«Onorevole Presidente, vorrei cogliere l’occasione in questo periodo difficile per ribadire la nostra disponibilità a cooperare con Lei e il Suo partito. Dopo aver passato sedici anni all’opposizione, ho imparato che la vittoria non è mai definitiva e la sconfitta non è mai fatale. Conta una cosa sola: se siamo pronti a continuare la lotta. A tal proposito servono compagni di battaglia affidabili che abbiano una visione comune del mondo e diano risposte simili alle sfide dei nostri tempi. Auspico che la cooperazione tra Fidesz – Alleanza Civica Ungherese e Fratelli d’Italia continuerà anche in futuro e che riusciremo a mantenere le nostre relazioni di amicizia basate sulla politica del buon senso, sui valori cristiani e conservatori. Le auguro molta forza per fronteggiare le sfide che si prospettano e tanto successo e buona salute nell'affrontare i suoi impegni carichi di responsabilità. Distinti saluti, Viktor Orbán».

Giorgia Meloni pubblica orgogliosamente il contenuto di ciò che le ha scritto il premier ungherese Orban, il cui partito in Europa è in bilico nel gruppo dei popolari per le sue posizioni di estrema destra così come per lo stesso motivo è in discussione l'appartenenza dell'Ungheria all'Ue, dichiarando:

«Ringrazio il Primo Ministro dell’Ungheria Viktor Orbán per la lettera che mi ha inviato. Condividiamo un percorso comune basato su valori non negoziabili e lavoriamo insieme per un futuro di crescita e rilancio delle nostre Nazioni».

Se la Meloni intende applicare le politiche di Orban all'Italia, allora giornalisti, lavoratori e magistrati non potranno certo stare allegri, senza dimenticare le minoranze presenti nel Paese, a partire dai rom.

Progressiva negazione dei diritti fondamentali e palesi politiche di stampo razzista sono state la linea guida del governo ungherese degli ultimi anni. L'Europa ha fatto finta di nulla, ma adesso, seppure con molta cecità e altrettanta ipocrisia, ha perlomeno sollevato il velo sull'Ungheria di Orban e sul fatto che quel Paese non può di certo esser definito democratico.

Nonostante ciò, Giorgia Meloni (così come il suo alleato Salvini) pretende che l'Italia diventi come l'Ungheria di Orban!

Non solo. Se qualcuno ricorda alla Meloni quello che lei sta promuovendo, allora lei lo denuncia:

«Non ho alcun interesse alla solidarietà di un personaggio come Vauro, ma per le sue dichiarazioni diffamanti rivolte verso Fratelli d’Italia in TV ne risponderà legalmente. Non sono più disposta a tollerare questo tipo di diffamazione nei confronti miei e del partito di cui sono Presidente».

Che cosa è accaduto?

Lo scorso giovedì, per commentare quanto detto su Giorgia Meloni in un'emittente radio da un professore dell'università di Siena, Giovanni Gozzini,  nella sua trasmissione su Rete 4 il giornalista Paolo Del Debbio ha invitato, tra gli altri, anche Vauro Senesi che ha espresso al riguardo questa opinione:

«Sono colpito in negativo dalle espressioni utilizzate dal professore. La Meloni è stata ingiustamente offesa, ma quando Liliana Segre è andata in Senato a istituire la commissione contro l’odio, tutta l’aula si è alzata in piedi, tranne i senatori di Fratelli d’Italia e Lega. La Meloni è leader di un partito che ha cavalcato la xenofobia e il fascismo e io non do alcuna solidarietà».

Apriti cielo! In studio si scatena il finimondo. Che avrà detto mai di così sconvolgente Vauro? Vallo a capire... ma forse a qualcuno brucia che gli si ricordino le proprie origini e la propria storia.

Ed ecco allora che Giorgia Meloni il giorno dopo annuncia, come riportato in precedenza, di voler adire le vie legali nei confronti di Vauro.

Ma di quale diffamazione sta parlando Giorgia Meloni? Sarebbe diffamazione ricordargli ciò che non ha fatto in Parlamento? Oppure ricordargli che ha cavalcato xenofobia e fascismo? Boh!

Che la Meloni non ami gli stranieri è un fatto: è sufficiente leggere ciò che scrive sulle proprie pagine social quasi ogni giorno. E che le sue origini sia ben salde nel MSI e nel suo segretario Giorgio Almirante (che il fascismo non lo hanno mai rinnegato pur non dichiarandosi fascisti quando hanno dovuto affrontare processi per tentata ricostituzione del partito fascista) anche questo è un fatto, dato che è lei ad averlo dichiarato in un video sui social nel quale "la leader di FdI si riallaccia idealmente all’eredità politica del Msi, citando la fiamma che compare ancora oggi nel simbolo del partito.“Non ci sottovalutate. Noi quella fiamma non l’avremmo potuta togliere perché mi piace immaginarci come quella bella frase di Tolstoj che dice "come una fiaccola ne accende un’altra e si trovano accese mille fiaccole così un cuore ne accende un altro e si trovano accesi milioni di cuori". Meloni sottolinea ancora che FdI è pronta a giocare la sua partita, con cuore, volontà, idee e passione. “Voglio dire a tutti: non ci sottovalutate: noi siamo la coerenza che non è stata mai tradita”. (da il Secolo d'Italia del 6 febbraio 2021 -  www.secoloditalia.it/2021/02/meloni-sui-social-noi-siamo-la-destra-autonoma-e-libera-non-ci-sottovalutate-video)".

E forse è per questo che la Meloni non festeggia il 25 aprile, la Festa della Liberazione, e osteggia così tanto i partigiani e la loro memoria?

E deve essere per questi motivi che Vauro ha commentato così l'annunciata querela di Giorgia Meloni: 

«Mi sorprendono sempre i neofascisti che si offendono se li chiami così. Io mica mi offendo se mi chiami comunista!»