel riposo prolungato, cosa che farò nelle ultime settimane di agosto, vivendo un tempo di silenzio e dei giorni in famiglia. Non vi nascondo che non sono dispiaciuto della stanchezza perché quando essa è frutto del servizio, dell’ascolto, della dedizione all’altro e del provare a camminare insieme, nella sequela del Signore, è una stanchezza benedetta, che ci consente di sperimentare la necessità della forza dello Spirito e dell’aiuto dei fratelli.

Proprio per questo sento il bisogno di ringraziare, in maniera particolare, i Vescovi Ausiliari e il Provicario per la loro presenza accanto a me, per il tempo trascorso insieme nell’ascolto dei bisogni della nostra comunità diocesana e di ciascuno di voi, il tempo trascorso insieme nel confronto e nel discernimento, nella condivisione di percorsi e scelte pastorali.

Negli ultimi tempi abbiamo incontrato tanti di voi che si sono resi disponibili a lasciare il proprio servizio per un nuovo impegno pastorale, con il desiderio di seguire il Cristo e non i propri interessi o le proprie visioni: conosco bene la fatica del lasciare, del salutare la gente con cui si è percorso un tratto di strada importante, dell’abbandonare le piccole sicurezze su cui avevamo scommesso e programmato per dire un “si” rinnovato e libero ad andare ad evangelizzare e servire altrove. Nel dire grazie a ciascuno di voi, esprimo la mia vicinanza anche a chi sta maturando questa disponibilità, non sentendosi ancora pronto a lasciare il proprio impegno attuale. Sentiteci accanto a voi, pronti ad accompagnarvi con discrezione e comprensione: per me, per noi, non siete e non sarete mai pedine da spostare, ma fratelli e figli amati da accompagnare e sostenere, e con cui condividere la bellezza della sequela di Cristo nella missione pastorale a servizio delle comunità e del bene della nostra gente.

Seguire Cristo. Questa è la cosa essenziale, necessaria, la parte migliore che non ci sarà tolta, l’orizzonte nel quale dobbiamo sempre ritrovarci tra noi e con le persone che ci sono affidate. Ciò che conta nella vita è proprio questo: seguirLo e amare come Lui ci ha insegnato. In questa linea, vi invito anche ad accompagnare con la preghiera e la vicinanza fraterna alcuni confratelli presbiteri che stanno vivendo un periodo sabatico per scendere in profondità nelle loro scelte, probabilmente qualcuno ha già maturato la decisione di lasciare il ministero presbiterale per vivere la sequela del Signore in maniera diversa: fin dal mio arrivo a Napoli ho provato ad incontrarli e accompagnarli. Ed è ciò che continuerò a fare!

Per loro, come per ciascuno di voi, le porte della mia casa sono sempre aperte: quante volte ci siamo ritrovati qui in episcopio, con tanti di voi, per pregare insieme, per condividere la tavola, per un momento informale davanti ad un caffè … è e sarà sempre così. La mia casa sarà sempre la vostra casa. E ognuno di voi ha diritto di cittadinanza nel mio cuore.

Che il riposo e la condivisione del tempo estivo ci aiutino a ritrovare le energie necessarie per affrontare il nuovo anno pastorale, consapevoli che pandemia, guerra, i problemi piccoli e grandi a noi più vicini ci prefigurano la strada in salita.

Che il riposo sia occasione i per rinverdire i legami della fraternità presbiterale, per camminare sul passo degli ultimi. Anche questo tempo, così complesso e a volte confuso, è un tempo di grazia, in cui lasciarci raggiungere dalla tenerezza di Dio, dal suo chinarsi su di noi, per camminare insieme senza lasciare indietro nessuno avendo come unica bussola il Vangelo e come unica guida lo Spirito.

Terminato il tempo del riposo riprenderemo il cammino pastorale e con esso quello sinodale: lo faremo senza fretta, senza ansia, un passo alla volta, eliminando possibili distanze. Molti di voi stanno vivendo la loro vacanza in montagna, tentando qualche piccola scalata, magari con altre persone. Ecco, i nostri cammini pastorali, Sinodo compreso, devono essere così: il cuore è rivolto alla vetta ma lo sguardo e la mano sono tesi verso il fratello e la sorella che stanno camminando con noi.”