Il nipote di Luigi Comencini, ha abbandonato la carriera di attore intrapresa da piccolo, perché quando è cresciuto ha preferito quella di manager. Anche in quel caso la famiglia gli è stata d'aiuto. Infatti, poiché il babbo era andato a scuola insieme a Luca Cordero di Montezemolo, l'allora presidente della Ferrari pensò bene di assegnare all'allora impiegato, un ruolo che potesse essergli più adatto, permettendogli così di gestire le relazioni con i clienti e con le istituzioni finanziarie. E quando Montezemolo approdò in Confindustria, lo ritroviamo lì, prima come suo assistente e poi come direttore dell'area strategica e affari internazionali. 

Di chi stiamo parlando? Ma di Carlo Calenda, il profeta della meritocrazia che, via Twitter, è arrivato adesso a fondare un suo partito.

I primi passi in politica, il buon Carlo li aveva fatti nell'ottobre 2012 con Italia Futura, fondata - guarda un po' - da Luca Cordero di Montezemolo, che guarda un po' - gli affida l'incarico di coordinare la scelta dei candidati per le politiche. Nel febbraio 2013 viene candidato alle elezioni politiche nella lista di Scelta Civica, ma viene trombato.

Nonostante ciò, qualche mese dopo  lo ritroviamo viceministro dello sviluppo economico nel governo Letta prima e poi anche nel governo Renzi. E quando Scelta Civica diventa Sciolta Civica, l'ottimo Calenda saluta per iscriversi al Pd... ma poi ci ripensa. Nel 2016, lo ritroviamo ministro dello Sviluppo economico, prima con Renzi e poi con Gentiloni.

Suo è il piano di sviluppo industriale "Impresa 4.0" basato sulla cosiddetta Industria 4.0. Durante il suo mandato, si è distinto nel non riuscire a chiudere nessuna delle crisi aziendali di cui si è occupato. Quindi, quando nel 2018 è stato sostituito come ministro da Luigi Di Maio, un trauma che ancora non è riuscito a superare, Calenda aveva lasciato in alto mare, tra le altre, sia la privatizzazione di Alitalia che quella dell'Ilva, salvo averne indirizzata la vendita ad un soggetto che in realtà la voleva chiudere.

Con il rischio di rimanere senza un mestiere,  già a marzo 2018 Calenda annuncia la sua adesione al Partito Democratico, ma nel 2019 fonda Siamo Europei e viene eletto alle elezioni europee, grazie all'apparentamento con il PD. Ma nel 2019 esce dal PD in disaccordo per l'alleanza tra dem e M5S per formare il nuovo governo.

Non avendo molto da fare come parlamentare europeo, Calenda si dedica all'attività social utilizzando il proprio account Twitter, dove è diventato popolarissimo, dando lezioni a chiunque e su qualunque argomento, dicendo che cosa si sarebbe dovuto o non dovuto fare. La gente lo ha preso sul serio... e lui a novembre 2019 lancia ufficialmente Azione, movimento che si allea con +Europa della Bonino e che in questo fine settimana diventa partito celebrando il suo primo congresso.

"Oggi - pontifica Calenda - non ci vuole un centro nel senso deteriore di un centrismo ma ci vuole una terza area politica, che sia l'area del riformismo pragmatico, di un modo di fare politica serio e responsabile che non è ostaggio dei 5stelle da un lato e dei sovranisti dall'altro. Questo è quello che Azione si propone di costruire, ovviamente tenendo aperta la porta a chi vuole partecipare".

Il partito del 4% detta così le condizioni (!!!) agli esponenti delle forze politiche che sono state invitate all'evento: il segretario del Pd Enrico Letta, il ministro leghista Giancarlo Giorgetti, quello della Salute Roberto Speranza, il vice presidente di Forza Italia Antonio Tajani, il presidente di Iv Ettore Rosato, il co-fondatore di Coraggio Italia Giovanni Toti, il segretario di +Europa Benedetto Della Vedova.

Calenda, incassato l'apprezzamento di tutti gli ospiti, ha poi dichiarato che "il Pd rimane un interlocutore e anche Italia Viva. Poi Forza Italia e perfino una parte della Lega, quella di Giorgetti".

Niente da fare, invece, per Fratelli d'Italia e Movimento 5 Stelle: "Siamo per il dialogo, ma il dialogo non è accettazione di qualsiasi controparte: non dialoghiamo e non accettiamo il confronto con M5s e Fdi. È una scelta netta e definita, perché il dialogo si fa a partire dai valori comuni. Qualunque sistema elettorale ci sia, noi con sovranisti e populisti non andremo alleati". 

Nei prossimi giorni Calenda inizierà il tour "Italia sul serio", in nome del quale girerà per il Paese per i prossimi 12 mesi, in vista delle politiche del 2023. 

 Curiose, nell'occasione, le dichiarazioni del segretario dem, Enrico Letta: "Sono sicuro che insieme faremo grandi cose importanti per il Paese, sono sicuro che voi giocherete un ruolo importante e insieme vinceremo le elezioni politiche del 2023. E dopo daremo, se lo vorrete, un governo riformista, democratico ed europeista al Paese, eletto dai cittadini e questo sarà il modo migliore per rendere ancora di più la politica al servizio del Paese. ... Prenderete decisioni, poi ne discuteremo, sono sicuro che litigheremo, ma prenderemo le decisioni giuste per il bene del Paese. Abbiamo un impegno di governo fondamentale davanti, dobbiamo portarlo avanti insieme e se così sarà, sarà uno dei motivi per cui ci troveremo insieme, accanto alle prossime elezioni politiche". 

Ma Letta, non era alleato con i 5 Stelle, gli stessi che il "meritocratico" Calenda non vuole neppure sentir nominare? Chi ci capisce qualcosa, non è bravo... è bravissimo.