Esteri

Sta forse tornando la guerra fredda?

Chi avrebbe mai immaginato che la seconda decade del XXI secolo si sarebbe aperta su panorami apocalittici di ogni genere ma che, proprio nel momento in cui le minacce concrete si presentano, quasi nessuno ne riporta o si preoccupa di aprire un discorso in merito? 

Se vi fosse una casa sta andando a fuoco e la famiglia che vi abita fosse intenta a dipingere una natura morta, questo non apparirebbe sicuramente curioso ed estraneo al contesto descritto? Ebbene, anche se appare paradossale, questo è anche quanto sta avvenendo nella nostra epoca, ma andiamo con ordine: il termine “guerra fredda”, com’è noto, stava un tempo ad indicare uno stato di tensione politico militare, dal periodo tra il 1945 ed il 1990, tra i blocchi detti “occidentale” e “orientale”. Quest’epoca si riteneva conchiusa con il crollo del blocco sovietico. Sorprende, dunque, che una serie di eventi seriamente preoccupanti emergano, ora, sulla scena geopolitica. 

A febbraio 2021, neppure ad un mese dall’insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca, gli Stati Uniti spostano uno squadrone di costosi bombardieri B-1 con capacità nucleare dalla base di Dyess in Texas alla base di Ørland in Norvegia. La stampa americana, progressisti e conservatori all’unisono, accoglie favorevolmente tale provocazione acclamandola come un “un approccio più duro nei confronti di Mosca (tougher approach to Moscow)” rispetto al predecessore di Biden. Da questa prima azione molte ne sono seguite, incluso manovre navali nel Mar Nero, nel mese di giugno, che hanno dato luogo ad un pericoloso incidente con l’esplosione di salve di avvertimento da parte della marina russa contro il cacciatorpediniere britannico Defender che si era addentrato nelle loro acque territoriali. 

L’evento più grave degli ultimi giorni di cui non si trova notizia in Italia è la recente riattivazione, avvenuta ad ottobre del 2021, del 56th Artillery Command di stanza a Magonza, nei pressi di Francoforte sul Meno. In quest’ultimo caso si tratta di un’unità missilistica con capacità offensiva nucleare equipaggiata con i nuovissimi missili supersonici a lungo raggio “Dark Eagle”, in grado di raggiungere la formidabile velocità di Mach 5, ossia cinque volte la velocità del suono, e capaci di colpire Mosca in appena 21 minuti di volo! Questi sono sviluppi gravi e preoccupanti sui quali, curiosamente, gran parte della stampa tace, mentre la politica agisce, subdolamente come al solito, sfruttando questo silenzio compiacente e la solita disattenzione della cittadinanza distratta, al momento, da ben altre faccende e spaventi.

Quella che viene detta “triade nucleare”, ossia l’insieme dei missili balistici intercontinentali (ICBM) ed a raggio intermedio (IRBM), il potenziale nucleare aereo (una volta i famosi bombardieri B-52, adesso anche B-1 e B-2) e quello navale, in gran parte sommergibili, rappresenta già una pericolosissima e costosissima struttura che ha corrispettivi principalmente in Russia e Cina. Dagli anni ’60 ad oggi, questi colossali apparati di mutua distruzione hanno conosciuto modifiche, ammodernamenti, ampliamenti o riduzioni, ma non hanno mai smesso di essere attivi. 

Nel 1983 vennero prodotti due blockbuster, rispettivamente WarGames e The Day After che, con un intervallo di vent’anni dall’inizio di questo folle gioco del deterrente a chi ha le bombe più grosse, portarono alla coscienza del grande pubblico i pericoli e le possibili devastazioni apocalittiche di uno scontro termonucleare - nonostante The Day After sia definitivamente ottimista rispetto alla distruzione effettiva. Altri due film, prodotti l’uno all’inizio di questo pericolo e l’altro subito dopo l’assassinio del Presidente Kennedy e l’escalation in Vietnam, sono l’eccellente L’ultima spiaggia, pellicola del 1959 diretta da Stanley Kramer ed il ben noto capolavoro di Kubrik: Il dottor Stranamore, nel 1964. 

Persino Hollywood si era dunque accorta della gravità della situazione, mentre l’apparato politico-militare continuava a mantenere l’opzione nucleare sul tavolo fino alla pazzoide proposta della Strategic Defense Initiative (SDI), ribattezzata dalla stampa come “Scudo spaziale”, annunciata da Ronald Reagan proprio il 23 marzo del 1983, lo stesso anno in cui, a maggio, il film WarGames verrà presentato a Cannes e The Day After verrà trasmesso dal canale televisivo ABC il 20 novembre.

Già nel 2016 la triade nucleare statunitense venne potenziata, dal premio Nobel per la pace Barack Obama (quali strabilianti paradossi offre la nostra epoca!), con l’aggiunta di 1000 nuove testate strategiche comprendenti anche dei missili cruise a capacità nucleare. Una mossa sulla quale persino William Perry, già Segretario della difesa sotto Carter e Clinton, espresse gravi quanto inascoltate preoccupazioni: “Se il piano diventa realtà, le dispute tra nazioni avranno più probabilità di sfociare in un conflitto nucleare che durante la guerra fredda. If the plan becomes real, disputes among nations will be more likely to erupt in nuclear conflict than during the Cold War.” Un ammonimento preoccupante quanto inascoltato.

Aver autorizzato, come ha fatto l’Amministrazione Obama, la possibilità di utilizzo di missili cruise per scopi nucleari è, in sostanza, una violazione di quel tacito equilibrio di sorveglianza reciproca consentito dagli armamenti nella triade nucleare. I missili cruise hanno la capacità di volare in maniera così radente al suolo da non essere rilevabili dai radar di terra, ma solo da speciali aerei detti AWACS: questo significa che è in teoria possibile lanciare un attacco nucleare senza che l’avversario sia in grado di accorgersi dell’arrivo di questi ordigni fino al momento in cui questi raggiungono l’obiettivo. Tutti i sistemi d’arma utilizzati nella triade nucleare hanno, invece, un lasso di tempo implicito tra il lancio ed il raggiungimento dell’obiettivo il quale, consentendo la possibilità di una risposta contraria, rende possibile, al tempo stesso, un controllo indiretto attraverso quel deterrente della “mutually assured destruction”, la “mutua distruzione assicurata” – termine abbreviato con l’acronimo “MAD” che, tradotto come tale, significa semplicemente “pazzo”.

Dei missili da crociera che possono raggiungere l’obiettivo senza essere rilevati, oltre alla minaccia diretta, rappresentano una serie di pericoli indiretti, non ultimo il fatto secondo cui, se qualche gruppo di malintenzionati riuscisse a far esplodere un ordigno nucleare sul suolo russo, il Cremlino non potrebbe esser immediatamente certo che non si tratti, invece, del primo di una serie di missili cruise facenti parte di un attacco su vasta scala e potrebbe rispondere con il proprio arsenale a quello che potrebbe ritenere come un attacco da parte di un'altra potenza nucleare. Un’ipotesi che bisognerebbe evitare ad ogni costo ma che, grazie alla politica del Presidente premio Nobel per la pace è invece una possibilità tangibile.   

 A questo si aggiunge l'elemento cinese: ad agosto del 2021 la Cina, che fino a pochi anni fa manteneva un basso numero di testate nucleari per scopi puramente difensivi, sentendosi minacciata dall’incremento di forze strategiche nell’area del Pacifico ha incrementato il proprio arsenale e testato, con successo, un missile ipersonico balistico (DF-ZF/WU-14) con capacità nucleari. 

Risulta difficile capire come sia stato possibile eliminare dalla coscienza collettiva delle nuove generazioni il gravissimo tema della spada di Damocle nucleare che non è mai stata rimossa. La crisi climatica è sicuramente un fatto grave, ma le armi nucleari e la politica di escalation lo sono altrettanto! I media generalisti, al momento impegnati in maniera talmente forsennata a riportare numeri di contagi o di norme di discriminazione pseudo-democratica, sembra non abbiano il tempo o lo spazio sulla pagina per informare su eventi correnti quale l’escalation militare tra Nato e Russia. Non si arriva più neppure a chiedersi come mai una struttura militare sorta per contrastare la forza strategica del vecchio Patto di Varsavia, dissolto nel 1991, sia invece oggi più attiva che mai e stia riproponendo strategie provocatorie ed inutilmente pericolose.

Mentre una metà del mondo si mette in maschera terrorizzata da un virus a bassa mortalità, al tempo stesso si aumenta la tensione politica e si fanno preparativi nucleari con armi a mortalità pressoché totale. Le armi termonucleari attualmente disponibili hanno la possibilità di cancellare molte volte gran parte delle specie viventi dal pianeta e, questo, anche senza aggiungervi il pericolo ulteriore di armi chimiche e batteriologiche nelle mani di una classe politica sempre più instabile e sempre meno indipendente. E tutto questo non è quasi argomento di discussione...  Il nostro è un secolo indubbiamente curioso.

Autore Sergio Caldarella
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