Tele Meloni nun esiste... vo'o dico io
«'a sinistra gl'è tutta scandalizzada... siccome, pe’ scherzo, ho tirato fori "TeleMeloni" su li social pe' sfotte' 'e feiche niusse, smontate da li dati e da li nummeri, de 'na Rai ar servizio mio. Evidentemente ripensino a li tempi de TelePiddi, che annava in onda tutti li giorni su'a televisione pubblica a spese de noantri itagliani. O forse pensino che in questo loro monno "demmocratico" poi da esse' accusado de tutto, ma nun te poi difenne'».
Ecchilo... er video der poste:
Ma nelle ultime ore, una "Giorgia" sempre più cupa e incarognita, ha pubblicato anche un altro "poste" social per battibeccare con la segretaria dem, Elly Schlein, che in precedenza aveva elencato, smascherandole, le finalità del suo governo:
«Ieri - ha dichiarato la Schlein durante un evento elettorale - la presidente del consiglio Giorgia Meloni ha detto, in riferimento al premierato, ‘o la va o la spacca’, ma qui non si tratta della sua poltrona, si tratta dell’Italia che si spacca. Non si è mai vista una sedicente patriota spaccare in due il Paese con l’autonomia differenziata che è il cinico baratto che la Giorgia Meloni ha fatto con la Lega di Salvini sul premierato. ...Noi ci batteremo contro un’autonomia differenziata che vuole tenere i divari territoriali e aumentarli. Pensiamo non ci possa essere un riscatto per l’Italia senza il riscatto del sud. Questo è ancora l’antico disegno secessionista della Lega. Non hanno messo un euro su questa riforma e il che vuol dire che non gli interessa ridurre le diseguaglianze territoriali e sociali. Noi non accettiamo questa autonomia che sarebbe il colpo di grazia sulla sanita’ pubblica che il governo di Giorgia Meloni sta già tagliando. Per noi non ci sono pazienti di serie A e di serie B a seconda della regione in cui nascono. Dietro questo nome tecnico, autonomia differenziata, si cela la negazione dell’accesso ai servizi fondamentali per i cittadini, scuola, salute, trasporto pubblico locale. ...
E sono gli stessi motivi per cui ci batteremo contro una riforma costituzionale che vuole accentrare tutti i poteri nelle mani del capo del governo. C’è una sola cosa che tiene unite queste due riforme apparentemente diverse: è la legge del più forte e con la legge del più forte sappiamo che fine fanno le persone più fragili. Come Pd ci batteremo contro l’autonomia differenziata e in questo modo fermeremo anche la pericolosa riforma del premierato». (fonte ag. Dire - www.dire.it)
Meloni, po'raccia, cerca di arrabattarsi per nascondere quella verità che un anno e mezzo del suo governo ha invece chiarito... e pure molto bene: per lei governare significa semplicemente comandare.
Chi governa permette agli amministrati di vivere - nel rispetto degli altri - come meglio credono. Per Meloni, una povera (post) fascista che ha studiato al "liceo di Colle Oppio", governare significa invece imporre agli italiani quello che era il fascismo 2.0 disegnato dal fu Michelini prima e dal fu Almirante poi... niente di più, niente di meno.
Tele Meloni, che esiste eccome, vuol far credere a degli italiani distratti (lasciando da parte quelli estenuati dall'inazione e dalla mancanza di idee e proposte della cosiddetta sinistra), che le "bestialità" (in senso politico) proposte dal governo "de Ggiorgia" siano la normalità in un Paese democratico.
Naturalmente, la disinformazione non riguarda solo la Rai, ma le televisioni Mediaset e la cosiddetta carta stampata, con i propagandisti dei giornali del prode Angelucci che ora vuol pure prendersi l'Agi.
E chi fa informazione esiste? Sì sono quelli che rischiano il carcere come i giornalisti di Domani per le loro inchieste giornalistiche, sono quelli di Report che vengono costantemente messi sotto accusa per le loro rivelazioni, sono quelli che vorrebbero riferire delle manifestazioni di Ultima Generazione ma invece vengono portati in questura e trattenuti in arresto come se fossero dei delinquenti.
Ma, come ci vuol far credere la "simpatica" Giorgia, amica della feccia d'Europa e non solo a partire dal franchista Abascal, questa è la normalità in un Paese dove un governo (post) fascista si definisce conservatore.