Il voto di settembre ha messo in luce le crepe nella coalizione di centrodestra
Il 5 Stelle Di Battista è stato chiaro: il Movimento non ha nulla da festeggiare dopo il voto di settembre. Il motivo? Il referendum costituzionale non può essere stato votato solo dagli elettori 5 Stelle, pertanto, il fatto che sia passato non è argomento sufficiente per esultare e per dichiarare un successo per i pentastellati l'esito delle urne... come invece i vertici del Movimento hanno cercato di fare, dimenticandosi che il risultato alle regionali non è stato certo brillante.
Ma è soprattutto a destra che l'analisi del dopo voto si fa più interessante. Il solito Salvini, sempre lui, dopo aver categoricamente escluso la possibilità che quello che ha descritto come un successo non possa essere definito altrimenti, qualche dubbio sui risultati delle regionali se lo è comunque fatto venire.
Ed è per questo che oggi a "Mattino cinque", su Canale 5, ha ribadito quanto già aveva dichiarato al Corriere: "Al Sud, in Puglia e in Campania, è stata l’offerta del centrodestra in generale a non essere all’altezza. Noi, certo, dovremo ragionarci. Oggi riunisco i coordinatori regionali e, dati alla mano, faremo un esame di dove e come abbiamo sbagliato. Però, in Puglia e Campania partivamo da zero. Ora, abbiamo sei consiglieri regionali. Cresciamo. Tranquillamente, senza affanni, senza smanie".
Ma mettendo da parte il generale e guardando al particolare, "l'offerta del centrodestra" in Campania era rappresentata da un candidato presidente di Forza Italia (Caldoro) e in Puglia da un candidato presidente di Fratelli d'Italia (Fitto). Pertanto, quanto Salvini ha detto può anche essere tradotto in questi termini: Se sconfitta c'è stata nel centrodestra, questa è dovuta al risultato di Campania e Puglia, dove i candidati li hanno scelti Berlusconi e Meloni.
E la bocciatura in Toscana? "Susanna [Ceccardi, ndr.] - ha detto Salvini - ha fatto una grandissima campagna elettorale e, mi creda, io non sottovaluto nessuno, anzi: non siamo noi che abbiamo dimenticato che si parla di una regione in cui la sinistra governa dal dopoguerra: 5 anni fa il nostro candidato aveva preso il 20%, oggi abbiamo raddoppiato e siamo al 40".
E quindi?
"Nel 2021 vanno al voto tutte le più grandi città italiane, tutte a guida Pd o 5 Stelle. Io proporrò alla coalizione di scegliere gente che viene dall’impresa e dalle professioni. Anche senza tessere di partito in tasca. L’alleanza si deve allargare".
Quindi Salvini ha già dettato la linea agli alleati, ma facendo finta di non considerare che FdI è ormai il terzo partito in Italia, che senza il partito di Berlusconi la coalizione di destra non va da nessuna parte e che la sua posizione a capo della Lega non è così salda come vuol far intendere durante i suoi comizi nelle piazze reali e in quelle virtuali.
Infatti, oltre ai processi per sequestro di persona, in Veneto c'è uno Zaia che da solo prende tre o quattro volte i voti della Lega di Salvini e sempre per quanto riguarda le inchieste giudiziarie, i giochi di prestigio societari e finanziari dei suoi commercialisti alla fine potrebbero pure iniziare a stancare anche i più ottusi sostenitori che magari finiranno anche per porsi qualche interrogativo sul fatto che, alla fine del gioco, gli "immigrati clandestini" non siano che una scusa per nascondere ben altre e più remunerative questioni.