Riflettori puntati su Giorgia Meloni e Matteo Salvini, al centro della polemica in questi giorni, alla Jerusalem prayer breakfast, nella Sala della Minerva a Roma.
La Jerusalem Prayer Breakfast (JPB) è un movimento di preghiera fondato e presieduto dal già Membro della Knesset (MK) Robert Iliatov e co-presieduto dalla già Deputata del Congresso Americano Michele Bachmann. Quest'anno ospiti di onore sono stati proprio i due leader del centrodestra al centro della polemica per le note inchieste giornalistiche di Fanpage.
Ma adesso l eco delle polemiche sono lontane anni luce, anche quelle legate alle presunte dichiarazioni del candidato per il comune di Roma del centrodestra Enrico Michetti. Salvini e la Meloni con questa loro presenza hanno ancora una volta mostrare il loro pieno sostegno alla causa israeliana da sempre fedele alleato dell'occidente e del nostro paese.
Anche se ci ha pensato l'ambasciatore di Israele in Italia Drord Eydar. a mettere un po di sale alla discussione dichiarando che “Attualmente, l'ambasciata italiana in Israele non è nella nostra capitale, non è nella sua sede naturale. Io ho un sogno, ed è condiviso da molti: il sogno è vedere la bandiera dell'Italia, questo meraviglioso Paese, sventolare nella Città Eterna di Gerusalemme”.
La leader di Fratelli d’Italia, invece in linea con la sua politica che fa leva da tempo sulla chiarezza e sulla coerenza, che ha ricordato il discorso di qualche anno fa, quando in veste di ministro della Gioventù, al terzo e ultimo giorno di visita in Israele, sul libro degli ospiti fuori dal Memoriale dei bambini scrisse: «C’è sempre un’alternativa all’odio, alla sopraffazione, alla violenza e alla guerra. Nostro dovere, ovunque e per sempre, è costruire quell’alternativa» già una alternativa che evidentemente adesso qualcuno non vorrebbe concedere ad un partito. primo nei sondaggi, che secondo il vicesegretario del PD Giuseppe Provenzano, ex ministro del sud, sarebbe addirittura fuori dall'arco costituzionale.
“Prego con voi, oggi, per un futuro di prosperità e pace, con l’affetto e l’ammirazione di sempre”, esordisce la leader di Fdi. Nessuna parola è lasciata al caso. La deportazione degli ebrei dal ghetto di Roma nel 1943, tuona Meloni, è “opera della follia nazi-fascista”. Mettendo a tacere quanti troppi continuano ad accusarla di non voler abiurare nostalgie per un passato terribile che fortunatamente è ormai destinato a rimanere solo sui libri di storia o nella mente di qualche nostalgico invasato.
Certo come è nello stile della leader di Fdi non poteva mancare un pizzico di polemica contro i facili moralismi chi è solidale a corrente alternata” I nemici di Israele – ha ricordato infatti la Meloni – sono anche in occidente. Non sono solo i terroristi: ma chi getta discredito. Chi ne auspica la scomparsa. E chi vuole boicottare i prodotti, mettendola in ginocchio. Noi siamo impegnati contro tutte le forme di ostilità contro Israele.” Salvini dal canto suo cerca di ribadire la profonda amicizia e vicinanza del nostro paese con Israele. Da abile e consumato politica di razza fiuta l'argomento che sembra stare maggiormente a cuore alla platea presente in sala e cioè il riconoscimento della capitale del paese a Gerusalemme.
“L’amicizia tra Italia e Israele è un dono e un fiore che va curato ogni giorno. Gerusalemme ed Israele sono una cosa sola.” È conquista la platea ribadendo che trasferire la capitale li è un dovere civico e morale. È ribadisce il concetto che Israele ha diritto di difendersi dagli attacchi terroristici portato da anni contro il suo territorio. aggiungendo di aver chiesto a tal proposito al premier Draghi di boicottare il prossimo vertice di Durban.
Per Paolo Formentini, deputato della Lega che siede nel Comitato di amicizia Italia-Israele, non c’è spazio per l’ambiguità: “L’odio per Israele è la forma di antisemitismo più vigliacca e viscida che ci sia”.