Sostiene La Porta... la Meloni non è fascista
"Ognuno è libero di esprimere il proprio pensiero, ci mancherebbe", sostiene con magnanimità la coltivatrice diretta pratese Chiara La Porta, eletta alla Camera per Fratelli d'Italia. "Quello che, a mio parere, non deve essere consentito, perché non ha alcun riscontro nella realtà, è che questo film venga fatto vedere a studenti di alcune scuole durante l’orario scolastico. A quanto mi risulta almeno due istituti superiori hanno portato alcune classi ad assistere alla proiezione. Trovo assolutamente inopportuna e disonorevole la visione di lungometraggi così apertamente schierati e scarsamente educativi. Per questo ho chiesto al Ministro Valditara se intende adottare qualche misura per impedire che questo accada ancora in altri istituti".
Congiuntivi a parte, l'attenta patriota meloniana ha avuto da ridire sul fatto che lo scorso 29 novembre un paio di classi di un istituto scolastico di San Sepolcro (mai località poteva essere più evocativa di questa) abbiano assistito, in un cinema del luogo, alla proiezione del film del regista nord-irlandese Mark Cousin, Marcia su Roma, proiettato all'ultima Mostra del Cinema di Venezia, e adesso vuole impedire che altri studnti emulino l'esperienza degli studenti biturgensi.
Perché?
Perché il documentario si conclude con le foto di Putin, Bolsonaro, Trump e Meloni in un chiaro accostamento a Benito Mussolini.
In pratica, la democraticissima patriota La Porta vuole impedire a degli studenti che si facciano delle idee sbagliate su Giorgia Meloni, chiedendo al ministro competente, il noto "ministro dell'umiliazione" Valditara, che il film venga censurato e non reso visibile agli studenti, per il momento, in orario scolastico... in futuro, chissà.
In alternativa, la patriota La porta, avrebbe potuto suggerire che si consentisse la visione del film (quasi) omonimo di Dino Risi, La Marcia su Roma, ma forse - nel caso lo abbia mai visto - potrebbe ritenerlo dissacrante e non sufficientemente consono al ricordo dell'evento... e pertanto non adatto.
La capogruppo dem alla Camera, Irene Manzi, intervenendo in commissione istruzione sulla vicenda, ha dichiarato:
"Da quando Fratelli d’Italia decide quali film i ragazzi possono vedere in orario scolastico e nell’ambito della scelta didattica dei docenti? Adesso abbiamo superato il limite. Capisco che dalle parti di FdI, dopo l'uscita del ministro Sangiuliano su Dante padre della destra, il fascino del Minculpop stia spopolando. Ma ora davvero stanno esagerando".
Il segretario nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, ha commentato così:
"Che un film sulla Marcia su Roma e sugli strumenti di propaganda fascista diventi pretesto per un'interrogazione parlamentare perché venga bloccata la sua proiezione nelle scuole da una parte è ridicolo, dall'altra è preoccupante. Qualcuno spieghi alla deputata toscana di FdI protagonista di questa iniziativa che il Minculpop ha cessato di esistere nel luglio del 1944, e che forse non è male che nella scuola si faccia conoscere cosa è stato il fascismo nella storia d’Italia".
La lettura della vicenda, in fondo, è molto semplice. Se la patriota meloniana avesse ritenuto l'accostamento di Giorgia a Benito, evocato nel finale del film, una stupidaggine non avrebbe mosso un dito per impedirne la visione. Invece, se ritiene di fare addirittura un'interrogazione parlamentare per impedirne la visione nelle scuole, è evidente che tale accostamento abbia più di un motivo per essere ritenuto più che fondato.