"Bravo Viktor! Da solo contro tutti, attaccato dai sinistri fanatici del pensiero unico, minacciato da chi vorrebbe cancellare le radici giudaico-cristiane dell'Europa, denigrato da chi vorrebbe sradicare i valori legati a famiglia, sicurezza, merito, sviluppo, solidarietà, sovranità e libertà, hai vinto anche stavolta grazie a quello che manca agli altri: l'amore e il consenso della gente. Forza Viktor, onore al libero Popolo ungherese".Le congratulazioni di Salvini alla vittoria di Viktor Orban sono proseguite, come dimostrano le parole precedenti, anche ieri. Congratulazioni che si affiancano a quelle di Putin che, pure lui, si è complimentato sia con il premier ungherese per la vittoria del suo partito alle elezioni parlamentari, sia con il presidente serbo, Aleksandar Vucic, per la sua "convincente vittoria" alle elezioni presidenziali.

Orban si è astenuto, o quasi, dall'applicare le sanzioni economiche di Bruxelles, rivendicando la neutralità dell'Ungheria nel conflitto, negando anche il transito dal proprio territorio di armi destinate a Kiev. Anche Vucic, in relazione alle sanzioni contro la Russia imposte dall'occidente, ha seguito la stessa linea di Budapest, con la differenza non secondaria rappresentata dal fatto che la Serbia non fa parte dell'Unione europea, mentre l'Ungheria sì.

Anche per questo motivo le esternazioni social di Salvini appaiano ancor più stralunate quanto incoerenti con la sua indignazione nei confronti di coloro che gli ricordano i suoi passati legami con la Russia di Putin. Salvini dice di essere europeista, pacifista, papista ma dimentica di definirsi anti Putin e si fa venire un orgasmo se l'antieuropeista Orban, alleato della Russia, vince le elezioni.  

Ma d'altra parte, come ha ricordato Report (Rai3) ieri sera, la Lega deve tanto, se non tutto, a personaggi come l'oligarca russo Konstantin Malofeev, uno dei principali sostenitori di Putin, finanziatore di movimenti di ultradestra in Europa, come i partiti di Salvini e Le Pen. 

Sempre Report ci ha ricordato che il 6 marzo 2017 Matteo Salvini a Mosca siglava un patto con Sergey Zheleznyak, responsabile esteri di “Russia Unita”, il partito di Putin (unico caso di accordo scritto siglato da un partito politico italiano con un partito straniero) in cui si parla di "partenariato paritario e confidenziale tra la Federazione Russa e la Repubblica Italiana". A cosa serviva questo patto? È ancora in vigore? Quali sono oggi i rapporti tra gli esponenti leghisti e i sovranisti di Putin? Salvini, naturalmente, non lo ha spiegato.


A ben guardare, quanto appena riassunto - cioè un partito italiano che si identifica in un soggetto politico rappresentato da una persona o da un partito di un altro Paese - è un "problema" diffuso in Italia, se si pensa al "trumpismo" di Fratelli d'Italia o al "bidenismo" o al "macronismo" di Italia Viva. Ma perché populisti come Salvini e Meloni e "populisti di nicchia" come Renzi hanno bisogno di rivolgersi all'estero per supportare le loro piattaforme politiche? 

È una domanda a cui ognuno può dare una propria personale risposta. La mia è molto semplice: non avendo ideologie e idee di riferimento, personaggi come Salvini, Meloni e Renzi, tanto ambiziosi quanto arroganti nel voler conquistare il loro posto al sole tramite la politica, copiano il presunto successo all'estero di coloro che pensano siano i riferimenti più adatti e più convenienti per l'acquisizione di consenso e si propongono come loro emuli nel nostro Paese, diventando così una sorta di franchisee di Putin o di Trump o di Le Pen o di Biden o di Macron...

Gli italiani non se ne sono accorti, almeno finora, e continuano a fare il tifo per soggetti che rivendono slogan e alleanze per ricoprire la loro assoluta mancanza di idee e di competenza pari solo al menefreghismo per il bene comune di cui si riempiono la bocca e che cercano di soddisfare, di tanto in tanto, con provvedimenti utili a compiacere la pancia dei propri bacini elettorali.

Poi, però, quando i loro "eroi" di riferimento finiscono per fare cose che sono impossibili da giustificare, accade quello che sta accadendo a Salvini con Putin... ma il segretario leghista la lezione non l'ha capita. E naturalmente non solo lui, anche gli altri suoi colleghi.