Continua la protesta in Iran iniziata ormai da molti giorni a seguito della morte di una ragazza curda, Mahsa Amini, arrestata dalla "polizia morale" del regime di Teheran, colpevole di non aver indossato correttamente l'hijab, il velo islamico.
Una protesta che nel nord ovest del Paese si è trasformata in insurrezione tanto che le Guardie Rivoluzionarie iraniane hanno lanciato un attacco di artiglieria contro i rivoltosi, in un'area dove vivono 10 milioni di curdi.
Finora, le manifestazioni estese in tutta la nazione avrebbero causato la morte di 41 persone, secondo quanto riferiscono fonti ufficiali iraniane, mentre Ong e attivisti parlano almeno di 54 morti.
Tra questi vi sono anche ragazze, a cui è stato sparato, solo per essersi tolte il velo ed essersi tagliate i capelli in segno di protesta. Questo è quanto è accaduto a Hananeh Kian 23 anni, uccisa due giorni fa a Noshahr. Questo è quanto è accaduto a Hadis Najafi, 20 anni, colpita ieri da sei proiettili a Karaj, vicino a Teheran.
Il regime iraniano, invece di aprire un'inchiesta sulle proprie forze di sicurezza, accusa gli Stati Uniti di dare sostegno ai "rivoltosi", in base a quanto dichiarato ad una agenzia di stampa locale dal ministro degli Esteri, Hossein Amirabdollahian.
"La protesta pacifica è un diritto di ogni nazione", ha detto Amirabdollahian. "Tuttavia, il coinvolgimento degli Stati Uniti negli affari interni dell'Iran e il sostegno ai 'rivoltosi' nell'attuazione del loro progetto di destabilizzazione è in chiaro conflitto con i messaggi diplomatici di Washington all'Iran sulla necessità di un accordo nucleare e sulla stabilità la regione".