Dopo le manifestazioni dei giorni scorsi, nella serata di mercoledì in Argentina si sono celebrate delle "messe per la vita".

Lo stesso è accaduto nella cattedrale di Buenos Aires dal cardinale Mario Aurelio Poli, arcivescovo della capitale e primate d’Argentina, insieme a monsignor Oscar Ojea, vescovo di San Isidro e presidente della Conferenza episcopale argentina, e a monsignor Léon Kalenga Badikebele, nunzio apostolico.

Qual era lo scopo delle preghiere dei fedeli argentini? Che il Senato votasse a favore della legge che prevedeva la liberalizzazione dell’aborto, che aveva già avuto il via libera da parte della Camera dei Deputati.

Le previsioni della vigilia accreditavano un leggero vantaggio ai contrari alla nuova legge... e così è stato. Il Senato argentino, infatti, ha respinto con 38 no e 31 sì la legge per l'interruzione volontaria della gravidanza.

La vittoria dei no è stata garantita dal voto dei senatori delle regioni settentrionali del Paese.

A tale risultato ha contribuito in maniera determinante anche l'impegno della Chiesa argentina che, sia nei giorni precedenti al voto che alla vigilia, aveva rivolto un appello ai politici per il no.

Questa la soddisfazione espressa da parte di monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia accademia per la vita: «Dato positivo che un numero consistente di cittadini si sia opposto alla legalizzazione. Dobbiamo tutti lavorare per la vita, per il sostegno, per l’accompagnamento di chi vive situazioni drammatiche.»