Il lavoro, in Italia e in Europa, deve crearselo ognuno di noi. Dobbiamo cioè cambiare approccio, passare dal 'cerco lavoro' al 'creo lavoro'. Questo ho detto questa mattina incontrando un gruppo di giovani che dibattevano sulle poche possibilità lavorative che ci sono Italia.

Il problema occupazione è ovviamente più complesso e non lo si risolve con uno slogan, ma è dal cambio di mentalità che dobbiamo partire: startup, termine oggi tanto di moda ma di fatto radicato nel DNA italiano, non deve intendersi solo come 'fare impresa' ma come approcciare in modo diverso, proattivo, il tema lavoro. La mentalità, questo è tassativo, va quindi cambiata. Porsi il problema e cercare le soluzioni.
 
I problemi.

1. I giovani non pensano di indirizzare lo studio dove c'è richiesta; inoltre non conoscono le nuove professioni né quelle realmente più ricercate, compiendo così le solite scelte  che li portano verso settori in continua decrescita.

 2. In Italia c'è pochissima informazione del nuovo mondo del lavoro: i grandi media non raccontano storie di successo di nuovi imprenditori e professionisti, insistono sulla disoccupazione e non forniscono esempi che potrebbero ispirare i giovani e motivarli che, invece, contribuirebbero a dare indicazioni utili, oltre a forza ed energia, a chi deve affrontare la sfida nel mercato del lavoro.
 
3. La scuola, nonostante le tante riforme degli ultimi anni, non è realmente connessa col mercato del lavoro: dovrebbe creare percorsi di formazione per professioni in cui c'è occupabilità e avere uffici funzionanti per inserimento in stage e percorsi formativi.

Le soluzioni.

1. Si potrebbe creare un Osservatorio sulle Nuove Professioni in grado di dare indicazioni chiare sullo sviluppo del mercato del lavoro e delle professioni per far circolare le informazioni e offrire esempi e spunti.

2. Bisogna migliorare il sistema di formazione pubblico affinché sia più collegato al mondo del lavoro, più rapido a cambiare, più capace di traghettare gli studenti verso il lavoro. E deve essere pubblico perché accedere al mondo del lavoro non può essere riservato solo a chi può frequentare università e accademie private.

3. Sviluppo di un servizio pubblico di consulenza per chi vuole intraprendere creando imprese e startup semplificando al massimo i complessi intoppi burocratici.

4. Concentrazione sulle caratteristiche che rendono unico il nostro Paese: l'italian factor, che è somma di creatività, innovazione e artigianalità, deve essere messo al centro del nostro sviluppo economico per far crescere i settori in cui sappiamo e possiamo continuare a distinguerci, cioè gli assi portanti del Made in Italy, cultura, turismo, enogastronomia, moda e design.

Se affrontiamo il problema occupazionale da un'altra prospettiva, si può cambiare!

Sviluppando un sistema che accolga talenti, idee e progetti, un sistema in cui ci sia meno Stato e in cui, invece, lo Stato si impegni a creare un terreno fertile e garantisca libertà di fare. Agevolare l'apertura di imprese, aziende e esercizi azzerando burocrazia e tasse per l'apertura e per i primi anni.

Luigi Falché
Segretario Provinciale Federazione di Caserta
Movimento Idea Sociale