Indubbiamente l’Incarnazione è il mistero soggiacente in tutta la cristologia del Nuovo Testamento, cominciando dal Vangelo più arcaico di Marco, passando per le grandi lettere di san Paolo apostolo, per giungere alla sua tematizzazione nel Prologo del Vangelo di Giovanni e delle lettere giovannee. Infatti, in uno di essi possiamo leggere: «In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio» (Gv 1,1). Ci accorgiamo subito che san Giovanni utilizza apertamente il linguaggio del “divenire carne” della Parola eterna nel quadro di una grande economia di salvezza.[1]

Sant’Agostino invece, arriva così a dire: «In principio era il Verbo. In principio era il Verbo. Se il Verbo fosse stato creato (non è stato creato il Verbo per mezzo del quale sono state create tutte le cose); se il Verbo fosse stato creato, la Scrittura direbbe: “In principio Dio creò il Verbo”, come dice nella Genesi: “In principio Dio creò il cielo e la terra” (Gn 1, 1).  In principio, dunque, Dio non creò il Verbo, perché: “In principio era il Verbo”. Appunto il Verbo che era in principio, dov’era? E il Verbo era presso Dio. Per l’ascolto consueto di parole di uomini, noi siamo abituati a non dar peso al nome che è proprio della Parola».[2]

Sant’Agostino si chiedeva in una delle sue opere: «Chi può comprendere la Parola invariabilmente presente? Tutte le nostre parole risuonano e passano. Chi può comprendere la Parola invariabilmente presente se non colui che è immanente a se stesso? Vuoi comprendere la Parola che è invariabilmente presente? Non seguire la corrente della carne. Questa carne è davvero un fiume: è infatti mutevole. Quasi come da occulta sorgente della natura uomini nascono, uomini vivono, uomini muoiono e non sappiamo da dove vengano né dove vadano. Fino a che viene fuori dalla sorgente, l’acqua rimane nascosta; scorre e si fa visibile in fiume, ma di nuovo resta occultata nel mare. Non facciamo conto di questo fiume che sgorga, scorre, non è più; non facciamone conto. Ogni carne è come l’erba e la sua gloria è come un fiore del campo; secca l’erba, appassisce il fiore. Vuoi durare sempre? Ma la parola del nostro Dio dura sempre (Is 40, 6-8)».[3] 

 “Il Verbo - Intelletto divino” è verità in quanto sede di tutti gli intelligibili. Essa è presentato in sant’Agostino pure come “Uomo-Dio in dialogo con gli uomini”. “La Parola preesistente”, cioè il Figli di Dio, nella cristologia viene considerato come perfetta somiglianza del Padre. Infatti, Egli manifesta al massimo grado la cura provvidenziale e misericordiosa del Padre nei confronti dell’umanità (il che costituisce l’aspetto storico - salvifico della verità di Dio) proprio nell’evento dell’Incarnazione.[4] 

sac. prof. dott. Gregorio Lydek - ks. prof. dr Grzegorz Łydek

 

[1] Cf. MARCELLO BORDONI, Gesù di Nazaret,cit., p. 761.
[2] Cf. MARCELLA RECCHIA, Opere di Sant’Agostino Discorsi, cit., p. 73. 
[3] MARCELLA RECCHIA, Opere, cit., p. 75.
[4]Cf.  RICCARDO FERRI, Gesù e la Verità – Agostino e Tommaso interpreti del Vangelo di Giovanni, Città Nuova, Roma 2007, p. 92.