Nelle scorse settimane, per la senatrice di Fratelli d'Italia e ministra del Turismo (in conflitto d'interessi) Daniela Santanchè era stato richiesto il  rinvio a giudizio con l'accusa di truffa aggravata ai danni dell'Inps per aver pagato durante il Covid i propri dipendenti, che regolarmente si presentavano al lavoro, con i soldi  della cassa integrazione.

Oggi, per la ministra è stato chiesto il rinvio a giudizio, insieme ad altre 16 persone e 3 società, anche per il dissesto di Visibilia Editore, con l'accusa di falso in bilancio.

La Procura di Milano, in collaborazione con altri, la accusa di aver messo in atto un "disegno criminoso" per esporre "fatti materiali rilevanti non rispondenti al vero" relativi ai bilanci dal 2016 al 2022 delle società Visibilia Editore, Visibilia srl in liquidazione e Visibilia Editrice srl. Per i pm sarebbe stata omessa "ogni attività di accertamento sulla corrispondenza del bilancio alle risultanze delle scritture contabili" per indurre "in errore" i soci e il mercato e procurarsi "un ingiusto profitto", a partire dalla "prosecuzione dell’attività di impresa nascondendo al pubblico le perdite".

Nota  positiva per la Santanchè è che la Procura non la accusi di bancarotta, ipotesi di reato al momento stralciata dal procedimento per falso in bilancio perché per "nessuna delle società del gruppo Visibilia è nel frattempo intervenuta dichiarazione di insolvenza". 

Questo il commento di Daniela Santanchè alla stampa: 

"Ho visto che sono state chiuse le indagini. Se è una notizia vedete voi… Io non ho mai commentato e partecipato a queste cose mediatiche, partecipo in un altro modo e non ho niente da dire. Vedremo le cose e chi avrà ragione. Per adesso mi sembra di aver dimostrato di avere ragione in tutto, in tribunale. ...  Andiamo avanti in assoluta tranquillità. Ho fiducia nella magistratura che fa il suo lavoro. Non aggiungo altro. ...  Se ci sarà la richiesta poi vedremo. Ci sono l’accusa e la difesa, no? Male non fare, paura non avere: sono assolutamente tranquilla".