PERUGIA, le mascherine proteggono dalla covid-19 ma non da eventuali conflitti di interessi
L’AFAS (Agenzia Comunale delle Farmacie) acquista mascherine da una ditta di cui risulta essere socio amministratore e legale rappresentante, una consigliera di amministrazione di Afas stessa (a nomina del sindaco Romizi).
Si legge dal verbale della riunione della V Commissione Consiliare Controllo e garanzia del Comune di Perugia:
Il consigliere comunale Giuliano Giubilei (PD) ha evidenziato che, nel caso di specie, non vi era solo un potenziale conflitto di interessi, ma ben oltre. Se è vero, infatti, che statuto e regolamento di Afas consentivano di procedere con l’operazione descritta, tuttavia la stessa è stata contraddistinta da evidente inopportunità politica. Una vicenda del genere, se fosse accaduta all’interno di una qualsiasi società privata, avrebbe fatto gridare allo scandalo.
Lo stesso Giubilei ha tenuto a precisare che il dono di mascherine da parte dell’azienda Pigolotti è stata di soli 200 dispositivi a fronte della successiva vendita di ben 5500 pezzi per un totale di oltre 11mila euro. Da qui le perplessità evidenziate dall’opposizione.
In replica finale la capogruppo PD Bistocchi ha tenuto a precisare che, essendo quello dei membri del cda un incarico fiduciario da parte del sindaco, è evidente che ciò comporta maggiori responsabilità. Proprio per questo la vicenda ha sollevato legittime perplessità tra i membri dell’opposizione che hanno, per l’effetto, semplicemente provveduto ad esercitare fino in fondo il loro ruolo istituzionale.
A maggior chiarimento si pubblica per intero il comunicato del gruppo consiliare dell’opposizione (PD):
“Comunicato - 07/07/2020 AFAS ACQUISTA LE MASCHERINE DA UN MEMBRO DEL SUO CDA: Il CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE FACCIA UN PASSO INDIETROL’emergenza legata alla diffusione del coronavirus ha modificato fortemente la vita di tutti noi, dalle relazioni sociali tra le persone fino all’utilizzo di alcuni beni, diventati improvvisamente di prima necessità, come le mascherine.Nel bel mezzo dell’emergenza sanitaria, a causa della scarsa disponibilità di questi presidi, i costi per reperire le mascherine sono lievitati, arrivando anche a costare 1.80 euro per la singola mascherina chirurgica, a fronte dell’attuale costo di 0,50 centesimi. Proprio per questo, alcune settimane fa, abbiamo presentato un atto per chiedere all’Azienda comunale delle farmacie (Afas) di compiere qualsiasi sforzo al fine di calmierare il costo delle mascherine, cercando così di aiutare le persone e le famiglie più in difficoltà. A seguito della bocciatura del nostro ordine del giorno, abbiamo avanzato una richiesta di accesso agli atti, per capire a quale costo siano state acquistate le mascherine da Afas: ed è proprio tramite questa richiesta che abbiamo scoperto che una fattura, con un importo di quasi 11 mila euro, era intestata ad una azienda perugina, dove risulta essere socio amministratore e responsabile legale proprio un membro del Cda della stessa Afas, nominato dal Sindaco Romizi.Ieri in commissione controllo e garanzia abbiamo trattato il tema, per fare luce su questa delicata e nebbiosa vicenda, riscontrando una evidente inopportunità politica nell’operato di Afas e del suo Cda, legata alla presenza di un palese potenziale conflitto di interessi nel momento in cui una azienda pubblica acquista mascherine da un esercizio il cui titolare è membro del proprio Consiglio di Amministrazione. Anche se la vicenda è avvenuta in un contesto emergenziale in cui è stato evidente un effettivo problema di approvvigionamento di mascherine ed è possibile che soprattutto nella fase iniziale della pandemia non erano molte le aziende del territorio che si erano organizzate per una rapida produzione, pur tuttavia non è accettabile l’idea che chi rappresenta l’azienda che vende le mascherine e chi rappresenta l’azienda che acquista le mascherine sia la stessa persona. Si sarebbe dovuto agire con maggiore attenzione e cautela, al fine di evitare di lasciare la ben che minima ombra sull’operato di Afas. È evidente che in una situazione come quella nella quale si è trovato il membro del Cda di Afas, in qualità di rappresentante della massima istituzione cittadina e in virtù di una superiore etica pubblica, si sarebbe dovuto dimettere dal Cda stesso un minuto prima di emettere la fattura alla stessa azienda della quale si è membri, al fine di tutelare nel migliore dei modi sia Afas che il Comune di Perugia.Tutto ciò non è accaduto, non abbiamo registrato alcun ravvedimento operoso da parte dei rappresentanti di Afas auditi ieri in commissione, ma solo strenue difese d’ufficio. Se non si capisce in pieno il ruolo pro tempore che si ricopre per conto della massima istituzione perugina, è evidente che esiste qualche problema ad interpretare ed esercitare il proprio ruolo all’interno dell’Azienda. È per questo che invitiamo l’intero Consiglio di Amministrazione di Afas, per il ruolo che si ricopre per nome e per conto del Comune di Perugia e per i cittadini che si rappresentano, a considerare l’ipotesi di fare un passo indietro, perché con questo gesto sia ribadito che i membri di nomina pubblica sono tenuti sempre in prima istanza a far prevalere l’interesse di tutti.”
Giampiero Tamburi