Diverse le raccomandazioni dell'Europa all'Italia nella quinta relazione sullo Stato di Diritto diffusa ieri da Bruxelles.
Dure le critiche sul fronte giustizia:
«In Italia la nuova legge che annulla il reato di abuso d’ufficio e limita la portata del reato di traffico di influenze ha implicazioni per l’individuazione, e le relative indagini, di frodi e corruzione. ... La penalizzazione dell’abuso d’ufficio e del traffico di influenze sono parte delle convenzioni internazionali sulla corruzione e sono, dunque, strumenti essenziali. ... La riduzione della portata del reato di traffico di influenze avrebbe dovuto esser controbilanciato da più forti regole sulle lobby, fronte sul quale non vi è stato alcun progresso...»
A Nordio saranno fischiate le orecchie anche in relazione alla riduzione della prescrizione, al momento in fase di discussione, perché potrebbe ridurre il tempo a disposizione per procedimenti penali, incluso casi di corruzione.
Problemi anche per le riforme costituzionali, in particolare il premierato tanto caro a Meloni, alla quale Bruxelles rinfaccia anche il dilagare dell’utilizzo di decreti-legge, la cui frequenza «potrebbe impattare sull’equilibrio di poteri tra il governo e il Parlamento».
Tra gli altri rilievi, il fatto che «non vi sono stati progressi sul finanziamento dei partiti politici e delle campagne elettorali», sottolineando che «l’attuale pratica delle donazioni private ai partiti potrebbe impedire l’assunzione di responsabilità e può risultare persino in una sproporzionata influenza di donatori privati sull’agenda politica». Di qui la raccomandazione di «introdurre un singolo registro elettronico sui finanziamenti dei partiti».
Nota dolente anche la libertà di stampa, a cominciare dalla Rai, in relazione alle modalità di governance e di finanziamento. La Commissione, poi si dice preoccupata per la limitazione alla possibilità di pubblicare i contenuti di vari documenti giudiziari, cui si aggiunge la questione degli attacchi fisici e delle intimidazioni ai giornalisti.
«Dall'Ue – commentano Debora Serracchiani, responsabile nazionale Pd per la giustizia, e Federico Gianassi, capogruppo dem in Commissione Giustizia - arriva una sonora bocciatura alla gestione schizofrenica della giustizia del ministro Nordio».
Le preoccupazioni della Commissione, commenta anche Giovanni Zaccaro, segretario dell’associazione di magistrati Area, «confermano i dubbi già espressi da tanti prestigiosi giuristi italiani».