La Realpolitik di Di Maio pagata con lo sdoganamento del neofascismo e la vita dei migranti
Pancia a terra, testa bassa... questo è il "metodo" di lavoro del Movimento 5 Stelle che, come dice Di Maio, ha un solo obiettivo: "Far tornare a sorridere le famiglie italiane".
Per ottenere questo "risultato" Di Maio si è alleato con la Lega, promuovendo negli ultimi 12 mesi tutti i desiderata della propaganda di Matteo Salvini, che di volta in volta pretendeva di attuare, con il solo scopo di aumentare il gradimento e il consenso presso gli elettori.
Quindi, quando Di Maio afferma che quel che vale sono solo i risultati - la cui qualità e sostanza è comunque ancora ben lungi dal potersi dimostrare - e che "il resto conta poco", allora diventa indispensabile fare presente allo sprovveduto capo politico grillino, nuovo profeta della "Realpolitik" de noantri, che il prezzo di quanto da lui "fatto" in questi 12 mesi è stato pagato con lo "sdoganamento dell'estremismo di destra e dei movimenti neofascisti, in barba al dettato costituzionale, oltre che ai basilari principi di umanità.
In quel resto che conta poco, promosso da Di Maio, vi sono - oltre a quanto già accennato - anche gli insulti alle opposizioni, l'idea sbagliata che l'aumento dei divieti aumenti l'ordine e il buon vivere, quella che ammazzare sia lecito solo perché l'altro poteva essere un ladro... fino a ritenere che i problemi dell'Italia siano legati principalmente alla presenza dei migranti e che impedirne l'accesso nel nostro Paese (senza neppure verificare se ne abbiano diritto), aumentandone così le morti nel Mediterraneo, sia una pratica di buon governo. E quanto sopra riassunto sono solo alcuni promemoria del buon governo del "cambiamento".
E tutto questo, secondo Di Maio, conta poco?