Era il 12 ottobre 1960 quando nel corso dell’Assemblea delle Nazioni Unite, per contestare l’intervento del rappresentante filippino che condannava la dominazione sovietica sui Paesi dell’est Europa, Nikita Kruscev, segretario del partito comunista sovietico e primo ministro dell’URSS, afferrò una scarpa, probabilmente sua, ed iniziò a batterla sul leggio provocando lo sconcerto scandalizzato ma al tempo stesso divertito dei delegati presenti.

Contadino, operaio, sindacalista, soldato dell’Armata rossa, in possesso di una modestissima scolarizzazione, dopo la morte di Stalin Kruscev riuscì ad imporsi al vertice del partito nonostante l’avversione dei nostalgici stalinisti che non tolleravano le sue critiche al culto della personalità di Stalin.

Sono trascorsi 58 anni da quel giorno ed una nuova scarpa ottiene l’onore della cronaca.

Questa volta la scarpa è quella dell’eurodeputato leghista Angelo Ciocca che, al termine della conferenza stampa dei commissari UE per illustrare la bocciatura della manovra italiana, si è avvicinato a Pierre Moscovici e dopo avergli sottratte le carte con gli appunti le ha imbrattate passandoci sopra la suola di una sua scarpa “made in Italy”.

Una provocazione più squadristica che goliardica che non poteva non  irritare Moscovici il quale ha reagito twittando: “L’épisode de la ‘chaussure made in Italy’ est grotesque. Au début on sourit et on banalise parce que c’est ridicule, puis on s’habitue à une sourde violence symbolique et un jour on se réveille avec le fascisme”.

 


Anche se Moscovici non riscuote le mie simpatie non posso dargli torto.

Già i rapporti del governo gialloverde con la Commissione UE non stanno vivendo un momento di particolare armonia, se poi ci si lascia andare anche a gesti sconsiderati, messi in campo da un qualche burlone irresponsabile, dubito che il clima possa rasserenarsi.

Sarebbe perciò il caso che Matteo Salvini si ricordasse ogni tanto di essere un rappresentante delle istituzioni italiane e che il partito di cui lui è segretario è al governo del nostro Paese, per invitare i suoi sodali a comportarsi di conseguenza.