Politica

Il Pd in picchiata nei sondaggi non riesce a convincere la sinistra radicale ad allearsi per le politiche

In base all'ultimo sondaggio pubblicato su Radio RAI il 23 novembre dall'Istituto Ixè, il Movimento 5 Stelle continua a guadagnar consensi, confermandosi il maggior partito italiano con il 28% delle preferenze, mentre, di pari passo con il proseguire del treno renziano per l'Italia, il Pd continua a perdere consensi, toccando il 23,4%.

La coalizione di centro destra, al momento, sarebbe quella che più di altri ha la possibilità di aggiudicarsi le elezioni, anche se lontana dal raggiungere i numeri per governare.

Sinistra italiana e Mdp, se si aggiungono i possibilisti di Civati, sempre secondo il sondaggio, viaggiano verso quota 7%. Un traguardo di non poco conto, considerata la dissennata campagna mediatica in cui vengono giornalmente coinvolti dall'intellighentia della stampa italica che cerca di dimostrare a loro e agli elettori che il niet a Renzi non consente di vincere e neppure fa sì che gli altri non perdano.

Più o meno, le tesi politiche della stampa nostrana - quella formata da coloro che dovrebbero essere bravi - vanno a braccetto con le logiche legate a quelle di una gara di paese, dove vittoria e sconfitta di un rione o contrada che dir si voglia, sono il massimo del risultato cui uno dovrebbe aspirare. Le elezioni politiche in Italia sono come il Palio di Siena, con l'unica differenza che a sostituire cavalli e fantini ci sono candidati che aspirano ad una poltrona alla Camera e al Senato.

Il mercato delle vacche che sta andando in scena già da alcuni giorni nel centro sinistra prevede che il ruolo del mezzano venga svolto da Fassino. Incaricato da Renzi, in compagnia di Maurizio Martina e Cesare Damiano, l'ex sindaco di Torino ha cercato di capire quali potessero essere i margini di trattativa con i fuoriusciti dal Pd che hanno dato vita ad Articolo Uno e con Sinistra Italiana.

Poiché Renzi da quelle parti non è un "articolo" spendibile al pari del vincere o non far vincere gli altri partiti, la triade ha provato a convincere Cecilia Guerra capogruppo Mdp al Senato e Giulio Marcon capogruppo Sel alla Camera dei Deputati ad aderire ad un'alleanza alle politiche parlando di contenuti programmatici.

Il problema per Fassino e soci è che Renzi non vuol recedere, per motivi di immagine personale, dallo zoccolo di controriforme messo in atto dal suo Governo. Quindi i cosiddetti "contenuti programmatici" non sono altro che un addendum alla situazione di fatto che, tanto per fare un esempio rimanendo al campo del lavoro, non prevede di certo alcuna variazione nell'impianto del Jobs Act.

Un'alleanza fatta solo per mascherare con degli slogan l'impianto delle riforme che hanno portato alla scissione è quanto di più assurdo si possa pensare... ed è per questo che il Pd di Renzi l'ha proposta ed è per questo che la sinistra radicale l'ha rifiutata.

Autore Piero Rizzo
Categoria Politica
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