Due sono i modelli di App che i vari Paesi stanno pensando di adottare per allentare le restrizioni di confinamento sociale e, al tempo stesso, contenere il contagio da coronavirus.

Uno prevede che i dati siano inviati e conservati su un server che può controllare in qualsiasi momento (e per qualsiasi finalità) i dati inviati dai dispositivi degli utenti, mentre l'altro prevede che i dati di contatto acuisiti da uno smartphone rimangano sul dispositivo. Nel caso il suo possessore risultasse positivo, solo allora, i suoi contatti verrebbero poi acquisiti in modo da coltrollare le persone da lui incrociate nei giorni precedenti.

Al di là di stabilire quale delle due sia la soluzione migliore per contenere il contagio, entrambe hanno però una caratteristiche comune: il fatto di basarsi sulla tecnologia bluetooth come metodo per il tracciamento.

Questa, però, secondo Jaap Haartsen e Sven Mattisson, i due che quando lavoravano per Ericsson hanno sviluppato bluetooth, potrebbe generare falsi positivi e falsi negativi.

"Un problema è l'incertezza nel raggio di rilevamento, con la potenza del segnale grezza e non ben calibrata se ci sono ostacoli", ha dichiarato Mattisson al sito The Intercept.

Gli ostacoli possono essere rappresenbtati da alberi, case, automobili, muri... che possono influenzare così la potenza del segnale, creando imprecisioni nel rilevamento, generando così falsi positivi e falsi negativi.

Stessa valutazione anche da parte di Swarun Kumar, professore di ingegneria elettrica e informatica presso la Carnegie Mellon University, che recentemente ha affermato che i fattori ambientali potrebbero far apparire un dispositivo bluetooth a due metri di distanza da un altro dispositivo mentre in effetti era a 20 metri di distanza, o viceversa.