Esteri

Netanyahu non perde tempo e annuncia un nuovo piano d'insediamenti prima che Biden entri in carica

Alla fine del 2008 Israele decise di attaccare la striscia di Gaza anche perché Netanyahu non sapeva quale sarebbe stato il supporto che la nuova amministrazione Usa, dopo l'elezione di Obama, avrebbe dato allo Stato ebraico.

I rapporti tra Obama e il premier israeliano non sono mai stati idilliaci ma, alla fine, Israele ha continuato tranquillamente la sua politica espansionistica nei territori occupati più o meno come aveva fatto negli anni precedenti.

Solo nel dicembre 2016 l'allora vicepresidente Biden, con l'amministrazione dem in scadenza di mandato, rammentò ad Israele che la sua politica non era quella di uno Stato che intendesse perseguire la pace con i palestinesi. In quel periodo, gli Usa non si opposero ad una risoluzione contro Israele in una votazione al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, facendo infuriare Tel Aviv.

Netanyahu è stato tra i primi a congratularsi con Biden per aver vinto le elezioni presidenziali, ignorando completamente le recriminazioni di Trump nonostante i due abbiano agito d'intesa solo fino a poche settimane fa nella gestione della politica estera in Medio Oriente... a testimonianza di quanto possa essere cinico il premier israeliano quando si tratta dei propri interessi.

A ulteriore conferma di ciò, la notizia odierna che vede Israele annunciare un piano d'insediamenti in un'area sensibile nei pressi di Gerusalemme Est, prima che l'amministrazione Biden entri in carica.

Così, a partire da oggi, l'Autorità israeliana che si occupa di assegnare nuovi territori ai coloni ha pubblicato un bando per la costruzione di 1.257 abitazioni a Giv'at HaMatos. Le offerte dovranno pervenire entro il 18 gennaio, due giorni prima che Biden entri in carica.

L'iniziativa, ovviamente, ha provocato le proteste dell'autorità palestinese che, naturalmente, saranno tranquillamente ignorate.

Infine, non bisogna neppure dimenticare che Biden durante la campagna elettorale ha detto di non voler annullare la decisione di Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale d'Israele. 

Pertanto, non è da escludere che anche Biden finisca per fare da sponda all'espansionismo di Israele. 

La questione israeliana, che riguarda la politica estera, come quelle di politica interna legate ad ambiente, lavoro, salute e istruzione diranno se il neo presidente Usa darà o meno voce alla sinistra dem che, con gli elettori più giovani, ha sicuramente contribuito alla sua elezione.

Nei suoi quattro anni di amministrazione Trump ha attuato, riguardo al Medio Oriente, politiche che hanno ribaltato le posizioni americane sul conflitto israelo-palestinese, allineando la politica estera degli Stati Uniti a quella espansionista della destra israeliana e causando una netta frattura tra Washington e Ramallah.

Dal 20 gennaio capiremo se Biden sarà in grado e come di ridurre le tensioni tra israeliani e palestinesi, ripristinare le relazioni USA con l'OLP e indicare in quale direzione portare avanti un piano di pace.

Autore Giuseppe Ballerini
Categoria Esteri
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