Una associazione di disabili mi ha donato per Natale una sedia. Molto semplice ma che conserverò con cura perché reca questa scritta: "Quando perdiamo il diritto di essere differenti, perdiamo il privilegio di essere liberi".

Il passaggio sopra riportato è ripreso dal discorso di fine d'anno del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Come sempre accade in occasioni simili, i discorsi del capo dello Stato sono un riassunto dei molti fatti e problemi che durante l'anno trascorso hanno riempito il quaderno delle doglianze dell'Italia, l'elencazione del poco di buono che è accaduto, l'invito alla politica a cercare soluzioni per i (tanti) problemi che affliggono il Paese, l'invito agli italiani per impegnarsi a favore di equità, sostenibilità, coesione.

Al di là della retorica, il discorso di un politico che ha a cuore le istituzioni è sempre e comunque un invito al dialogo e all'ascolto, come riassunto da Mattarella in quella frase riportata all'inizio.


La premessa, per l'appunto, era necessario promemoria per ricordare quello che un politico responsabile dovrebbe dire quando si rivolge al Paese... anche al di là del ruolo che ricopre. Infatti, si può fare politica contrapponendosi ai propri avversari anche nel rispetto delle opinioni altrui. Il problema è che tal modo di affrontare il dibattito politico richiede il supporto di idee, fatti, dati, statistiche, logica, conoscenze storiche, filosofiche, letterarie economiche... in pratica, per farla breve, di almeno un minimo di preparazione culturale. Se tale preparazione non esiste, allora si cercano altre strade.

Così lo scambio di opinioni si trasforma in scambio di insulti, la coesione diventa contrapposizione,  gli altri non sono occasione di confronto e apprendimento ma nemici da additare come origine di qualsiasi male...

E pertanto non può stupire come il primo rappresentante dei partiti di opposizione, Matteo Salvini, si rivolga agli italiani per anticipare gli auguri di fine d'anno:

"Farò tutto quello che è umanamente possibile, con l’aiuto di Dio e del Cuore Immacolato di Maria, per restituire agli Italiani lavoro, serenità e sicurezza, alle famiglie speranza e futuro, ai giovani certezze e diritti, nel nome del valore supremo della Libertà, oggi troppo spesso negata. Appena gli incapaci al governo toglieranno il disturbo e gli Italiani potranno tornare a votare, noi siamo pronti a prendere per mano il Paese che amiamo".

Concetti sviluppati qualche ora dopo nel suo personale messaggio d'auguri agli italiani, dove un Salvini in affanno, in debito di ossigeno e di memoria poiché ha dimenticato che il Paese atroce da lui descritto è stato anche da lui amministrato per ben otto mesi anche in questo 2019, ha elencato i soliti temi a lui cari, sicuro di rivolgersi ad italiani ben addestrati all'odio e all'insulto. 

Così l'unica sicurezza che possiamo avere per il futuro è che il 2020 non sarà diverso dal 2019... almeno per quanto riguarda la politica.