«C'è chi si lamenta e dice solo no. E c'è chi prova in modo concreto, verificabile. Oggi abbiamo lanciato con il Ministro Calenda il progetto Industria 4.0. Un passo in avanti per dare un futuro alla manifattura italiana. Impegni puntuali, verificabili. Un modo diverso dal solito di concepire il rapporto politica-impresa. Non basta lamentarsi, non serve rassegnarsi. Bisogna mettersi in gioco e lottare per l'Italia di domani. Noi ci siamo.»

Il solito proclama di Renzi, rivolto ormai non si sa bene a chi considerati i precedenti delle sue dichiarazioni, per annunciare l'ennesima svolta epocale messa in atto dal suo Governo: il piano nazionale per l'Industria 4.0.

Fantastico annuncio... anche se nessuno sa di cosa si stia parlando! Comunque, a spiegarlo ci soccorre la presentazione del ministero dello Sviluppo e da lì possiamo capire che l'industria 4.0 riguarda la "connessione tra sistemi fisici e digitali, analisi complesse attraverso Big Data e adattamenti real-time". A questo possiamo anche aggiungere, non si capisce se come conseguenza o ulteriore elemento di innovazione, anche l'utilizzo di macchine intelligenti, interconnesse e collegate ad internet.

Se questa definizione fosse giudicata da qualcuno ancora leggermente fumosa e poco chiara, allora potrà avere maggior supporto dall'elencazione dei seguenti punti: robot collaborativi interconnessi e rapidamente programmabili, stampanti in 3D connesse a software di sviluppo digitali, realtà aumentata a supporto dei processi produttivi, simulazione tra macchine interconnesse per ottimizzare i processi, integrazione informazioni lungo la catena del valore dal fornitore al consumatore, comunicazione multidirezionale tra processi produttivi e prodotti, gestione di elevate quantità di dati su sistemi aperti, sicurezza durante le operazioni in rete e su sistemi aperti, analisi di un'ampia base dati per ottimizzare prodotti e processi produttivi.

Ancora non si è capito che cosa sia l'industria 4.0? E allora cerchiamo di dirlo, banalizzando il più possibile il concetto: ulteriore incremento dell'uso della robotica in tutte le fasi della produzione ed una maggiore interconnessione tra apparati e siti produttivi per ottimizzare al meglio i tempi di produzione, la quantità di prodotti da realizzare, ottimizzando ancora di più i costi.

Tutto ciò verrà finanziato dal 2017 al 2020 con un impegno pubblico per oltre 10 miliardi di euro tramite investimenti e agevolazioni destinate alle aziende che modificheranno i loro processi produttivi verso questa nuova filosofia di produzione.

Sicuramente tutto bello e tutto fantastico. Non solo, sicuramente tutto ciò è anche necessario per adeguarsi a quello che fanno o faranno gli altri paesi. Ma quanto potrà essere utile al sistema produttivo italiano? Marchionne, da questo piano, ne trarrà sicuramente vantaggio. Ma non tutte le industrie italiane sono FCA. Più del 90% delle industrie del nostro paese è costituito da piccole e piccolissime aziende che una volta formavano il famoso  made in Italy. Adesso, queste aziende arrancano tra la voglia e la necessità di chiudere. La rete Internet in Italia in alcune zone non consente collegamenti via ADSL e dove questi sono possibili la velocità di interconnessione è poco più che accettabile.

Pertanto, in questo scenario è difficile credere che il piano del Governo possa anche minimamente incentivare la crescita. Inoltre, c'è un aspetto non marginale che il piano non prende, neppure lontanamente, in considerazione. Con l'industria 4.0 il numero di lavoratori richiesti nel processo di produzione si ridurrà, ed in alcuni casi anche drasticamente. Le persone che una volta avrebbero trovato un lavoro in fabbrica, domani che cosa faranno? Non tutti potranno diventare systems engineer. Il piano del Governo non lo dice. Forse non è funzionale alla bellezza della presentazione e degli annunci.