Questa mattina il Ministro della Difesa Elisabetta Trenta, accompagnata dal Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, Generale di Corpo d'Armata Salvatore Farina, con piglio marziale passava in rivista le truppe durante la visita agli alloggi appena ristrutturati presso alcune caserme della "Cecchignola", a Roma.

Ufficialmente, la ministra non ha detto nulla riguardo il completo ritiro dei militari italiani dall'Afghanistan entro i prossimi 12 mesi.

Sono state però fonti della Difesa a comunicare che il ministro Trenta avrebbe dato disposizioni al Comando operativo di vertice interforze di valutare un piano per il ritiro del contingente italiano.

È stata sufficiente la sola indiscrezione perché i parlamentari 5 Stelle applaudissero all'iniziativa, dandola già per scontata, come se fosse stata già discussa nel Governo e approvata dal premier in sede di Consiglio dei ministri. 

Pertanto, appena ventilata la possibilità di un ritiro dall'Afghanistan, a Di Battista è scappato subito un post su Facebook, dove ha espresso la propria soddisfazione per qualcosa dato già come "fatto", secondo l'abitudine dei grillini, facendo intendere che pure Di Maio ne fosse a conoscenza.

Questo è quel che ha scritto Di Battista: "Il ritiro delle truppe dell’Afghanistan (di tutto il contingente entro un anno) è una splendida notizia. Ho lottato tanto per questo obiettivo e con me ha lottato tutto il Movimento. In Afghanistan abbiamo perso uomini valorosi nonché sprecato più di 5 miliardi di euro dei cittadini italiani. Ho appena parlato con Luigi Di Maio complimentandomi per la decisione. Si tratta di un altro successo di questo Governo. Faccio i miei complimenti anche al Ministro della Difesa Trenta. Sarà bellissimo vedere i nostri soldati far ritorno già nei prossimi mesi."

Neanche il tempo di dire "valutiamo" che un pentastellato ha già dato per concluso ciò che ancora è stato solo vagamente ipotizzato.

Ma il cambiamento non è però piaciuto alla componente del cambiamento targato Lega, che ha fatto sapere che l'ipotesi del ritiro è da considerarsi solo come una semplice valutazione e che tutto è da decidere.

Una notizia, quella sopra riportata, che mostra la singolarità con cui le decisioni vengono prese all'interno del nuovo Governo. In genere, un tempo, le decisioni erano concordate in sede di CdM e comunicate dal presidente del Consiglio, eventualmente in conferenza con il ministro o i ministri interessati.

Oggigiorno, dopo il cambiamento, il premier è invece diventato il maggiordomo di Lega e 5 Stelle ed è inviato in missione a rappresentare l'Italia in contesti ritenuti da Salvini e Di Maio non utili alla loro propaganda. Le decisioni su cosa fare e non fare le prendono indipendentemente i ministri dopo averne informato, se necessario, i vicepremier di riferimento. Conte apprende dalle agenzie che cosa è stato deciso e, nel caso ci sia da trovare la cosiddetta "quadra", viene fatto intervenire  per fare il mediatore e trovare un accordo.

Così vanno le cose in Italia al tempo del cambiamento che, va detto, rispetta in pieno l'appellativo di cui si è fregiato il Governo. Per quanto riguarda la qualità del cambiamento, invece, l'importante è sapersi accontentare.