Il 30 luglio scorso il Presidente della Repubblica Mattarella è intervenuto alla cerimonia  di commemorazione per le stragi avvenute nell'80  nella stazione di Bologna e a Ustica. Non c'era bisogno di una celebrazione per ricordare ai parenti delle vittime quello che è accaduto decenni fa, come è accaduto e soprattutto i motivi che hanno determinato tali tragedie: per loro è stato un ininterrotto periodo di dolore alimentato non solo  dalla perdita subita  ma dalle delusioni, dalle menzogne, dai tradimenti, per una verità soffocata dalle "ragioni di stato". Due tragedie, due dinamiche diverse ma che sono sfociate entrambe in una denegata giustizia.  E' ormai pacifico che dietro  agli atti di terrorismo vi erano mandanti rimasti tutt'ora "ufficialmente e giudizialmente" sconosciuti ed impuniti il cui agire era finalizzato a sabotare una democrazia nascente dalle ceneri di un conflitto mondiale al termine del quale  l'Italia  era stata quasi rasa al suolo e, in particolare, il centro sud versava in un grave stato di arretratezza economica e culturale. 

L'europa era divisa in due blocchi contrapposti dove l'America, la Francia e l'Inghilterra determinavano la politica e le condizioni di vita dei paesi appartenenti al Patto Atlantico. In particolare gli americani avevano "salvato " il residuo più pericoloso del fascismo e avevano arruolato la mafia come fiancheggiatrice per contrastare il fenomeno comunista al fine di imporre all'Italia una politica finalizzata a soddisfare i propri interessi economici e tattici.

La "strategia della tensione" anche se sarebbe più appropriato definirla "del terrore" colpendo cittadini inermi, magistrati e giornalisti impegnati a far luce su verità scomode, sindacalisti, politici (vedi Moro) volevano creare insicurezza e sfiducia nelle istituzioni democratiche e spingere la collettività verso una deriva "forte".

Mentre la strage di Bologna rimane una tipica espressione di una crudele ed insensata strategia  destabilizzante, Ustica rappresenta un'aberrata esibizione di potere degli "alleati" che, senza informare le nostre autorità militari, abbattevano accidentalmente  un velivolo di linea civile durante un'azione di guerra aerea in tempo di pace su territorio italiano pretendendo e ottenendo l'impunità: sulla verità è stata posta l'elegante pietra tombale del segreto di stato e lì giace da quarant'anni. Tutti i testimoni sono gradualmente scomparsi, chi per incidenti (più o meno casuali) o suicidandosi (più o meno spontaneamente). La nostra democrazia vive di luce riflessa per questo ci ha regalato la libertà dei servi. 

A suo tempo furono commessi due gravissimi "errori politici"; le istituzioni italiane accettarono passivamente che gli "alleati"  interferissero pesantemente  nella vita politica, economica, istituzionale del paese e relegare il partito comunista al puro ruolo di forza destabilizzante lasciando che si creasse di conseguenza una conflittualità sociale che andava ben oltre l'ideologia invece di considerare tale fenomeno socio/politico/culturale  per quello che realmente rappresentava: una espressione delle istanze delle classi più deboli del paese che erano concentrate maggiormente nel centro sud. 

Dovevano essere i principi costituzionali a mediare tale contrapposizione politica interna evitando un pericoloso scontro sociale e gradualmente aiutare la popolazione a maturare una coscienza civile basata sui principi democratici dei diritti e dei doveri. Forattini con le sue vignette descrive esaurientemente il costume socio/ politico di quegli anni, rappresentava l'Italia come una bella donna procace che accettava regalie a destra (Atlantico) e a sinistra (oltre il muro) e tirava a campare in un lusso artificiale. In quel periodo a rovinare tale armonia vi erano "due note stonate": Enrico Mattei e Adriano Olivetti che sono state "silenziate", come sono stati eliminati tutti coloro che fino al 1992 hanno fatto un "sano baccano", da allora è caduto un silenzio tombale:  è questo silenzio che mi fa sempre più paura!

Comunque la nostra classe politica è riuscita a risolvere con successo il grave problema del comunismo, attualmente abbiamo due schieramenti: un centro destra e un centro sinistra (praticamente una sinistra, una destra di cui non si capisce la differenza e due altrettanto incomprensibili centri che si accompagnano con uno e con l'altro) che somigliano più a due comitati d'affari che fanno capo principalmente e due regioni - Lombardia e Emilia Romagna - che operano su tutto il territorio nazionale. 

Vi è attualmente nell'Italia del nord una tempesta di democrazia infatti le regioni, in base ad una interpretazione estremamente elasticizzata del  concetto prima e del principio costituzionale di  autonomia poi, stanno trasformando il settentrione in un sistema di feudi con a capo i  feudatari con i loro vassalli, valvassori, valvassini avendo il democratico pudore  di chiamarli governatori, presidenti e  via dicendo. Vi è una profonda lacerazione all'interno di questo paese alimentata da un insano secessionismo e un culto del profitto che sta distruggendo un patrimonio di valori e la memoria dei passati errori: questo paese sta attraversando una profonda e pericolosa crisi di identità che sta disorientando tutti. Si stanno disintegrando le comuni regole del vivere civile e la pandemia lo sta dimostrando: un restringimento temporaneo della libertà di movimento per salvaguardare la propria e l'altrui vita viene frainteso come una lesione del diritto costituzionale, tali messaggi vengono divulgati da chi aspira a conquistare  il potere a tutti i costi, risultato: aumentano di giorno in giorno i contagi vanificando tutti i sacrifici sopportati dai più deboli e vulnerabili. Non dimenticherò mai la voce di quella donna che, all'uscita dal Palazzo di Giustizia,  rivolta al governatore e al presidente di confindustria e ad altri notabili della Lombardia  ha gridato loro. "Ci avete mandato al massacro per tenere aperte le vostre imprese".

La mancanza di coscienza civile, l'assenza di nobili principi, il culto del profitto e un debito pubblico stratosferico hanno fatto più danni del terrorismo.