Parallelismi marittimi ovvero ci sono disagi e disagi... in base a chi li subisce
Lucio Luca e Stefania Parmeggiani, due giornalisti di Repubblica in viaggio con i figli verso Catania a bordo del traghetto Egnazia - della compagnia Grimaldi - partito la notte scorsa da Salerno, descrivono così i disagi che stanno incontrando insieme ad altre 250 persone, dopo che la barca su cui si trovano si è fermata per un guasto in mezzo al mare:
"Le cabine sono dei forni, non c'è aria condizionata, non c'è acqua e non è possibile usare i bagni. La nave è partita all'una e un quarto con tre ore di ritardo: all'inizio navigavamo abbastanza velocemente, ma alle due mezzo il traghetto sembrava già fermo.L'equipaggio ha detto che si procedeva molto lentamente. Alle 4 c'è stato un black out e da quel momento ci siamo fermati completamente. Ci sono state proteste e tensioni: abbiamo chiesto di tornare a Salerno visto che era il porto più vicino nonostante fossero trascorse diverse ore, e la nave non era in condizione di navigare.Ma niente, alle 4.30 la nave è ripartita verso Catania: l'equipaggio ci ha detto che solo uno dei 4 motori era in avaria. Il comandante non ha voluto incontrare i passeggeri, nessuno ci ha fornito informazioni sulla posizione".
In base alla ricostruzione della vicenda che ne fa Repubblica, grazie ai suoi giornalisti a bordo, alle 5 del mattino il traghetto si è fermato di nuovo ed "è saltata l'aria condizionata anche nella zona del bar, l'unico posto dove era rimasta in funzione. Alle 9 del mattino la nave si trovava al largo di Salerno, mentre alle 11 avrebbe dovuto essere a Catania. Forti disagi sopratutto per bambini e anziani".
Sono bastate alcune ore della notte fermi in mezzo al mare a bordo di un traghetto, ben rifornito e ben attrezzato, a far vivere ai passeggeri una situazione che è stata descritta quasi come infernale.
Invece, secondo alcuni politici ed alcuni magistrati italiani, 40 persone costrette a vivere all'aperto sulla coperta di una nave da due settimane - dopo esser fuggite da dei lager e sopravvissute ad un naufragio - non avrebbero avuto nessun disagio, nessuna difficoltà e nessunissimo problema nel continuare a farlo all'infinito rimanendo esposte a temperature superiori ai 30°, senza un letto, senza privacy e con un solo bagno a disposizione.
Quindi, se non vi era uno stato di necessità in base al quale i migranti a bordo della Sea-Watch 3 avrebbero dovuto sbarcare, perché allora dei passeggeri a bordo di un traghetto descrivono una situazione al limite del sopportabile solo l'aver trascorso una notte alla fonda, in mezzo al mare?