Si allarga la protesta in Cina contro le misure anti-Covid imposte dal governo. Le manifestazioni dal nord-ovest adesso si sono spostate nel sud-est, dove migliaia di persone sono scese per le strade di Shanghai con fogli di carta bianchi in segno di lutto, candele e fiori per le vittime dell'incendio di  Urumqi, mentre gli studenti hanno manifestato nelle università di Pechino e Nanchino.
 
Shanghai non è una città qualunque: è la più grande città della Cina con i suoi 25 milioni di abitanti ed il principale centro finanziario del Paese. Per questo motivo la protesta accompagnata da slogan che chiedevano le dimissioni di Xi Jinping e quelle del Partito comunista non può essere considerata come un avvenimento secondario, anche perché qualsiasi critica diretta al governo e al presidente potrebbe avere gravi conseguenze in Cina.

Al momento, però, Pechino non sembra aver intenzione di venir meno alla decisione presa di mantenere le rigide regole del lockdown, come ad inizio pandemia, per fermare il contagio che per quella nazione ha raggiunto livelli record, con quasi 40.000 nuovi casi registrati sabato.

Una scelta, però, che sta avendo pesanti conseguenze non solo sull'ordine pubblico, ma anche sull'economia, che ad ottobre ha fatto segnare un evidente rallentamento a causa di una diminuzione della produzione industriale e delle vendite al dettaglio, di nuovo in calo per la prima volta in cinque mesi. In diminuzione anche i ricavi delle principali imprese industriali.

Dati, quest'ultimi, che devono far preoccupare non solo la Cina, ma anche l'intero occidente, visti i riflessi di quella economia in relazione agli scambi commerciali con Europa e Stati Uniti.