Il Movimento 5 Stelle, rispetto a un anno fa, ha perso oltre il 30% delle preferenze. Un tracollo vero e proprio che, oltre che nei sondaggi, si è "materializzato" negli appuntamenti elettorali delle elezioni regionali di Abruzzo, Sardegna e Basilicata.

Il capo politico dei 5 Stelle, dopo aver fatto di tutto e di più per consegnare parte del suo elettorato all'altra gamba che sostiene il governo, la Lega di Salvini, si è accorto che doveva agire per mettere un freno all'emorragia di consensi.

Per prima cosa, Di Maio si è inventato che i pessimi risultati alle regionali fossero dovuti all'attuale organizzazione del movimento che, pertanto, doveva iniziare a diventare partito, rinunciando ad alcune delle sue "peculiarità" con cambiamenti che saranno discussi e votati sulla "mitica" piattaforma Rousseau.

In secondo luogo, Di Maio ha iniziato a marcar stretto Salvini, incalzandolo e cercando di metterlo in difficoltà anche sul suo stesso terreno, come dimostra il tira e molla sulla cittadinanza ai due ragazzini protagonisti della vicenda del bus dirottato a Milano.

Ma soprattutto, per i 5 Stelle era necessario riprendere le armi e indicare ai propri sostenitori che il nemico vero, il Partito Democratico, è ancora vivo e sempre più incalzante, tanto che nei sondaggi per le Europee Pd e grillini sono entrambi al 21%.

Ed ecco che in soccorso dei 5 Stelle è arrivato l'ex "renziano" Zanda, adesso neo tesoriere del partito guidato dal "comunista" Zingaretti, che a fine febbraio ha presentato al Senato una proposta di legge per equiparare gli stipendi dei parlamentari italiani a quelli europei, che comporterebbe aumenti dai 2mila ai 5mila euro al mese.

I 5 Stelle, nonostante la proposta sia un'iniziativa di Zanda, hanno iniziato a batter la grancassa per dire che comunque il Pd e Zingaretti ne sono anche loro responsabili, se non addirittura i mandanti.

Ovviamente non è così, come ha smentito una nota dell’Ufficio stampa del Partito Democratico: "Non esiste alcuna proposta del Pd sul tema delle indennità dei parlamentari, quanto iniziative di singoli parlamentari, anche autorevoli, nello svolgimento della loro attività istituzionale. Il tema del finanziamento della politica e’ una questione molto complessa che andrà discussa nei tempi che il Parlamento si vorrà dare."

Ma poco importa ai 5 Stelle di quanto comunicato dal Pd... e dal loro punto di vista è anche comprensibile dare il massimo rilievo alla proposta di Zanda.

Il problema, però, in questa vicenda, è capire la logica che sta dietro all'iniziativa del senatore Zanda. Al momento il Pd è all'opposizione e non ha i numeri per approvare alcunché, mentre la maggioranza al governo ha una linea politica che ha basato le sue  fortune denunciando i privilegi della casta.

E allora per quale ragione presentare una legge simile che anche il più sprovveduto tra i politici di questo mondo avrebbe saputo che non sarebbe mai stata approvata e che si sarebbe poi trasformata in un boomerang? Possibile che Zanda, che non è certo nato ieri, non lo avesse capito? Impossibile crederlo. Ma allora, se ha agito consapevolmente, vuol dire che la sua intenzione era quella di destabilizzare partito... e Zingaretti.

Complottismo e dietrologia nell'ipotizzare che in tutto questo ci sia lo zampino di Renzi? Chissà....