Martedì 19 dicembre, l'Huffington Post pubblicava un'intervista con Corrado Formigli in cui il giornalista di La7 fa presente che ancora sui profili social di persone legate a Italia Viva sono presenti foto e indirizzo della sua abitazione.
Inutile spiegare quello che è possibile capire più che bene leggendo alcuni passaggi dell'intervista, riportati di seguito:
Quando si è accorto degli attacchi personali?Quando sono tornato a casa ho trovato i soliti insulti su Facebook e sui social. Ma è una cosa che succede regolarmente, non mi allarma né mi spaventa. Ovviamente questa volta erano tutti renziani. Il giorno dopo scopro che su alcuni profili di persone che si dichiarano sostenitori di Renzi c’è una foto di casa mia, e post che la descrivono dettagliatamente, il corridoio, il salotto, le camere, le scalette per arrivare al terrazzo. Ma soprattutto l’indirizzo di casa.
Cosa le rimproverano?Il senso è “Formigli fa la morale a Renzi, ma ha una casa che costa anche di più, vogliamo sapere dove ha preso i soldi per pagarla”. Un tono impressionante, ovviamente con mille insulti sotto. In breve la foto viene condivisa su tre pagine locali con intestazione e logo di Italia viva.
Ha avuto l’impressione di un’azione coordinata?La sensazione è che si siano messi in moto una serie di squadristi digitali, tutti insieme, come se ci fosse una regia.
Ma non rende pubblica la questione.Innanzitutto decido di fare causa ai responsabili. È la prima volta che lo faccio, non mi era mai successo prima, ma c’è in gioco la mia privacy e la serenità della mia famiglia. Poi, parlando con mia moglie, desisto dalla prima reazione che era quella di rispondere pubblicamente, per gli stessi motivi di cui sopra, per non dare ulteriore pubblicità a quanto stava succedendo.
Veniamo ai messaggi con Renzi.Gli scrivo via Whatsapp. Gli dico della porcheria che si era messa in moto, uso proprio questo termine. Gli mando i link ai profili e alle pagine e gli spiego che sono tutte riconducibili a suoi sostenitori. Mi chiede se voglia intendere che è colpa sua. Gli rispondo che naturalmente no, che lo volevo sensibilizzare su quello che stavano facendo alcuni suoi supporter. Mi risponde che avrebbe provato a sensibilizzare.
Per specificare: lei non gli ha mai chiesto una difesa pubblica?Avevo deciso di tenere la vicenda privata. Lui pubblica il suo post senza avvisarmi, rende di pubblico dominio la questione della casa, viola il patto di riservatezza dei messaggi personali che ci siamo scambiati, omette che la porcheria della pubblicazione è legata a suoi sostenitori, equipara in sostanza la vicenda delle due case, per difendere se stesso, non me.
Non solo. A supportare la folle tesi "renziana", che stando così le cose è logicamente difficile pensare che sia estraneo alla vicenda come lui sostiene, è intervenuto l'immancabile Roberto Giachetti con una lettera inviata a Il Foglio e da lui riassunta in questi termini su Facebook:
"La violazione della privacy, l’intromissione nello spazio privato di ciascuno, ha lo stesso identico peso in entrambi i casi e deve essere ugualmente censurata e condannata senza se e senza ma. Se diciamo questo diciamo anche che chi vìola il segreto istruttorio per dare notizie che non hanno alcuna rilevanza penale e che attengono, appunto, ad un ambito che dovrebbe rimanere protetto, compie chiaramente e semplicemente un illecito e non sta facendo alcuna attività meritoria, salvo che non si consideri come un merito, cosa che purtroppo sempre più avviene, farlo nei confronti di un politico".
Insomma, il "fantastico" Giachetti, rappresentando in toto il punto di vista ufficiale di Italia Viva e del suo proprietario, vuole farci credere che sia normale e persino dovuto mettere sullo stesso piano due cose completamente diverse, visto che la casa del giornalista Formigli non è al centro di alcuna inchiesta giudiziaria, compresa la modalità del suo acquisto e che Formigli non è stato eletto da nessuno per rappresentarne gli interessi e come personaggio pubblico deve rendere conto solo al suo editore, all'etica professionale e agli ascoltatori che hanno la libertà di non vederlo e di cambiare canale.
Questa vicenda, semmai ce ne fosse stato bisogno, è l'ennesima riprova di come i partiti siano stati abituati finora a gestire il loro rapporto con chi fa informazione e di come agiscano scompostamente nel momento in cui ritengono che i fatti, riportati nella loro evidenza, svelino il loro vero volto, che poco o nulla ha a che vedere con quanto certi politici pretendono di smerciare.