Gli ultimi sviluppi sulla crisi in Siria
L'OPCW (Organisation for the Prohibition Of Chemical Weapons) non si è ancora espressa sull'uso o meno di armi chimiche a Douma. I suoi rappresentanti in Siria, non sarebbero ancora riusciti a visitare la città a est di Damasco dove ne sarebbe stato fatto uso. Ammesso che sia consentito loro di farlo, la condanna di Mosca dell'attacco di sabato scorso in Siria da parte di Usa, Francia e Gran Bretagna, si fonda sul fatto che non vi è stato un pronunciamento ufficiale sull'uso di armi chimiche da parte di una organizzazione terza.
Per tale motivo, domenica, il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato che ulteriori attacchi alla Siria porterebbero il caos negli relazioni internazionali mondiali.
Una considerazione di certo scontata, ma degna di essere riportata perché detta da uno che non ha certo un ruolo di secondo piano nella politica internazionale.
Sulla vicenda, inoltre, da citare anche il "siparietto" tra gli alleati che hanno condotto l'attacco. Il presidente francese Macron, in una intervista a BFM TV, aveva dichiarato di aver convinto Trump a concentrare l'attacco solo in relazione alle armi chimiche e a far rimanere le forze americane presenti in Siria ancora per molto tempo.
La Casa Bianca non ha gradito i commenti di Macron, specialmente riguardo le intenzioni di Trump e la portavoce della Casa Bianca Sarah Sanders ha così dovuto dichiarare che "la missione degli Stati Uniti non è cambiata. Il presidente ha già chiarito che vuole che le forze americane tornino a casa il più rapidamente possibile.
Siamo determinati a distruggere completamente l'ISIS e a creare le condizioni che ne impediranno il ritorno.
Inoltre, ci aspettiamo che i nostri alleati e i partner regionali assumano maggiori responsabilità nell'area, sia dal punto di vista militare che finanziario."
Nel frattempo, in base a quanto affermato dall'ambasciatore degli Stati Uniti alle Nazioni Unite, Nikki Haley, gli USA starebbero pensando a nuove sanzioni nei confronti della Russia, da applicare alle società che avrebbero fornito materiale e supporto al regime di Bashar al-Assad per consentirgli la produzione e l'uso di armi chimiche.