Così la Corte dei conti sui Lea: impatto negativo causato dalla pandemia sui sistemi sanitari regionali, soprattutto al Sud
La pandemia ha avuto un impatto negativo sui sistemi sanitari regionali del Paese, in particolare quelli del Sud, che hanno visto le loro prestazioni, già negative, peggiorare ulteriormente.
Questo emerge da un'analisi dettagliata della Corte dei conti sui risultati del nuovo sistema di monitoraggio dei Lea relativi al 2021.
Il sistema di monitoraggio è composto da tre indicatori principali: prevenzione, territorio e ospedale.
Nell'Area della Prevenzione, quattro regioni non raggiungono il punteggio minimo nel 2021: due nel Nord (Valle d'Aosta, Provincia autonoma di Bolzano) e due nel Mezzogiorno (Regione siciliana e Sardegna). I risultati più insoddisfacenti riguardano i bassi livelli di adesione ai programmi di screening per le principali patologie tumorali, che si registrano prevalentemente nel Mezzogiorno. Per l'indicatore P15C (screening totali), tutto il Mezzogiorno, ad eccezione di Basilicata, con la Lombardia e il Lazio, conseguono un punteggio al di sotto della soglia minima.
La Corte dei conti scrive che resta da capire se ciò sia dovuto ad una insufficiente domanda, da parte degli utenti, del servizio, se dipenda da carenze o inappropriatezze organizzative dal lato dell'offerta dello stesso, o se sia un “mix” di entrambi i fattori. La pandemia ha aggravato il dato di fondo: nel 2019 erano insufficienti sette regioni (tutto il Mezzogiorno ad eccezione dell'Abruzzo), nel 2020 incrementano a tredici (tutto il Mezzogiorno, cui si aggiungono Valle d'Aosta, Piemonte, Lombardia, Liguria e Lazio), delle quali nel 2021 solo quattro (Piemonte, Valle d'Aosta, Liguria e Basilicata) riottengono un punteggio positivo.
Anche l'indicatore composito sugli stili di vita (P14C), elaborato da Istat ed utilizzato anche come una delle misure del Benessere Equo e sostenibile (BES) nei territori per il Dominio Salute, evidenza un'altra criticità dell'area Prevenzione, che si concentra anch'essa nelle Regioni del Mezzogiorno, con la sola eccezione della Sardegna.
La pandemia ha fatto peggiorare le coperture vaccinali. Altro aspetto critico della macroarea Prevenzione, che evidenzia risultati in peggioramento rispetto a quelli ante pandemia, è costituito dalle percentuali di adesione alle vaccinazioni in età pediatrica (esavalente e trivalente) nei bambini a 24 mesi (indicatori P01C e P02C), che in entrambi i casi, in media nazionale, risultano inferiori al dato del 2019, segnando quindi una battuta di arresto nel percorso di miglioramento avutosi nel triennio 2017-2019. l'OMS, per le vaccinazioni in età pediatrica, raccomanda una soglia ritenuta accettabile ed una ottimale, pari, rispettivamente, al 92% e al 95% dei bambini in quella classe di età.
Per l'indicatore P01C (vaccinazione esavalente), il valore ottimale è raggiunto (o superato) in nove Regioni (Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Lazio, Molise, Campania), mentre si collocano al di sotto del valore minimo accettabile quattro Regioni, due nel Nord, la Valle d'Aosta (90,7%) e la Provincia autonoma di Bolzano (75,6%) e due nel Mezzogiorno, la Regione siciliana (86,3%) e la Sardegna (91,9%).
Per quanto riguarda, invece, la copertura vaccinale nei bambini a 24 mesi per prima dose contro morbillo, parotite e rosolia (indicatore P02C), la cui media nazionale si attesta al 92,3% rispetto al 93,3% del 2019, solo sei Regioni raggiungono il target ottimale (Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Lazio), mentre si collocano al di sotto del valore accettabile la Provincia autonoma di Bolzano, con il valore più basso (71,2%), e le Regioni Valle d'Aosta, Liguria, Calabria, Sicilia e Sardegna.
Fonte: Quotidiano Sanità