Nell'Euro-Zone Economic Outlook pubblicata questo martedì, elaborata congiuntamente dall'Istituto di studi e previsione economica tedesco Ifo, dall'Istituto nazionale di statistica italiano Istat e dall'Istituto svizzero KOF, l'economia dell'area euro è indicata in rallentamento.
Questi i motivi principali che ne sono la causa:
turbolenze geopolitiche con l'accresciuta incertezza derivante dai conflitti commerciali a livello globale;
gli sviluppi politici legati a un aumento delle probabilità di una hard-Brexit;
i recenti attacchi terroristici alla produzione petrolifera.
Inoltre, se il commercio internazionale dovesse continuare a rallentare, aumenteranno a cascata gli effetti negativi sulle esportazioni e sull'attività manifatturiera dei principali paesi europei, in particolare la Germania. Una notizia che all'Italia, principale fornitore di quel Paese, non potrà certo far piacere.
Anche perché già adesso il nostro Paese risente del rallentamento dell'economia tedesca. Secondo Fitch infatti, nel 2019, quello che doveva essere un anno bellissimo, l'Italia non crescerà: anche il decimale di punto previsto nel precedente outlook è stato tagliato, con la crescita per quest'anno che sarà pari a zero.
E anche per la previsione per il Pil del 2020, secondo Fitch, è in calo e passa dal +0,5% al +0,4%, mentre nel 2021 sarà del +0,6%.
E ritornando alla previsione sull'Eurozona, le spese per consumi privati costituiranno il principale sostegno alla crescita, mentre gli investimenti fissi lordi forniranno un contributo più contenuto.
Anche l'inflazione non riuscirà ad incrementare, rimanendo sull'1% fino alla fine dell'anno, per poi riprendere a crescere solo all'inizio del 2020.
Naturalmente, una Brexit senza accordo potrebbe peggiorare il quadro già così non idilliaco.