Leggendo le opere di Sopoćko, il lettore si accorge che ogni trattazione inizia con una citazione biblica, la seconda parte è dedicata allo sviluppo di un tema della misericordia, la conclusione consiste sempre in una meditazione spirituale. Secondo una di esse: Dio ama senza limiti e si lascia amare. Tanto è vero che il Nostro si pone la domanda: “come e in che modo amare Dio?” La risposta è che da un lato “Dio diventa oggetto dell’amore”  e dall’altro “Dio è soggetto”. Uno indica l’amore dell’uomo per Dio e l’altro indica la misericordioso di Dio per l’uomo[1]. Effettivamente ogni credente che confida nella misericordia di Dio ha il “dovere” di amare Dio. La predicazione cattolica, in certe epoche come per esempio nel XIX e XX secolo, ha seguito “questa via del dovere”, parlando, quasi solo del “comandamento” di amare Dio[2]. La rivelazione biblica, raccontando la storia dell’amore, pone un accento forte sul secondo significato, e cioè “all’amore di Dio”, non invece, “all’amore per Dio”[3]. 

Già Aristotele diceva che Dio «muove il mondo in quanto è amato»[4], ma la Sacra Scrittura afferma il contrario. Il Dio, essendo amore puro, attraverso la misericordia, prima crea il mondo e in seguito lo muove, in quanto ama il mondo. Nelle meditazioni spirituali di Sopoćko è rilevante questo concetto del movimento amoroso di Dio. Dunque, è importante scoprire che non l’uomo ama Dio, ma che Dio in primis ama incondizionatamente l’uomo, e lo ama veramente. Per questo leggiamo[5]: «In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi» (1 Gv 4,10).

Sopoćko attesta che tutta Bibbia non fa che narrare l’amore misericordioso di Dio. Quell’amore è la risposta definitiva a tutte “le domande sul perché della Scrittura, per esempio: perché la creazione del mondo, perché Dio uno e trino, perché l’incarnazione del Verbo, perché la redenzione attraverso la croce[6]. Tutte le Parole e le opere di Dio nei testi sacri si rivelano nell’amore misericordioso. Perfino la “collera di Dio” non è altro che l’amore unito alla fedeltà, alla misericordia e alla giustizia. Infatti, per questo motivo il Nostro continua a scrivere le parole di gratitudine a Dio:

«O mio Gesù! Ti ringrazio per questo grande libro sapienziale, che hai aperto davanti agli occhi della mia anima. Da questo libro (Bibbia) ho imparato come amare Dio e le anime. In esso sono racchiusi per noi inesauribili tesori. O Gesù, quanto sono poche le anime che ti comprendono nel tuo martirio d’amore!»[7].

 Nel testo appena citato, notiamo l’importanza preziosa della Scrittura, dalla quale, con “gli occhi dell’anima”, s’impara come bisogna amare Dio. Essa diventa per Sopoćko come “un manuale spirituale”, “fonte inesauribile del vero tesoro”, la comprensione della missione messianica di Cristo. Nel modo di esprimersi del Nostro, troviamo la speranza e la saggezza che illumina il concetto di misericordia, mentre l’amore illumina l’apice della misericordia. 

Nell’“amare Dio”, Sopoćko pone l’accento sull’apertura dell’anima all’abbondanza delle grazie, cioè alla misericordia. Tutti gli uomini sono creati da Dio Padre misericordioso per “amare Dio”. “Amare Dio” è il punto di partenza, il rimedio e lo scopo finale d’ogni uomo. “Ama e fa’ ciò che vuoi”[8], è la frase di sant’Agostino molte volte riportata nelle opere del Nostro, come una delle espressioni più sintetiche dell’amore, che consiste proprio nell’“amare Dio” e il prossimo[9]. Infine, possiamo affermare che l’amore è l’essenza di Dio misericordioso, il contenuto della totale perfezione e la “regina” di tutte le virtù cristiane. 

don Gregorio Lydek - ks. prof. Grzegorz Lydek


[1] Cf. M. Sopoćko, Rekolekcje o Bożym Miłosierdziu z zapisków ks. Michała Sopoćki, pp. 46-49.
[2] Cf. A. Tanquerey - R. Garrigou-Larrange - B. Bartman (edd.), Teologia - Dogma - Liturgia - Vangelo, vol. I (ed. 4.), pp. 7-9.
[3] Cf. M. Sopoćko, Rekolekcje o Bożym Miłosierdziu z zapisków ks. Michała Sopoćki, pp. 46-49.
[4] Aristotele, Metafisica, XII, 7, 1072 b.
[5] Cf. M. Sopoćko, Rekolekcje o Bożym Miłosierdziui, pp. 46-47.
[6] Cf. M. Sopoćko, Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. I, p. 97.
[7] Dz., q. IV, p. 304.
[8] Dilige et fac quod vis. Sopoćko rilegge questa frase di Agostino nella chiave di lettura del testo del Vangelo di san Giovanni (cf. 1Gv), non però come un’esagerazione sentimentale o un capriccio, ma come una vera sollecitazione alla responsabilità per il bene del prossimo: cf. M. Sopoćko, Jezus Król Miłosierdzia, p. 40; Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. I, p. 25.
[9] Cf. ibidem.