Esteri

La guerra in Ucraina e la "Dottrina Monroe"

Alla ricerca delle ragioni di un conflitto che sta travolgendo i Paesi europei senza distinzione ho voluto riprendere il discorso che il senatore Bernie Sanders ha tenuto al Congresso degli Stati Uniti il 10 febbraio 2022 con il quale ha sottolineato le cause e i rischi e i costi che comporteranno per tutti l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.

Fa riferimento ad una citazione dell’ex Segretario della Difesa William Perry che riporto testualmente: “Negli ultimi anni molte colpe possono essere attribuite alle decisioni di Putin, ma negli anni meno recenti devo dire che vedo molte responsabilità degli USA. La prima azione che ci ha portato sulla cattiva strada è stato l’inizio dell’espansione NATO nei paesi dell’est Europa, alcuni confinanti con la Russia”. 

Ho ritenuto opportuno riportare una parte estremamente significativa del discorso nella quale parla chiaramente della “Dottrina Monroe” sicuramente sconosciuta ai più:

«Signor Presidente, Vladimir Putin può risultare un bugiardo e un demagogo, ma è ipocrita da parte degli Stati Uniti insistere nel sostenere che noi come Nazione non accettiamo i principi che caratterizzano le “sfere d’influenza”. Per oltre 200 anni la nostra nazione ha operato sotto la “Dottrina Monroe”, imbracciando i principi secondo cui, come potenza dominante dell’emisfero settentrionale, gli USA hanno il diritto di intervenire contro qualsiasi nazione che possa interferire o minacciare i nostri interessi legittimi. Questa è la policy americana. E sotto questa dottrina gli USA hanno indebolito e rovesciato almeno una dozzina di Paesi tra America Latina, America Centrale e Caraibi. Come molti di noi possono ricordare, nel 1962 siamo arrivati vicino allo scoppio di una guerra nucleare con l’URSS. Questo perché? Perché siamo arrivati vicino allo scoppio di una guerra nucleare con l’Unione Sovietica? Beh, lo abbiamo fatto in risposta al posizionamento di missili sovietici nell’isola di Cuba, a sole 90 miglia dalle nostre coste. L’amministrazione Kennedy l’ha considerata come una minaccia inaccettabile per la sicurezza nazionale. Abbiamo detto “è inaccettabile”. Inaccettabile che una nazione ostile possa avere una presenza militare significativa a 90 miglia dalle nostre coste. Ora cerchiamo di essere chiari: la dottrina Monroe non è storia antica. Nel 2018 il Segretario di Stato dell’amministrazione Trump, Rex Tillerson, fece riferimento alla dottrina Monroe dicendo: “E’ tanto attuale e pertinente oggi quanto lo era il giorno che è stata scritta”. Nel 2019, il National Security Advisor John Bolton, disse: “La dottrina Monroe è più viva che mai”.»

Visto che la politica estera americana adotta questo “criterio” unilateralmente per giustificare aggressioni militari e colpi di stato per tutelare gli “interessi legittimi” degli Stati Uniti è opportuno conoscere la fonte e il testo di tale dottrina.

James Monroe - politico e militare statunitense – è stato Presidente degli Stati Uniti dal 1817 al 1825.  A lui viene attribuito la paternità della Dottrina che incentrava la sua ideologia nella frase "L'America agli Americani". Questa dottrina verrà ripresa poi da Theodore Roosevelt per quanto riguarda il famoso Corollario Roosevelt.  La “Dottrina” fa riferimento al testo del messaggio che il Presidente Monroe legge al Congresso degli Stati Uniti il 2 dicembre del 1823 che riporto di seguito:

«I cittadini degli Stati Uniti provano un fortissimo sentimento di simpatia per la libertà e la felicità di tutti gli uomini che, come loro, abitano al di là dell’Atlantico. Noi non abbiamo mai preso parte alle guerre degli Stati europei sorte da questioni puramente europee, né la nostra politica comporta che vi partecipiamo. (…)Noi invece, necessariamente, ci sentiamo più direttamente interessati ai movimenti che avvengono in questo emisfero e le ragioni di questo nostro atteggiamento dovrebbero essere ovvie per tutti gli osservatori illuminati ed imparziali. Il sistema politico delle potenze alleate è essenzialmente diverso, a questo riguardo, da quello americano. Tale diversità procede dalla natura dei rispettivi regimi. Questo nostro popolo è unanimemente preoccupato per la propria sicurezza, comprata a prezzo di tanto sangue e di tanto denaro e rafforzata dalla saggezza dei suoi cittadini più illuminati, e nella quale noi abbiamo goduto un incomparabile benessere. Noi abbiamo quindi, in virtù dei rapporti sincere amichevoli esistenti tra gli Stati Uniti e le suddette potenze, dichiarare che considereremmo un pericolo per la nostra pace e la nostra sicurezza ogni loro tentativo di estendere ad una qualsiasi regione di questo emisfero il loro sistema politico. Noi non abbiamo voluto interferire nelle colonie o nei possedimenti europei attualmente, né intendiamo farlo in futuro. Ma quando si tratta di governi che hanno dichiarato la loro indipendenza e sono riusciti a mantenerla e la cui indipendenza noi abbiamo, in base a ponderate considerazioni e giusti principi, riconosciuto, non potremmo reputare un qualsiasi intervento che si proponga di opprimerli o il controllarne in un qualsiasi altro modo il destino, compiuto da una potenza europea, se come a manifestazione di un atteggiamento ostile nei confronti degli Stati Uniti. (…)Gli ultimi fatti avvenuti in Spagna ed in Portogallo hanno dimostrato che l’Europa è ancora inquieta. Di questa grave circostanza non si potrebbe addurre prova migliore di questa, e cioè che le potenze alleate abbiano giudicato legittimo, in virtù di un principio vantaggioso ai loro interessi, intervenire con la forza negli affari interni della Spagna. Fin dove essere esteso, in forza del suddetto principio, il loro intervento, è un problema che interessa tutti gli Stati indipendenti che hanno un regime diverso da quello degli altri alleati, ed interessa anche quelli più lontani ed è certo che nessuno Stato se ne preoccupa di più degli Stati Uniti. La nostra politica nei confronti dell’Europa, politica adottata, fin dalle prime fasi delle guerre che hanno così agitato quella parte del mondo, rimane sempre la stessa, vale a dire: noi non intendiamo interferire negli affari interni di un qualsiasi Stato europeo. (….)Ma per quanto riguarda le due Americhe, siamo di fronte a circostanze totalmente e nettamente diverse. È impossibile che le potenze alleate possano estendere il loro sistema politico a qualche regione delle due Americhe senza mettere in pericolo la nostra pace e la nostra prosperità. D’altronde nessuno pensa che i nostri fratelli del Sud, se dovessero decidere da soli, accetterebbero il suddetto sistema di propria spontanea volontà. È quindi altrettanto impossibile che noi possiamo assistere ad un tale intervento in una posizione di indifferenza».

È in nome di tale dottrina che il Texas è stato annesso agli Usa in seguito alla guerra messicana.   Una tale dichiarazione suscitò una dura reazione da parte delle potenze europee infatti la Spagna e l’Inghilterra erano stati colonialisti, prima della guerra d’indipendenza gli USA erano stati una colonia penale inglese come l’Australia. 

La dottrina, dapprima intesa dai suoi ideatori come una proclamazione ideale degli Stati Uniti contro il colonialismo, in seguito fu rivista da Theodore Roosevelt e riadattata nel senso dell'affermazione da parte degli americani di praticare una propria forma di egemonia nel continente americano (corollario Roosevelt). In seguito essa sarà recuperata anche come fondamento, insieme con il Manifest Destiny, dell'idea di protettorato sull'area centroamericana e caraibica, e infine durante la guerra fredda per giustificare interventi politici e militari statunitensi in America centrale e meridionale (crisi cubana).

Stando al contenuto della “Dottrina” gli Stati Uniti non dovevano interferire nella politica europea eppure oggi siamo di fronte al triste spettacolo di una Europa senza potere contrattuale che ha delegato ad un esercito straniero di occupazione trasformato con il Patto Atlantico in una coalizione difensiva e per questo obbligata a destinare il 2% del PIL all’acquisto di armamenti prodotti dalle industrie statunitensi, aderire a un embargo che significa mettere in ginocchio tutte le economie dei vari membri e rischiare una guerra nucleare per soddisfare le esigenze di sicurezza e il benessere degli USA. Torno a ripetere che la NATO non risolve i problemi di sicurezza in Europa ma costituisce “il problema” per la sicurezza di tutti noi che ci viviamo perché i nostri interessi collidono con quelli statunitensi.

Aver aderito alla NATO è stato andare contro il principio costituzionale che ripudia la guerra e ammette solo l’autodifesa in caso di aggressione: l’Italia doveva scegliere la neutralità.

Se distogliamo per un attimo l’attenzione da quanto sta succedendo in Ucraina ci si dovrebbe scandalizzare degli attacchi che il dittatore turco Erdogan sta portando agli ex alleati curdi arrogandosi il diritto di farlo sul territorio sovrano della Siria e dell’Iraq, sfruttando le rivalità interne tra i clan tribali curdi e le conflittualità tra questi e le autorità dei governi centrali.

Morale della “Dottrina Monroe”: per rafforzare l’integrità territoriale degli Stati confinanti al fine di garantirsi sicurezza e pace Erdogan li invade e li bombarda. Da settimane l’esercito turco sta aggredendo l’Iraq attraverso un’operazione “speciale” provocando scontri e vittime civili, ma a nessuno interessa.  Tutti gli Stati sovrani hanno diritto a vivere in pace e in sicurezza ma in realtà ad alcuni è consentito ad altri no.

Si parla di democrazia e la NATO come garante di tali valori e delle libertà costituzionali dei singoli, si grida allo scandalo quando fa comodo, ma si tace per lo stesso motivo.

Autore Lucia Pomponi
Categoria Esteri
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