La versione curda

Secondo fonti dell'agenzia ANF, sarebbero almeno 113 i militari turchi che hanno perso la vita in seguito agli attacchi aerei portati dalla Russia nell'area di Idlib, nel nordovest della Siria, mentre sarebbero decine i feriti. 

Secondo l'agenzia Mezopotamya un centinaio di cadaveri sarebbero stati portati negli ospedali delle città di confine, mentre una trentina in un ospedale nel capoluogo della provincia di Hatay. 

Dopo la chiusura del valico di Ogulpinar, l'esercito turco ha reso off-limits l'intera regione, iniziando ad evacuare alcuni villaggi lungo la linea di confine.

Sui social sono riportate le immagini di numerose persone davanti all'ospedale di Reyhanli, al confine meridionale della Turchia, pattugliato dall'esercito, mentre arrivano ambulanze a sirene spiegate...


La Turchia ha risposto all'attacco poco prima della mezzanotte, bombardando con l'artiglieria i villaggi di Merenaz, Malikiye e al-Qamiye nella provincia di Sera nella zona di Efrin. Granate hanno colpito anche il villaggio di Sex Isa nella regione di Sehba. È segnalato un attacco anche contro la città di Tell Rifat.  


La versione russa (e siriana)

Per il ministero della difesa russo, militari turchi sono stati uccisi in un bombardamento dell'aviazione militare "siriana" mentre combattevano a fianco dei "jihadisti" nella zona di Behun, dove l'alleanza Hayat Tahrir al-Sham (ex Fronte al Nusra) aveva lanciato un attacco contro le forze governative siriane.

Erdogan pretenderebbe che i militari siriani si ritirassero dalle posizioni in cui la Turchia ha istituito posti di osservazione militari, minacciando di attaccarli se non lo facessero. Alla vigilia dell'attacco aereo di ieri nella zona di Idlib, il ministero della Difesa russo aveva dichiarato che la Turchia, appoggiando gruppi armati illegali, aveva violato l'accordo di Sochi. 

Negli ultimi tempi la Turchia ha fornito il proprio sostegno ai gruppi di Hayat Tahrir al-Sham che operano a Idlib e, secondo informazioni dell'Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, martedì avrebbe riconquistato la città di Saraqip, presa dal regime siriano, con l'aiuto dei jihadisti. 

Nel frattempo, secondo alcuni media russi, due navi da guerra russe equipaggiate con missili da crociera sono state inviate in Siria.


La versione turca

Ankara ammette la perdita di 33 soldati turchi nell'attacco aereo nell'area di Idlib, di cui attribuisce la responsabilità sia all'aviazione siriana che a quella russa. 

La Turchia ha reagito all'attacco dichiarando di aver colpito circa 200 obiettivi del governo siriano, "neutralizzando" [sic] 309 soldati siriani.


Erdogan si è riunito con il suo stato maggiore e il ministro della Difesa Hulusi Akarar per analizzare la situazione a Idlib. Il ministro degli Esteri turco, secondo l'agenzia di Stato Anadolu, ha parlato telefonicamente con il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, che dal canto suo "ha condannato i continui e "indiscriminati" attacchi aerei da parte di Siria e Russia nella provincia di Idlib.

Un portavoce del dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha espresso il pieno sostegno dell'amministrazione Trump alla Turchia, chiedendo la fine immediata di quella che ha definito una "spregevole" offensiva condotta dal regime di Assad, dalla Russia e dalle forze sostenute dall'Iran, aggiungendo di valutare qualsiasi tipo di opzione per sostenere al meglio il regime di Erdogan.

La Turchia avrebbe richiesto alla Nato l'attivazione dell'articolo 4 che prevede riunioni straordinarie dell'Organizzazione quando uno dei suoi membri ritenga minacciata la propria incolumità territoriale, l'indipendenza politica o la sua sicurezza. 

Dalla fondazione della NATO (1949), i suoi membri hanno fatto ricorso all'articolo 4 quattro volte: tre volte la Turchia e una Polonia e Lituania, a fronte dell'occupazione della Crimea da parte della Russia nel 2014.