Biden in Arabia Saudita: Mohammed bin Salman da assassino diventa alleato
La prossima settimana, il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, andrà in Medio Oriente, visitando nello stesso viaggio sia Israele che l'Arabia Saudita. La stessa Arabia Saudita del principe ereditario Mohammed bin Salman, il leader di fatto di quel Paese, tra l'altro ritenuto dalla Cia il mandante dell'assassinio del giornalista del Washington Post, oltre che oppositore politico del regime saudita, Jamal Khashoggi. Poi ci sarebbe da ricordare che è il mandante di stragi in Yemen e nel suo stesso Paese contro la minoranza sciita.
Così, prima del viaggio, Biden ha inviato una lettera al Washington Post per affermare che il suo obiettivo era riorientare e non rompere le relazioni con un paese che è stato un partner strategico degli Stati Uniti per 80 anni, precisando che
"so che ci sono molti che non sono d'accordo con la mia decisione di viaggiare in Arabia Saudita. Le mie opinioni sui diritti umani sono chiare e di vecchia data e le libertà fondamentali sono sempre all'ordine del giorno, quando viaggio all'estero".
Ma andrà comunque a visitare l'Arabia Saudita, dove terrà colloqui bilaterali con il re Salman bin Abdulaziz e il suo gruppo dirigente, incluso il principe ereditario Mohammed bin Salman.
Ma Biden, adesso, non può guardare tanto per il sottile perché ha bisogno dell'aiuto dei sauditi per calmierare il prezzo del petrolio e contenere l'influenza dell'Iran in Medio Oriente.
E per accreditarsi nei confronti degli arabi, Biden, sabato, ha pure rilasciato una dichiarazione in occasione dell'Id al-adha, definendola "un'opportunità per i musulmani di rinnovare la loro fede e un promemoria delle radici comuni delle grandi religioni abramitiche del mondo. E l'atto di condividere il sacrificio con i meno fortunati al servizio di Dio rispecchia il nostro comune impegno a lavorare insieme per affrontare le sfide del nostro mondo di oggi".
Inoltre, la visita in Israele nella stessa occasione, è anche interpretata in senso simbolico, come una sorta di avvio di una completa normalizzazione dei rapporti tra israeliani e mondo arabo, dopo gli accordi già in atto tra Tel Aviv e una parte dei piccoli Stati del Golfo.
E la Palestina per gli Stati Uniti? Un inciampo inutile di cui tener conto per un paio d'ore e risolvere con dichiarazioni di rito, senza sostanza alcuna. Nel caso di Gerusalemme Est, Cisgiordania e Gaza la questione del rispetto dei diritti umani non è da prendersi in considerazione. E pertanto è inutile chiedere spiegazioni del perché agli ucraini gli americani debbano concedere armamenti per miliardi di dollari per difendersi dall'invasione russa per consentir loro di mantenere la propria indipendenza, mentre, allo stesso tempo, hanno concesso e concedono miliardi di dollari in armamenti ad Israele per invadere la Palestina e mantenere tale invasione per quasi 60 anni, in modo da consentire ad Israele di continuare a perpetrare la sua politica di apartheid nei confronti dei palestinesi.